In Borsa tra due anni
In Borsa tra due anni In Borsa tra due anni MILANO — Primo gennaio '89: parte Enimont, il colosso della chimica italiana. I suoi promotori, Eni e Montedison, la considerano in grado di competere con successo con le maggiori imprese mondiali del settore. Obiettivo ambizioso. Ecco l'identikit. La joint venture si presenta con un patrimonio di 9500 miliardi, 4000 apportati dall'Enichem e 5500 conferiti da Foro Buonaparte. La definizione di queste cifre è stato uno dei passi più delicati dalla trattativa. •Uno dei punti più tormentati - ha detto Franco Reviglio - in quanto l'Eni guardava al risultato dell'Enichem di quest'anno e a quelli previsti infuturo, di entità solo lievemente inferiore a quelli di Montedison. Gardini invece guardava ali esperienza storica, agli ultimi tre anni, e la performance Montedison risultava molto migliore. Ci si à incontrati a metà strada'. n fatturato è stimato attorno ai 13.000 miliardi, un livello che garantisce la presenza tra le prime sette-otto holding chimiche del mondo, il margine operativo lordo previsto è di 2200 miliardi e l'utile lordo di circa 1000 miliardi. La società inizia ad operare con un capitale di 4000 miliardi e un indebitamento di 5500 miliardi. Per fronteggiare i debiti i due azionisti si sono impegnati a non incassare i dividendi, a reinvestire gli utili nella società, nei prossimi tre anni, fino a 2000 miliardi. Se tale cifra non fosse raggiunta, Gardini e Reviglio sottoscriveranno aumenti di capitale al fine di ridurre l'esposizione debitoria. n controllo della joint venture sarà in mano a Eni e Montedison, proprietarie di due quote paritetiche del 40%, vincolate da un patto di sindacato della durata di sei anni. Per questo periodo, quindi, non potranno vendere ad altri soci parti o la totalità della loro partecipazione nell'Enimont. L'intesa siglata prevede, invece, che dopo tre anni la Montedison possa decidere di apportare nella joint venture altri cespiti industriali di sua proprietà. In tal caso l'Eni potrà scegliere fra tre opzioni: a) accettare il nuovo conferimento di Montedison e andare in minoranza (Gardini pagherebbe un premio di maggioranza pari al 10% del capitale netto); b) acquistare la quota azionaria della Montedison a prezzi stabiliti da un collegio arbitrale, versando un premio del 10%; c) cedere una parte della sua quota a Montedison (sempre ricevendo un premio del 10%), restando in minoranza. Le decisioni più importanti dovranno essere assunte da una maggioranza qualificata. Nel capitale Enimont saranno presenti anche altri azionisti: a questi è garantita, anche nei primi tre anni di vita della società, la remunerazione del capitale. •Almeno il 15% delle azioni — ha precisato RevigUo—sarà sottoscritto da terzi, ma potremmo collocare anche più del 20%'. Saranno certamente azioniste la Morgan Stanley e la Goldman Sachs, le due banche d'affari che hanno valutato le attività apportate nella joint venture. Inoltre ci saranno Mediobanca, Imi, Crediop e altre istituzioni italiane ed estere. Alcune si sono già fatte avanti prenotando quote di capitale. La quotazione in Borsa è prevista tra un paio d'anni. Rinaldo Gianola
Persone citate: Buonaparte, Franco Reviglio, Gardini, Morgan Stanley, Reviglio, Rinaldo Gianola
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