Lupi di mare si nasce ma skipper si diventa

Lupi di mare si nasce ma skipper si diventa Lupi di mare si nasce ma skipper si diventa . ~K /f A chi t'ha dato la \( IVI patente?», si usava dire cosi, tempo fa. Ora quasi nessuno inveisce contro il maestro di guida di un altro automobilista. Per mare invece succede ancora, da quando molti italiani hanno ceduto al fascino delle barche. Non è difficile in banchina o nel bar del porto sentire commenti del tipo: «Visto che ormeggio? Ma chi gli ha insegnato?». I navigatori più o meno veterani stanno attenti a queste cose, da come uno fa una manovra capiscono che razza di navigatore è. Per essere all'altezza della situazione occorre imparare, scegliendo una buona scuola, ma soprattutto affidandosi a uno skipper che abbia esperienza, passione e voglia di trasmettere agli altri i mille trucchi del navigare, soprattutto a vela. Le scuole sono tante, forse troppe e quasi sempre promettono ai neofiti risultati improbabili. Chi comincia non ha molta scelta. Si può imbarcare sul veliero di un amico, ma può incontrare chi è geloso del suo modo di governare l'imbarcazione e relega gli ospiti alle attività meno importanti. II corso di vela più appropriato sarebbe quello intensivo, tuttavia non tutti si sentono di starsene a lungo in mezzo al mare, lontano dalle comodità, a far vita spartana (che fatica e che fame...) come propongono alcune scuole superqualificate. «Quasi sempre chi comincia decide di prendere subito la patente», dice Enrico Dallo, navigatore atlantico che fa scuola a Bordighera. Secondo lui la maggior parte di questi corsi però comprende molta teoria e poca pratica. «Studiano soltanto per passare l'esame, per esempio imparano a memoria tutti i fanali di navigazione. Sfido qualsiasi esaminatore a distinguere in pratica quei fari come insegnano i manuali La patente è una tappa, ma non necessariamente la prima e nemmeno l'ultima. Prima è consigliabile fare un corso per sapere che cos'è e come si muove una barca negli elementi che la circondano. Dopo, sono utili i corsi di approfondimento: crociere sotto la guida di un esperto o meglio ancora entrare a far parte di un equipaggio in regata. In gara ci si smalizia, si devono prendere decisioni immediate e precise. Un buon osservatore può imparare molto. Alcune scuole prevedono la soluzione regata, occorre però concordare il ruolo che si va a svolgere a pagamento per evitare delusioni (come finire sotto coperta a porgere le vele) o scoprire di non essere all'altezza di una certa tensione agonistica a volte carica di piccole isterie. «L'importante è cominciare con umiltà», dice Nini Sanna, maestro di vela a Sanremo e Bordighera. «Molti credono di sapere già tutto pur non avendo esperienza, i più presuntuosi son poi quelli che commettono imperdonabili imprudenze. Ho avuto circa duemila allievi, molti sono diventati bravi velisti». Fatta la scelta del corso, si parte con una sacca che contiene le cose essenziali: scarpe con suola di gomma, magliette, pantaloni comodi, maglione in lana idrorepellente, cerata, stivali e cappello di lana. Finita la scuola, ci sarà l'esaltante momento in cui si è soli, unici responsabili della barca. Consiglia il lupo di mare: «Avrai di fronte il mare e nel cuore la paura. Non vergognartene, quel timore ti farà tornare a ter- ra" Irene Cablati Per il buon velista la patente nautica è una tappa, non il punto d'arrivo

Persone citate: Enrico Dallo, Lupi, Nini Sanna

Luoghi citati: Bordighera, Sanremo