In Birmania un nuovo massacro
In Birmania un nuovo massacro La rivolta continua, a Rangoon i soldati sparano 15 volte sulla folla: cento uccisi In Birmania un nuovo massacro Tre soldati decapitati dai dimostranti inferociti, che per la prima volta usano molotov e armi Voci di spaccatura tra i militari - Washington: «Chiudiamo temporaneamente l'ambasciata» SINGAPORE — La rivolta continua in Birmania, sempre più violenta, e continua il massacro: per il secondo giorno consecutivo si paria di oltre cento morti (33, secondo Radio Rangoon) negli scontri con i soldati, che avrebbero aperto il fuoco ad altezza d'uomo per quindici volte. I dimostranti, soprattutto studenti, ma anche monaci buddhisti, sono scesi nelle piazze sfidando la legge marziale a Rangoon e in altre 27 città, usando per la prima volta bottiglie incendiarie: avevano chiesto la benzina ai taxisti I feriti sarebbero più di mille, tre militari sarebbero stati decapitati dalla folla inferocita. Notizie rimbalzate a Singapore affermano che per la prima volta, inoltre, i manifestanti avrebbero usato armi prese durante assalti a posti di polizia. Secondo fonti diplomatiche, tre quarti della popolazione appoggia la protesta degli studenti, che sono stati i primi a rivoltarsi contro il regime del partito unico socialista, responsabile del degrado economico e sociale del Paese: molte donne sono state viste offrire cibo ai giovani. Anche tra le forze armate vi sarebbe una spaccatura, nonostante gli aumenti sala¬ riali concessi nelle ultime ore ai militari e agli impiegati della pubblica amministrazione dal presidente Sein Lwin. A Pegu, 200 chilometri a Nord della capitale, gruppi di soldati avrebbero fraternizzato con i rivoltosi. La Marina, baluardo del regime istituito da Ne Win — dimessosi alla fine del luglio scorso dalla guida del partito dopo 26 anni di potere assoluto —, non avrebbe aderito alla legge marziale in vigore dalla scorsa settimana; anche à'Tóungo, nei Nord d'ella Birmania, vi sarebbero stati scontri all'interno delle Forze armate. Alcuni osservatori prevedono un imminente colpo di Stato militare; altri sostengono che i vertici del partito si preparano a estromettere Sein Lwin, odiato dalla popolazione per la ferocia con cui in passato ha fatto reprimere tutte le manifestazioni di dissenso. Si sa che il leader bir¬ mano si è asserragliato nel palazzo presidenziale e ha indetto una riunione straordinaria del governo, assumendo personalmente il comando delle operazioni antirivolta. Sein Lwin può contare sulla fedeltà assoluta delle truppe che presidiano Rangoon (la 22a Divisione di fanterìa leggera, un reparto che egli stesso ha costituito): fonti diplomatiche della capitale affermano che questi soldati si sono resi responsabili negli ultimi tre giorni di azióni'di «ferocia inaudita». Fra l'altro, non consentono ai familiari di raccogliere i cadaveri delle vittime; un gruppo di militari ha fatto irruzione in un ospedale uccidendo quattro medici e alcune infermiere che curavano dimostranti feriti. Le autorità hanno invitato il personale delle ambasciate a tenersi lontani dal centro delle operazioni; tutti i turisti stranieri sono stati allontanati dal Paese; scuole, uffici, negozi sono chiusi. Un diplomatico inglese che non voleva consegnare ai militari una macchina fotografica è stato maltrattato; soldati hanno sparato contro l'auto di un membro dell'ambasciata americana. Da Washington, il Dipartimento di Stato ha annunciato la decisione di «chiudere temporaneamente» l'ambasciata americana a Rangoon: la portavoce Phyllis Oakley ha deplorato 11 comportamento della polizia birmana, esprimendo le preoccupazioni dell' Amministrazione Usa per la situazione creatasi nel Paese. Ha comunque precisato che né gli americani, né gli altri stranieri che si trovano nella capitale sono per ora rimasti vittime di episodi di violenza. (Ansa)
Persone citate: Phyllis Oakley, Sein Lwin
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