Bush «Se sarò Presidente» di Ennio Caretto
Bush: «Se sarò Presidente» Europa, Italia, Usa: incóntro con il candidato repubblicano Bush: «Se sarò Presidente» «Restiamo atlantisti: la difesa del Vecchio Continente è parte integrante della nostra sicurezza» «Concluderemo un trattato con l'Urss sulle armi strategiche» - «Siamo grati all'Italia per gli F-16» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — -L'Italia è uno dei nostri migliori alleati, e noi ne ascoltiamo volentieri il consiglio, perché ha dimostrato di svolgere una funzione cruciale non solo nella Cee e nella Nato ma anche nel Mediterraneo, e più oltre, fino al Golfo Persico: basta pensare alla sua decisione di installare gli euromissili, che ha aperto la strada del disarmo all'Europa, e alla sua opera aU'Onu, che ha contribuito al cessate il fuoco tra l'Iran e l'Iraq. Quanto a una partecipazione dei comunisti al governo italiano, non credo che si presenterà mai questa eventualità, che ci creerebbe qualche problema, lo ammetto. Mi sembra che i partiti comunisti stiano ripiegando un po' in tutto il mondo, e che da voi una nuova generazione di uomini di Stato stia venendo alla ribalta: ne ho incontrati alcuni e mi hanno fatto buona impressione: Così George Bush, in un breve incontro a uno dei ricevimenti che costellano la campagna elettorale, ci parla della «Nuova Italia» come la chiamano le tv e i giornali americani. Il vicepresidente è alla vigilia dell'incorona¬ zione di New Orleans, dove la prossima settimana Reagan gli trasmetterà le consegne alla convention repubblicana. Dopo otto anni all'ombra del Grande Comunicatore, il «delfino» è chiamato al compito più difficile della sua carriera: raccogliere il meglio del reaganismo ma respingerne quella parte, non secondaria, che sta spingendo il voto fluttuante americano verso Dukakis. Al suo seguito per alcuni giorni abbiamo raccolto i punti salienti del «Bush pensiero» sull'Italia e l'Europa. —Al Congresso si avvertono forti spinte anti-europee. Come vi si opporrà, se vincerà le elezioni? «Sono soprattutto le spinte dei democratici. A differenza di essi, noi repubblicani restiamo fedeli alla politica di Truman e di Kennedy che consideravano il ruolo americano nella difesa dell'Europa parte integrante della nostra sicurezza nazionale. Io intendo rafforzare la solidarietà atlantica dialogando con l'Urss. Prima o poi concluderemo un trattato con i sovietici sulla riduzione delle armi strategiche e un altro sulla riduzione delle forze con¬ venzionali della Nato e del Patto di Varsavia. Intendo anche procedere con lo Scudo spaziale, che sarebbe una garanzia per noi tutti». — In questo quadro, ritiene necessario trasferire gli F-16 dalla Spagna all'Europa? -Credo che ci siano ancora due o tre anni prima di questo trasferimento. E' difficile dire se nel frattempo maturerà un trattato di disarmo tra i due blocchi che includa anche gli F-16. Noi siamo grati all'Italia per il coraggio e la responsabilità che ha mostrato decidendo di accogliere gli aerei. Penso che siamo tutti d'accordo che non conviene rinunciare a essi unilateralmente». — Non teme che la nuova legge sui commerci preannunci un'ondata di protezionismo? •Accettare il protezionismo sarebbe come ammettere che l'America non è in grado di competere con il resto del mondo, cosa che non è vera. Per quanto riguarda l'Europa cercheremo di evitare che l'unificazione dei suoi mercati prevista per il 1992 ne escluda gli Stati Uniti: seguiremo la strada dei negoziati, che spero accentui la reciproca collaborazione. Non è il caso di drammatizzare». — Come pensa di risanare i deficit di bilancio e commerciale se verrà eletto presidente? «/I deficit di bilancio lo ridurremo senza aumentare le tasse, come invece farebbero i democratici, mantenendo una politica di crescita economica che produrrebbe nuovi posti di lavoro e nuove entrate fiscali; e applicando la legge sui tagli automatici del deficit stesso, che funziona abba¬ stanza bene. Quanto al disavanzo commerciale, questo ormai tende a ridursi, grazie anche al deprezzamento del dollaro: tra parentesi, faremo il possibile per mantenere il dollaro stabile». — Lei ha incontrato Gorbaciov. Che idea se ne è fatta? •Di un politico molto fermo e molto abile, che si adopera nell'interesse del suo Paese. L'Occidente non deve abbandonarsi né all'euforia né al pessimismo: possiamo lavorare con Mosca per risolvere i problemi comuni, ma sema illusioni. L'Urss attraversa gravi difficoltà economiche e anche per questo Gorbaciov segue una polìtica estera più distensiva dei predecessori. Resta però una formidabile potenza militare». Ieri, il sondaggio d'opinione Gallup ha dato Bush in svantaggio del 7 per cento rispetto a Dukakis, anziché del 17 per cento come le settimane precedenti. «E' un momento cruciale», ha esultato il vicepresidente. «E' molto incoraggiante. E' l'inizio del sorpasso. Ho sempre detto che bisognava aspettare la convention di New Orleans per valutare la situazione». Ennio Caretto George Bush
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