Cocktail fra tre nemici a Quito

Cocktail fra tre nemici a Quito Shultz, Castro e Ortega all'insediamento del nuovo presidente ecuadoriano Cocktail fra tre nemici a Quito Il Segretario di Stato: non parlerò né con l'uno, né con l'altro - Il leader cubano: sono qui contro chi vuole dividerci - Un «asse» Managua-Panama preoccupa Washington DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Per la prima volta, i tre grandi protagonisti della crisi centroamericana — il segretario di Stato Usa Shultz, il.leader ' cubano Castro e il presftièhte del Nicaragua Ortega — si troveranno oggi insieme nella stessa sala, a pochi passi di distanza l'uno dall'altro. Il loro incontro — del tutto fortuito — avverrà a Quito, alla cerimonia dell' insediamento del nuovo presidente ecuadoriano, il socialdemocratico Rodrigo Borja. In un'intervista alla televisione Nbc, Shultz ha già messo le mani avanti: -Non avrò nessun colloquio né con Castro, né con Ortega — ha dichiarato —. Castro nonio merita- non ha fatto niente per il suo Paese, ed è una delle cause principali dei problemi del Centro America. Ortega parlerà con me solo quando avrà negoziato la pace con i contras: il suo è un regime assolutista, un'isola nel mare crescente della democrazia nel Continente latinoamericano». Sarà tuttavia inevitabile per i tre uomini, esponenti di mondi politici così diversi, scambiare qualche battuta, come Shultz e Ortega hanno del resto già fatto ai ricevimenti all'Onu, negli anni scorsi. Un tramite indiretto tra di loro sarà inoltre costituito dagli altri leader più interessati alla pace in Centro America. Lo stesso Borja, che si colloca più vicino a Castro e Ortega dei suoi predecessori, allineati sulle posizioni degli Stati Uniti, potrebbe tentare una mediazione. .Non. è escluso quindi che dà Quito abbia inizio una nuova campagna diplomatica per una politica di riconciliazione nazionale in Nicaragua. Negli ultimi giorni, tra l'altro, sia Shultz sia Ortega hanno accennato ad assumere iniziative per modificare l'attuale quadro. Gli ultimi eventi sono questi. Di fronte all'impasse creata dalla rottura dei negoziati tra sandinisti e contras, il segretario di Stato Usa si è recato nel Costa Rica dal presidente Arias, padre del piano di pace che porta il suo nome e che gli è valso il Premio Nobel, nonché in Honduras e nel Salvador. Ha portato con sé la proposta di rilanciare le trattative tra governo e opposizione in Nicaragua, sotto gli auspici dello stesso Arias e di tutti i Paesi dell'America Centrale, prospettando anche la convocazione di una nuova Conferenza. Ai giornalisti, Shultz ha dichiarato di sperare -in un round negoziale non a Managua, ma a San José", la capitale del Costa Rica. E Arias, che nelle ultime settimane, secondo indiscrezioni, era considerato «in pericolo», perché inviso agli Stati Uniti, ha affermato di -avere avuto la dimostrazione che Washington vuole il dialogo». Shultz sembra aver agito d'intesa con i guerriglieri antisandinisti, che per riprendere le trattative hanno posto come condizione una sede neutrale. Il capo della.diplomazia americana ha tenuto in considerazione anche il Congresso, dove la nuova richiesta di aiuti militari per i contras avanzata da Reagan non passerebbe se non fosse accompagnata da uno sforzo di pace. Ma Ortega non ha dato finora segno di grande disponibilità. Il leader nicaraguense, anzi, è andato nel Panama da Noriega — uomo forte del Paese e in odore di collusione con i grandi narcotraficantes latinoamericani — quasi volesse stabilire un'intesa con quello che è oggi considerato il nemico pubblico numero uno di Washington. Le frontiere panamensi, che gli erano state chiuse dal presidente deposto, Arturo DelvaUe, gli si sono aperte con tutti gli onori: il generale ha bisogno di appoggi, ed è già in buoni rapporti con Castro. A Città del Panama, però Ortega è rimasto bloccato: il presidente ecuadoriano uscente, Febres Corderò, gli ha vietato di entrare nel Paese. Il leader sandinista potrà quindi raggiungere Quito solo oggi, dopo l'insediamento di Borja. Al Dipartimento di State la prospettiva di questo asse Noriega-Ortega-Castro desta profondo allarme, e non soltanto perché dietro que¬ sto terzetto vede profilarsi l'ombra dei «re delia cocaina». Un sintomo dell'inquietudine di Washington è l'annuncio, dato dallo stesso .Shultz, che a Quito egli incontrerà il presidente colombiano Virgilio Barco. La Colombia è la roccaforte dei «baroni della droga», da questo Paese viene inoltrata la cocaina che secondo gli Stati Uniti passa dal Panama e quindi viene smistata a Miami, in Florida. Bloccando questo traffico, Shultz pensa di indebolire anche Noriega e i suoi due sostenitori. Il segretario di Stato non può permettere a Ortega di uscire dall'isolamento politico: la visita in Ecuador gli servirà anche per stabilire fino a che punto gli altri Stati latinoamericani sono disposti ad appoggiarlo. All'arrivo all'aeroporto di Quito, ieri — Shultz e Ortega, come si è detto, sono giùnti alcune ore più tardi, a notte fonda in Italia — Castro ha avuto parole polemiche per gli Stati Uniti. Il leader cubano, che ben di rado lascia l'Avana, ha dichiarato che la sua presenza -è una prova dellindipendenza dell'Ecuador rispetto a coloro che non ci vorrebbero così uniti-. Borja, che è vicesegretario dell'Internazionale Socialista, ha un programma di non-allineamento in politica estera e dì nazionalizzazioni in politica interna. e. c. Quito. Fidel Castro ricevuto all'aeroporto dal presidente ecuadoriano uscente Leon Febres Corderò e dalla moglie