Hezbollah fa sperare Bonn Tokyo siamo ricchi ma non si vede di Alfredo Venturi

Hezbollah fa sperare Bonn Il governo tedesco tratta in segreto con i rapitori dell'ostaggio Cordes Hezbollah fa sperare Bonn ' '""tre lettere dal bunker degli sciiti libanesi - La Siemens avrebbe "pagato per liberare il suo tecnico Alfred Schmìdt - Si scopre la rete dei fratelli Hamadi: portavano armi anche in Francia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — E' arrivata posta dall'inferno libanese: i rigidi carcerieri sciiti che da quasi diciannove mesi tengono prigioniero Rudolf Cordes hanno lasciato filtrare tre lettere. Cordes, dirigente del gruppo chimico Hoechst, rapito a Beirut il 17 gennaio '87, ha scritto alla moglie, ai figli, e al governo tedesco. Wolfgang Schaeuble, ministro della Cancelleria federale, ha interrotto le vacanze per presiedere a una riunione della cellula di crisi che segue, da più di un anno e mezzo, la vicenda dell'ostaggio. L'autenticità delle lettere è stata verificata. Qualcosa ha detto Abdelkader Sahraui, un giornalista di origine algerina che vive e lavora in Germania e che da mesi esercita una difficile mediazione fra gli iraniani, che controllano il gruppo Hezbollah responsabile del sequestro, e alcuni esponenti socialdemocratici tedeschi. E' stato Sahraui a recapitare le lettere: in esse, ha confidato alla televisione, Cordes dice che la sua salute è un po' vacillante, e che si augura un pronto rilascio. A parte questi dettagli abbastanza scontati, il fatto che sia stato consentito all'ostaggio un contatto con il suo governo e la sua famiglia è valutato un importante segnale di apertura. Del resto, spiega Sahraui, l'Iran è interessato in questa fase difficile della sua storia a un rapido miglioramento dei suoi rapporti con la Germania, più in generale con l'Oc¬ cidente. L'ottimismo del mediatore arabo è condiviso dagli esponenti deU'Sprf, HansJuergén Wischnewski e Erhard Eppler, che si sono occupati del caso. Quanto al governo, si trincera dietro l'abituale riserbo, limitandosi a confermare l'arrivo della lettera e la sua autenticità. Intanto il ministro siriano della Difesa, Mustafa Tlass, rivela che per liberare l'altro ostaggio tedesco, Alfred Schmidt, è stata pagata una somma enorme: diciotto milioni di marchi. Sarebbe stata la Siemens, per cui Schmidt lavora come tecnico, a sborsare tutti quei soldi: ma la Siemens smentisce. Tlass, che ha parlato in un'intervista pubblicata da Stern, dice anche che è stata una intromissione degli Stati Uniti nel negoziato a impedire, finora, la liberazione di Cordes. I due, Cordes e Schmidt, furono rapiti in rapida successione, nel gennaio dell'anno scorso, subito dopo che Mohamed Hamadi era stato arrestato in Germania. Hamadi, accusato di partecipazione al dirottamento di un aereo Twa nell'estate '85, e dell'uccisione di un pas-. seggero americano, è sotto processo in questi giorni a Francoforte. Il rapimento dei due tedeschi aveva un obiettivo massimo, ottenere la liberazione di Mohamed, che è stato mancato; e un obiettivo minimo, impedirne l'estradizione negli Stati Uniti, che invece i terroristi hanno centrato. Alle pressanti richieste ame¬ ricane, infatti, i tedeschi hanno risposto che il libanese sarebbe stato giudicato qui. Una singolarità di questa vicenda consiste nel fatto che, mentre si trascina la prigionia dell'ostaggio, cioè mentre il reato è tuttora in corso, un uomo è già stato condannato per averlo commesso: si tratta di Abbas Hamadi, fratello maggiore di Mohamed, che dovrà scontare tredici anni. Anche Abbas fu arrestato nel gennaio '87, mentre sbarcava in Germania dal Libano con un bel carico di esplosivi nel bagaglio a mano. Secon¬ do quanto hanno accertato i giudici, pochi giorni prima a Beirut aveva partecipato, con i suoi compagni di un gruppuscolo sciita filoiraniano, al doppio rapimento Cordes-Schmidt. Dove erano diretti quegli esplosivi? Forse verso la Francia: secondo quanto ha raccontato ai giudici di Francoforte un commissario dei servizi di sicurezza tedeschi, i due Hamadi sono strettamente collegati con i responsabili della serie di attentati che due anni fa insanguinarono Parigi. Alfredo Venturi