Perle e pastiglie d'oro per un ricamo

Perle e pastiglie d'oro per un ricamo PARIGI, UNA MOSTRA RENDE OMAGGIO A MAISON LESAGE, MAGICO ATELIER Perle e pastiglie d'oro per un ricamo PARIGI — All'inizio i tulli bizantini 1880, le sete lamé preziosamente ricoperte, in un lavoro da orefice, di turchesi in cabochon, fra passamaneria e treccioline di rayon, gli abiti Belle Epoque che accesero lo sguardo di Proust, indossati dalla contessa Greffulhe, la principessa Murat, Anna Gould. Frange di piccoli cristalli tubolari, detti «vermicelli», disegnano i motivi Art Déco; i celebri cavalli greci di Madeleine Vionnet (1924), sono a un passo dagli elefantini al circo, dai fiacres in satin, illuminati da lanterne di Strass delle insolenti creazioni (1938) di Elsa Schiaparelli, dalla sua famosa cappa Febo, un Sole di fuoco ricamato su lana rosa shocking. Dal velluto nero d'un abito di Balmain (1953), la ciniglia, i nastri blu, le perle ricreano l'incanto dei fiori settecenteschi, che Balenciaga, all'alba degli Anni Sessanta, vuole ricamati in seta policroma su organza bianca. Una teoria del lusso, cinquanta istanti della moda straordinari, come i campioni di altri ricami coevi, racchiusi in bacheche nere. Ma sullo sfondo della ricca mostra, con la quale Parigi ono¬ ra i centoventi anni di attività della Maison Lesage, avvince lo sguardo una paretearmadio, già alla lontana collage e agglomerato' di materie e colori diversi, di screziate lucentezze; una scultura seriale di cassetti semiaperti e spalancati, che lasciano sfuggire matasse di seta, rigurgitano di perle e paillettes. E' 11 «luogo magico», che fa socchiudere la porta del laboratorio Lesage, ne mette in scena il lavoro, sempre come oltre un secolo fa, lunghissimo, frutto di tecniche pazienti: e giustifica appieno l'appellativo di «Signore Incantesimo» attribuito a Francois Lesage. E', con i passaggi preparatori di ogni campione di ricamo, i materiali così diversi, il glossario stesso dei loro nomi, cinque, sei per altrettanti fili, perle, nastri, cristalli, il vero fulcro d'ogni cosa da ammirare nella mostra, che dal Fashion Institute di New York, prima di passare la prossima estate a Tokyo, è approdata, per restarvi fino al 20 settembre, al museo parigino della Moda e del Costume, a Palazzo Galliera. Dei Lesage, fino a tempi recenti, si sapeva la bravura più attraverso le mostre retrospettive di grandi sarti, ormai cicliche a Parigi, che il loro lavoro costante, nell'alterna fortuna delle «broderies» per i grandi sarti. All'improvviso, il clima mutato della moda li ha portati in primo piano, nel ritorno non soltanto al lusso, ma all'estro di creatori, affermati o nuovissimi, tesi a misurarsi con l'arte e il passato. E' avvenuto per Francois Lesage come per suo padre Albert, fondatore della Maison Lesage, che rileva nel 1924 la ditta dal gran ricamatore di Napoleone III, Michonnet, ma trionfa, dopo dieci anni di crisi, con i ricami richiesti dalla sarta d'avanguardia. Elsa Schiaparelli, quando è Cocteau a disegnarli. Francois Lesage, alla morte del padre, ritorna nel 1949 a Parigi da Hollywood, dove ha realizzato i ricami per i sarti delle dive e si impone nel mondo dell'Alta Moda, con la novità di inediti materiali, rodoide leggero come una piuma, paillettes di paglia, fiocchi rococò, ma coglierà il suo momento felice a cominciare dal 1970, con le collezioni a tema, «Notte indiana» di Scherrer, «Fortuny» di Givenchy. Da sempre, nell'Alta Moda parigina, resiste la voluttuosa, cangiante presenza del ricamo, decorativo o strutturale. E' anzi caratteristica della libertà assoluta per la bellezza degli abiti da sera, al di là di costi altrettanto superbi: già il campione del ricamo prescelto rappresenta dalle quaranta alle sessanta ore di lavoro, può contare anche centomila punti. Ma se negli Anni 70 è il colore a vincere, fuoco d'artificio negli abiti di Patou, in quelli 80 la magia del ricamo è la perfetta trasposizione, in materie brillanti, della pittura, della suggestione letteraria. Il surrealismo di Cocteau e il suo Sole nero su una giacchetta fucsia, gli occhi di Elsa Triolet e la firma di Aragon sul velluto blu notte di una gonna, firmate Yves Saint Laurent. Ottantamila pastiglie d'oro, due chilometri di filo sono necessari per il completo Atys, disegnato per Chanel, inverno '87-'88, da Lagerfeld, che abbandona presto Winterhalter per Fragonard e i giardini alla francese. La moda diventa un gioco di citazioni, un esercizio di associazioni mentali, sulla tela di seta d'una gonna di Lacroix splendono ricamati frutti di mare e uccelli cubisti brillano in cristalli color seppia sulle cappe da sera di Saint Laurent. Si inventano cieli di paillettes, foglie di felce in soutache, velari d'oro, giardini di Armida per Dior, paesaggi di luce per Scherrer. Un chilo di perle e trecentomila paillettes esige il cardigan Girasoli alla Van Gogh, creato da Yves Saint Laurent per l'estate '88. Con questo esplosivo finale, trenta capi dei nostri Anni 80, si chiude una mostra spettacolare, che richiede invece lento sguardo perla raccolta dei quattrocento cam-. pioni, in cui è scritta la storia della moda e quella della casa Lesage, soprattutto di Francois Lesage, realizzatore di ben ventimila dei centomila campioni in archivio, tesoro della ditta nota ormai in tutto il mondo. Al n. 13 della via de la Grange-Batélière, ogni follia è possibile nel ricamo. Cosà l'anno scorso Francois Lesage è uscito dalle quinte dorate della Couture per firmare una linea di accessori, in una boutique culla di memorie . surrealiste, quella di Schiaparelli, in Place Venderne: borse-telefono dal quadrante ricamato, cinture-mano, spille-orologio, braccialetti in passamaneria e putti ad ago, borse-pappagallo in voliera di paillettes. Lucia Sollazzo Ottantamila pastiglie d'oro e due chilometri di filo sono stati necessari per il completo disegnato per Chanci da Lagerfeld

Luoghi citati: Hollywood, New York, Parigi, Tokyo