Tre mesi per seppellire la madre

Tre mesi per seppellire la madre La lunga odissea delle ceneri inviate a Pantelleria dalla Germania Tre mesi per seppellire la madre PANTELLERIA — Tre mesi per trovare sepoltura è davvero troppo: anche per chi non è ricco ed ha avuto la sventura di morire in terra straniera, lontano da casa. La storia della morte di Maria Pinna è tutta vera, anche se sembra partorita dalla fantasia di uno scrittore con il gusto dell'humour nero. La donna aveva 65 anni ed abitava nell'isola di Pantelleria. Nella scorsa primavera aveva espresso il desiderio di rivedere, dopo vent'anni, il figlio, Vincenzo Caputo, emigrato in Germania, a Sonthofen, un centro a cento chilometri da Monaco. Maria Pinna, già' reduce da una lunga malattia rimasta senza nome, affronta il viaggio e giunge in casa del figlio alla fine del mese di aprile. Il suo fisico non resiste alla fatica: la donna muore il 2 maggio, n figlio dirà: «In Italia le curavano il cuore, ma mia madre aveva acqua nei polmoni». Esaurito il rito della veglia funebre e delle condoglianze dei famigliari Vincenzo Caputo affronta il problema della sepoltura: l'intenzione era quella di far viaggiare in treno, fino in Sicilia, la salma della madre per poi seppellirla nel cimitero di Pantelleria. Ma il preventivo per il trasporto della bara annuncia una spesa eccessiva: 15 milioni. Vincenzo Caputo, quindi, escogita un sistema inconsueto, ma perfettamente attuabile: fa cremare il corpo della madre per poi spedire via posta le ceneri. Il costo non risulta proibitivo. «Con soli tre milioni — racconta adesso Caputo — e con l'aiuto delle autorità tedesche, abbiamo fatto cremare il cadavere, spedendo poi il pacco corre¬ dato da tutti i documenti necessari». Quel «pacco», però, rimane fermo più di tre mesi. E non per colpa dei soliti ritardi postali: a bloccarlo è la dogana di Palermo, non si sa bene per quali sospetti. In pratica, quella che nella Germania federale sembra essere una prassi normale, ha ingenerato perplessità nelle nostre autorità doganali. «Da Palermo — racconta Vincenzo Caputo — ci hanno richiesto il passaporto che avevamo allegato al certificato di morte tedesco e internazionale. Chissà come, si era perso. Tra telefonate, fonogrammi e malintesi, sono passati i giorni, le settimane, i mesi. Poi ho fatto intervenire un funzionario dell'Ufficio della presi-, denza della Repubblica tedesca». Scambio di telefonate tra Palermo e la Germania. Da Monaco dicono alla dogana siciliana: «Vi autorizziamo ad aprire il pacco, ma se sospettate che sia droga, non assaggiate la polvere: sono le ceneri di una povera morta». La situazione, comunque, si sblocca, e ieri il sospirato arrivo del pacchetto a Pantelleria. Ad accoglierlo, un cugino della defunta, Salvatore Brìgnone. Sbigottito, l'uomo s'imbatte nell'ennesimo imprevisto. «Ci siamo recati al cimitero — dice — ma il custode era momentaneamente assente, così ce lo siamo portato a casa». Anche ieri, dunque, la povera Maria Pinna è rimasta senza sepoltura; è stata in parcheggio, nella casa del cugino, in via Villa. Oggi potrebbe- esaere la giornata buona: forse dopo tre mesi Maria Pinna sarà sepolta. IVI

Persone citate: Caputo, Maria Pinna, Salvatore Brìgnone, Vincenzo Caputo