Marino, perché si è pentito

Marino, perché si è pentito Marino, perché si è pentito Ha detto all'avvocato: credevo di fare il rivoluzionario, sono diventato un assassino Ma la compagna da 18 anni afferma: ci crederò soltanto se me lo dirà lui MILANO — •«Allora, in quegli anni, credevo di diventare un rivoluzionario: invece di me hanno fatto un assassino e un rapinatore... E basta». L'avvocato Gianfranco Maris, ex senatore comunista, cita questa frase a chi gli domanda perché ha accettato la difesa di fiducia dell'ex militante di Le che si accusa e accusa per romicidio di Luigi Calabresi. Come definirebbe il suo assistito? 'Un uomo semplice, sobrio e tormentato. Tormentato dai giudizi su se stesso, da quel guardarsi allo specchio che era diventato un'ossessione». I suoi ex amici e compagni non sembrano pensarla così. Dicono che negli ultimi tempi avesse addirittura bussato alle porte di Sofri e Pietrostefani per chiedere soldi in cambio del silenzio... «Questa è davvero calunnia. Ma si vede che è scattata una strategia tipica... la calunnia, appunto. Il suo è stato ed è un atteggiamento spontaneo e consapevole». II 22 gennaio scorso Bompressi aveva testimoniato a suo favore davanti al pretore di Sarzana, per una causa di lavoro. A metà luglio Marino accusa Bompressi quale assassino di Calabresi, e Sofri e Pietrostefani quali mandanti. Marino ha chiamato i figli Adriano e Giorgio, proprio come Sofri e Pietrostefani... «Anche Marino, credo come gli altri tre, ha una matrice cattolica. Quel "non ammazzare " dev 'essergli pesato sempre. Quando era alla Fiat, operaio immigrato, con loro si era sentito un capo. Aveva massimalizzato tutto... La sua è una situazione particolarissima, inedita in processi di questo tipo». Ammetterà tuttavia, avvocato, che a molti può riuscir difficile accettare questa confessione 16 anni dopo... •Per questo è una situazione particolarissima. Non era inquisito, non era ricercato, non era neppure indiziato. Eppure parte da casa per venire a pagare il conto». Quando si è convinto, quando ha cominciato a meditare la confessione davanti al giudice? «Credo qualche mese fa, forse quattro mesi fa. Con un sacerdote aveva parlato di sue responsabilità in rapine collegate agli anni del primo terrorismo. Poi ha ammesso, ma senza precisare, di aver ucciso». E poi? «Con un maresciallo dei carabinieri ha riconosciuto di aver partecipato ad atti di terrorismo...». Senza accennare all'uccisione di Calabresi? «Dell'assassinio di Calabresi ha parlato soltanto poche settimane fa». Sempre secondo le voci degli ex amici e compagni, negli ultimi tempi Marino avrebbe ripetuto «Lotta continua mi ha rovinato la vita...». Le risulta? «Ripeto quel che ho detto all'inizio: credeva di diventare rivoluzionario e si è riprovato ladro e assassino». ■>. g. ce. MORGEX (Aosta) — "La nostra vita è stata per diciotto anni normale e identica senza che mai nulla potesse far pensare a quanto è accaduto in questi giorni. L'accusa fatta a mio marito è cosi assurda per me e i nostri figli che potremo convincercene soltanto se sarà lui a dircelo». Maria Antonietta Bistolfi, la compagna di Leonardo Marino, accusato per l'omicidio del commissario Calabresi, è a Morgex (per un periodo di vacanza) con i figli Adriano e Giorgio, di 17 e 14 anni. Nella cittadina della Valle d'Aosta era vissuta Ano al 1986 con il Marino «Mio marito lunedì ci ha accompagnati a La Spezia in auto per prendere il treno. Come d'accordo ha poi spedito la bicicletta di Giorgio — dice la Bistolfi —. Lui è rimasto a Bocca di Magra per continuare il suo lavoro di venditore di erepes sulla piazza del paese. Dell'arresto abbiamo avuto notizia dai giornali, non ne abbiamo ancora parlato con nessuno perché nessuno ci ha cercato a questo proposito. Non riusciamo a immaginare come sia rimasto coinvolto in questa storia e come possa essere vera anche soltanto una parte di ciò che gli viene attribuito». Durante gli «anni di piombo» quale fu l'atteggiamento di suo marito? 'L'ho conosciuto alla fine del 1970 poco dopo il suo licenziamento dalla Fiat, dove aveva avuto un ruolo di spicco come sostenitore delle tesi di Lotta continua nei rapporti di .lavoro. Allora la sua più grande preoccupa¬ zione era trovare un modo di guadagnare per vivere. Pur sforzandomi non riesco a ricordare di lui un gesto diverso da quelli consueti. Vivevamo insieme a Torino quando nacquero i nostri figli. Noi conoscevamo tutti i compagni di Lotta continua di cui anch'io facevo parte, ma non riesco a comprendere né lo spazio né le modalità tri cui Leonardo potrebbe aver fatto ciò che oggi gli viene contestato». Non si allontanò mai di casa, nel periodo in cui fu ucciso il commissario Calabresi, preoccupato e senza dire quale ne fosse il motivo? -No, non ha mai condotto una vita autonoma, siamo sempre stati insieme confidandoci l'uno con l'altro. Leonardo era sempre a casa. Oggi viene invece presentato come un uomo che noi non conosciamo. Il suo ruolo in Lotta continua è finito con il suo licenziamento nel 1970». Leonardo Marino è presentato oggi dalla magistratura come il «pentito» che rivela i particolari sull'omicidio Calabresi. In precedenza ha mai fatto cenno all'uccisione del commissario? -Le sue reazioni furono allora quelle che può avere una qualsiasi persona di fronte a un qualsiasi delitto-. Può aver avuto qualche rimorso proprio per causa dei figli? 'Per me è iinpossibile. come mi ha detto mio figlio Giorgio 'Mamma io vivo come in un sogno e quando sono fuori me ne dimentico'. Io cerco di fare altrettanto-. Beatrice Mosca

Luoghi citati: Aosta, La Spezia, Magra, Milano, Morgex, Sarzana, Torino, Valle D'aosta