Muore la centrale dei 18 giorni di Alfredo Venturi

Muore la centrale dei 18 giorni Baviera: si abbatte un impianto atomico disattivato poco dopo l'avvio Muore la centrale dei 18 giorni DAL MOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Il giudice di Ratisbona ha tolto di mezzo l'ultimo ostacolo, e una prima mondiale di estremo interesse tecnico si prospetta in Baviera: lo smantellamento di una centrale atomica. Si tratta dell'impianto di Niederaichbach nei pressi di Landshut, una cinquantina di chilometri- da Monaco. Una centrale di potenza relativamente modesta, cento megawatt, che ha avuto una storia davvero bizzarra. Costruita nel 1972, appena due anni più tardi venne definitivamente disattivata, dopo che il reattore aveva funzionato a pieno regime soltanto per diciotto giorni. L'impianto di Nlederaichbach soffriva di una malattia inguaribile: difetti di concezione e di progettazione lo rendevano tecnicamente inadeguato, e dal punto di vista economico inutilmente costoso. Insomma fra le colline bavaresi la tecnologia nuclea¬ re aveva partorito un mostro: e la decisione di bloccarne immediatamente l'attività non conobbe ostacoli. Più contrastata un'altra decisione: che fare del malinconico relitto? Lasciarlo lì, come una specie di monuménto alle molte insidie dell'età atomica? O piuttosto demolirlo, cancellarne ogni traccia? Trattandosi di un impianto nucleare, il dibattito non è soltanto di natura filosofica. Conteneva, invece, un duro nocciolo tecnico. Da una parte chi sosteneva che demolire la centrale significava liberare radiazioni e cederle all'ambiente. Dall'altra chi era convinto che, con le necessarie cautele, l'operazione si poteva condurre senza rischi Dopo che contrastanti rapporti tecnici si erano accumulati sui tavoli delle autorità bavaresi e federali, ecco finalmente nel giugno '86 il verdetto: pollice verso, Niederaichbach sarà rasa al suolo. Più facile dirlo che farlo. Sconfitta l'opposizione tecnica, ecco l'opposizione legale, organizzata e coordinata da comitati e movimenti ecologisti. E eoa si assiste in Baviera a un apparente paradosso: la stessa mobilitazione verde che a poca distanza, a Wackersdorf, vuole impedire la costruzione di una grande centrale per il ritrattamento dei combustibili nucleari, qui si batte per impedire la demolizione di un impianto atomico. Con la decisione annunciata ieri, il giudice amministrativo di Ratisbona respinge il ricorso presentato da un certo Franz Kohout. Costui abita a due chilometri da quel rudere nucleare. Che cosa ne sarà di me, e della mia terra, ha chiesto al tribunale, se la radioattività prigioniera di quei blocchi di cemento sarà liberata dalla demolizione? Kohout sbandiera cifre ufficiali, le ha pubblicate il ministero dell'Ambiente. La distruzione di Niederaichbach è destinata a produrre 1500 tonnellate di acciaio, 3500 di liquidi, 500 di cemento: tutti materiali in varia misura radioattivi. Il giudice ascolta i discordanti pareri tecnici, e alla fine dà ragione, anche lui, a chi caldeggia l'intervento del piccone. Grandi proteste dei verdi bavaresi, che parlano senz'altro di catastrofe, e indicano sdegnati tutto quel liquido radioattivo che dai sigillati impianti di raffreddamento della centrale finirà nell'Isar. Ma i tecnici assicurano che andrà tutto bene, anche perchè il breve periodo di funzionamento della centrale non ha poi accumulato tante radiazioni. I lavori di demolizione inghiottiranno 165 milioni di marchi, circa 120 miliardi di iire. Un costo non poi tanto inferiore a quello della costruzione, che arrivò a 170 miliardi di lire. In ogni caso, un pessimo affare. Alfredo Venturi

Persone citate: Franz Kohout, Kohout

Luoghi citati: Baviera, Bonn, Monaco, Nlederaichbach