Lc altri due testi accusano

Lc, altri due testi accusano «Laura Paravia ci disse: uno dei nostri ha ucciso il commissario Calabresi» Lc, altri due testi accusano Si tratterebbe di due ex compagni di Torino - Una targa avrebbe messo nei guai la donna (che smentisce) - Negativo il parere del pm Po ma ri ci sulla scarcerazione di Soni, Pietrostefani e Bompressi MILANO—Ai tre accusati, ai loro avvocati, ai tanti amici, non resta che attendere la decisione. Li scarcerano per mancanza di indizi? Li mandano agli arresti domiciliari? 'Non sono ottimista — dice Marcello Gentili, avvocato di Adriano Sofri —. Nel caso del mio assistito gli arresti domiciliari darebbero una prova di moderazione che l'opinione pubblica recepirebbe bene». Anche Gentili sa che il pm Ferdinando Pomarici ha depositato ieri 13 pagine, il suo parere: negativo. E sa che il giudice istruttore Antonio Lombardi deciderà martedì 16 agosto: altro no. I giudici si mostrano sempre più convinti: Leonardo Marino, che per gli ex di Lotta Continua è quantomeno «mitomane», per i giudici è sempre più credibile, vero, attendibile. E quindi reggerebbe l'accusa: Marino che guida l'auto, Ovidio Bompressi che uccide il commissario Luigi Calabresi, Sofri e Giorgio Pietrostefani che li hanno mandati. Di più: testimoni interrogati in questi giorni, ex di Lotta Continua ora lontani dalla polìtica, oppure — come ieri — due ex di Le passati al terrorismo e poi alla dissociazione, avrebbero confermato particolari importanti. 'A noi — dice il senatore Marco Boato, un altro ex che parla a nome di tanti ex — non risulta che abbiano interrogato nostri compagni di allora. Il fatto che non ci risulti, però, non esclude che li abbiano sentiti. Come è noto eravamo in 30 mila...». E tra questi Leonardo Marino che ora ne accusa parecchi, a partire da Sofri, il leader, il capo. Marino — e nessun ex lo mette in dubbio — il 17 maggio '72, sotto l'abitazione di Calabresi, c'era. Allora, e fino al '76, era considerato da tutti gli ex «bravo compagno di Le». Adesso, per molti ex, solo un cialtrone dai troppi debiti. Proprio dagli ex arriverebbero conferme e nuove testimonianze. Marino, nella sua lunga confessione, una confessione che un giorno si e un giorno no precisa, ha parlato di Laura Paravia, la torinese che in quegli anni l'aveva ospitato in casa. In quella casa dalle parti di Porta Susa lui e Ovidio Bompressi avrebbero ricevuto la telefonata, il «via» all'uccisione di Calabresi. In quella casa sarebbero tornati. E Laura Paravia, che dei due era amica stretta, avrebbe saputo. Messa a confronto con Marino ha smentito. Lui ha insistito. E i giudici l'hanno incriminata: è falsa. Due ex, giorni fa, avrebbero ,dato, forza alla verità, di Marino. A loro, il 19 maggio '72, due giorni dopo l'assassinio, Laura Paravia avrebbe detto che l'uccisione di Calabresi era stata opera di Le, che a sparare era stato Bompressi, che ad accompagnarlo era stato Marino. I due ex avrebbero confermato. E ancora: il 20 maggio Laura Paravia, con la sua Simca targata Torino, avrebbe accompagnato Marino e Bompressi a Massa, per l'incontro con Sofri e Pietrostefani. Quel giorno la questura aveva annotato le targhe delle auto: la Simca risulta dalla «relazione di servizio». Non fosse già prescritto, i giudici l'avrebbero incriminata per favoreggiamento. Sono convinti che dell'assassinio di Calabresi sapesse, o comunque avesse saputo subito dopo. Quell'abitazione di Torino è ancora al centro dell'interesse di chi indaga. Anche per via delle rapine, e della strada che hanno seguito i soldi delle rapine e le pistole «espropriate» dalle armerie. Né Marino, né Bompressi hanno mai navigato nei quattrini: dato che Marino le rapine le ha ammesse, e danaro non ne ha mai avuto come dicono gli ex, armi e soldi dove sono finiti? A 16 anni dall'assassinio, buona parte della ricostruzione di quelle giornate, dei movimenti di indiziati e arrestati, è affidata agli archivi delle questure. Archivi che si stanno rivelando utilissimi, e rivalutano il ruolo del funzionario di polizia che stava davanti a scuole e università oppure ai margini di cortei e comizi. In quegli anni, dal film di Elio Petri 'Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto», venivano chiamati «Panunzio». I movimenti di Marino, Bompressi, Sofri e Pietrostefani, sedici anni dopo, vengono verificati sulle loro relazioni. Non basterebbero, tuttavia, a sentire i giudici. I riscontri sono nelle testimonianze, nei ricordi di chi allora c'era e oggi non si sente più nemmeno ex. Cercano conferme all'esistenza di un servizio d'ordine ristretto e quasi clandestino di Le. Marino ne ha parlato, ha detto di addestramento all'uso delle armi e del ruolo di PietroStefani: addestratore, appunto. Ha raccontato di cascinali in campagna dove questo addestramento avveniva. Secondo il quotidiano La Notte uno sarebbe stato individuato 'nell'area tra Milano, Vercelli e Novara, una cascina tuffata nel verde...». I giudici non confermano, se non per ripetere che «aitendono l'esito dei sopranno- j ghi». E attendono gli' esiti dell'identificazione di chi, uno del servizio d'ordine di Lotta Continua, secondo Marino andò a prendere lui e Bompressi alla Stazione Centrale di Milano per condurli fin sotto casa di Calabresi. Sempre La Notte titola: -Si chiama Luigi, è di Lambrate». Gli ex hanno smentito: 'Nella sezione di Lambrate non ricordiamo alcun Luigi». Al giudici, al momento, non risulta. Marino l'ha descritto, forse lo riconoscerebbe, ma il vero nome non l'ha mai conosciuto. . Si andrà avanti così, fino al 16 agosto. Con i giudici che insìstono, i difensori che aspettano, gli ex increduli e stupiti. 'Dall'imputazione di aver commissionato l'omicidio Calabresi non si discolpa Sofri sottoponendo chi lo accusa ad un linciaggio pubblico: è meglio che si taccia», è il rimprovero agli ex della Voce Repubblicana. Riferimento alle accuse, ai sospetti degli ex contro Marino. Oggi altri interrogatori di testimoni e altra attesa. Fino a martedì, quando Lombardi, nel motivare il suo prevedibile no alle scarcerazioni, potrebbe scoprire qualche carta in più. Giovanni Cerniti

Luoghi citati: Massa, Milano, Novara, Torino, Vercelli