«Blitz» negli ospizi

« Come ricordare dov'ero 16 anni fa? Caso Calabresi: nega tutto anche l'ultimo dei tre ex di Lotta continua accusati di aver ucciso il commissario « Come ricordare dov'ero 16 anni fa? Marino accusa Pietrostefani di essere, con Sofri, il mandante del delitto - «Il 17 maggio 72 non mi trovavo a Milano, ma non so in che città» - Gli avvocati: contro di lui solo la testimonianza del pentito - Non gli hanno contestato le rapine di autofinanziamento MILANO — Dicono che, ora, si sia avvicinato ai socialdemocratici: proprio come il commissario Luigi Calabresi, che in quegli anni scriveva su La Giustizia e si dichiarava psdi. Giorgio Pietrostefani, già dirigente di Lotta Continua, ora manager, appena entrato nel consiglio d'amministrazione delle Officine Meccaniche Reggiane, si presenta al giudice Antonio Lombardi in giacca e cravatta. Calabresi, il 17 maggio '72, il delitto Calabresi? «Ne sono completamente estraneo». Ma dov'era quando ha saputo dell'assassinio? -Non lo posso ricordare». A Milano? 'No». Anche Pietrostefani, come Ovidio Bompressi, come Adriano Sofri, allontana le accuse con incredulo stupore. Tre voci contro una, quella di Leonardo Marino che li accusa e li ha portati nelle celle di sicurezza dei carabinieri: Bompressi che avrebbe sparato ed ucciso, Sofri e Pietrostefani che li avrebbero mandati, armati, incoraggiati, e poi complimentati. 'Marino? Non me lo ricordo affatto». 'Bompressi? Forse sì, ma non posso esser più preciso». Estraneo e stupito — si è detto —, completamente estraneo ad accuse tanto infamanti, assurde e gravi. Alle 16,30 dalla caserma di via Moscova escono i difensori. Anche quest'interrogatorio, l'ultimo della serie, è durato quasi sei ore. Giandomenico Pisapia, rissume domande e risposte. L'altro difensore. Massimo Dinoia, respinge i facili attacchi alla scarsa memoria di Pietrostefani: 'Come fa a non ricordarsi dov'era il giorno del delitto? E che è, Pico Della Mirandola?». Marino ha detto che era in via Cherubini, sull'auto che aspettava Bompressi. Bompressi ha detto dì non ricordare. Sofri ha ricordato che era a Roma, via Dandolo, nella sede dì Le. Ai due difensori le stesse domande dell'altro giorno, le domande poste all'avvocato Marcello Gentili che difende Sofri. Le accuse vengono soltanto dalla confessione di Marino? 'Non esiste altro — risponde Pisapia — e per quanto ho capito gli unici riscontri in possesso dei giudici riguardano la confessione di Marino a proposito di altri reati». Come le rapine? «Sì». Cosa ne pensa di quella confessione? «Può avere una sua suggestione, ma non mi risulta che esistano elementi probatori a carico di PietroStefani, indicato come mandante del delitto Calabresi». Con quello di Pietrostefani gli interrogatori si sono conclusi. Da oggi, per i difensori, è momento di istanze: 'Non so ancora di quale tipo, dob¬ biamo riflettere», ha detto Pisapia. Da oggi, forse, i magistrati Antonio Lombardi e Ferdinando Pomarici, subissati da appelli, dubbi sulla loro professionalità, perplessità sul loro lavoro, potrebbero spiegare qualcosa in più: dire, ad esempio, se contro i tre accusati da Marino esistono soltanto le parole di Marino. Oppure commentare gli interrogatori, o almeno rispondere alle dichiarazioni degli avvocati difensori. Anche Pisapia e Dinoia, come gli altri avvocati, hanno riportato le voci di chi è sotto accusa. Anche Pisapia e Dinoia hanno accennato alle eventuali riduzioni di pena, illustrate all'inizio di interro¬ gatorio dal pm Pomarici. •Questo amo è stato lanciato — ha confermato Pisapia — un amo lanciato in termini corretti. E visto che si è trattato di una specie di udienza preliminare ho fatto presente al mio assistito che certe riduzioni di pena valgono solo per chi per primo accusa altri». Pietrostefani ha risposto stupito: -Scusate, ma perché mi fate questo discorso?». Poi le contestazioni, le stesse contestazioni che i giudici hanno elencato a Sofri. Era a Pisa, con Bompressi, Marino e Sofri, il 13 maggio '72? -No». Era a Massa, sempre con gli stessi, il 20 maggio '72, tre giorni dopo l'assassinio? -Ero a Massa, ma non ricordo né Bompressi né Marino. E comunque escludo riunioni a quattro per discutere della morte di Calabresi». E le rapine per autofinanziare Le? -Non sono state contestate», replica Pisapia. Il suo ruolo a Torino, dato che Pietrostefani in quel periodo risulta spesso in questa città? "Non esistono riscontri». E il suo ruolo nel servizio d'ordine; o addiritura — come sostiene Marino — di addestratore all'uso delle armi? Sempre Pisapia, a questo punto, smentisce deciso e ricorda che l'interrogatorio è pur sempre coperto da segreto istruttorio: non vuol scoprire le carte dell'accusa e neppure quelle della difesa. Ma perché Marino, che Pietrostefani vagamente ricorda, avrebbe accusato il suo assistito e gli altri? "Questo è il vero punto interrogativo. Pietrostefani non lo sa spiegare. Da quel che ho letto non lo saniio spiegare nemmeno Sofri e Bompressi...». E qui finisce la parola alla difesa. Quando escono Pisapia e Dinoia entra Gianfranco Maris, il difensore di Marino. Altre domande sulla confessione 16 anni dopo. Bompressi, Sofri e Pietrostefani negano tutto... "Mi sembra un copione prevedibile e non mi sorprende. Siamo tutti avvocati e sappiamo come si fa questo mestiere». Sofri ha detto di aver procurato danaro a Marino... «Se si dona o si presta danaro lo si fa con un amico». E quale rapporto di amicizia poteva esistere tra Marino e Sofri? 'Un'amicizia, tra un leader ed un gregario; in questo caso, direi, un'amicizia particolare». Passata una settimana, tutto è come sette giorni fa: il pm Pomarici che accusa, il giudice Istruttore che fa proprie quelle accuse, il difensore di Marino che le sostiene, gli avvocati dei tre ex dirigenti di Lotta Continua che le respingono. Giovanni Cerniti

Luoghi citati: Marino, Milano, Pisa, Roma, Torino