Città della Scienza, la sfida del Giappone di Ezio Giacobini

Città della Scienza, la sfida del Giappone Sulla scia del Nobel a Tanaka, università e industria alleate creano posti per settemila ricercatori Città della Scienza, la sfida del Giappone A50 chilometri a NordEst di Tokyo sta sorgendo la nuova Mecca della scienza giapponese, la nuovissima Città della Scienza di Tsukuba. Tra due anni lavoreranno qui settemila ricercatori, un terzo dei quali laureati. Duemila di questi abiteranno nella medesima zona, nelle abitazioni che stanno sorgendo vicino agli istituti scientifici. Ho visitato l'Università di Tsukuba di cui il Centro scientifico fa parte, in compagnia di colleghi giappo- | nesi ai quali ho rivolto la domanda: ..Perché Tsukuba adesso?». Quali sono le ragioni per investire 3 miliardi di yen in 46 nuovi laboratori? Due sono i motivi, mi è stato risposto. Primo, la scoperta, circa un anno fa. dei superconduttori ad alta temperatura alla quale hanno contribuito anche ricercatori giapponesi facenti capo a Shoji Tanaka dell'Università di Tokyo. Questo campo avanza velocemente. Ai superconduttori in ceramica di un anno fa se ne stanno sostituendo dei nuovi a base di polimeri organici. La scoperta di questi materiali che stanno rivoluzionando la tecnica delle comunica¬ zioni viene ora propagata come un prodotto della ricerca industriale. In verità tutti sanno che fino al 1987 questo era il campo della ricerca universitaria di base sia in Giappone che in Usa. La seconda ragione di Tsukuba è quella che i giapponesi chiamano «lo choc Tonegawa» riferendosi all'attribuzione del Premio Nobel per la Medicina a Susumo Tonegawa, un biologo giapponese che lavora tuttora in Usa al Mit di Boston. Tonegawa ha scoperto il meccanismo, immunologico di difesa dell'organismo di fronte alle infezioni. Il lavoro di Tonegawa. come quello del Nobel italiano 1986 Levi-Montalcini. si è svolto per il 90 per cento in laboratori americani. L'assegnazione di questo Nobel ha aperto gli occhi alle Università giapponesi che si sono rese improvvisamente conto di avere, come l'Italia, centinaia di ricercatori qualificati all'estero. I vantaggi e il prestigio delle scoperte di questi rimangono in gran parte proprietà dei laboratori esteri che li accolgono. A differenza dell'Italia dove, passato il primo momento di entusiasmo per aver finalmente un concittadino nella categoria dei Nobel, tutto è tornato al punto di prima, il Giappone ha sentito in pieno l'effetto Tonegawa. Malgrado l'alto livello della tecnologia industriale, particolarmente nel campo dell'elettronica, dei computer e delle comunicazioni, il Giappone è vissuto per cosi dire alla spalle della ricerca di base dei Paesi occidentali, che costituisce il presupposto indispensabile per il progresso scientifico a lungo termine. Talvolta, troppo spesso, il potere politico-economico, j come nel caso del Giappo-' ne, tende a fare maggiori investimenti nel campo dello sviluppo tecnologico che produce risultati immediati. A lunga scadenza questa politica porta a un indebolimento della struttura e della produzione scientifica del Paese. E' quindi necessario mantenere costantemente un buon equilibrio negli investimenti tra ricerca applicata e ricerca fondamentale o di base. Il presidente Reagan, rompendo un silenzio di quasi 30 anni (dall'appello di Kennedy agli scienziati americani a emulare e sorpassare l'astronautica sovietica) ha rivolto nel 1987 un caldo invito ai ricercatori americani ad aumentare il loro sforzo nella ricerca. La Città della Scienza di Tsukuba si indirizza a questa stessa necessità. L'industria giapponese si è ora convinta che senza una solida ricerca di base non potrà più mantenere le posizioni di supremazia tecnologica raggiunta negli Anni 70 e 80 sfruttando le scoperte fatte nei laboratori di altri Paesi. Le cinquanta maggiori industrie giapponesi hanno formato un consorzio, il .Tsiikuba Research Support 1 Center, con un capitale iniziale di 2,8 miliardi di yen. Le costruzioni del Centro sono state iniziate a marzo e i primi laboratori saranno già operanti nel febbraio dell'89. Si tratta, come ho già detto, di 46 dipartimenti di ricerca di base, dalla fisica nucleare all'elettronica, dalla biologia molecolare alla farmacologia. I dipartimenti saranno diretti dall'Università di Tsukuba. A questi dipartimenti universitari verranno affiliati circa cento laboratori diretti dal settore privato. Tali laboratori aumenteranno la comunicazione tra industria, amministrazione governativa e università. Come risultato, la ricerca scientifica di base verrà fortemente incentivata nel¬ la regione della «grande Tokyo» che comprendi' già dieci Università maggiori. L'esperimento di TsukUr ba ha attirato l'attenzione dei Paesi europei e la zona dei lavori è stata visitata recentemente da Mitterrand e dalla Tatcher. Questa iniziativa non sarà la sola in Giappone. Il governo giapponese ha stanziato dei fondi per creare nei prossimi 10 anni 19 nuovi centri di studio a carattere fondamentale che dovrebbero attirare, almenq,tquesta è la speranza, le "ceriti-' naia di ricercatori giapponesi tuttora risiedenti all'estero. Tra questi alcuni sono fisici e biologi famosi come appunto Tonegawa. Una buona parte dei laboratori di Tsukuba verrà affidata ai giovani ricercatori giapponesi che si sono formati all'estero. Gli stipendi sono assai competitivi rispetto a quelli degli Stati Uniti e i fondi di ricerca generosi. Negli ultimi mési si sta pure considerando la possibilità di offrire posti stabili a ricercatori statunitensi ed europei, invertendo cosi il flusso migratorio presente e arricchendo la scienza giapponese di nuovi impulsi. Ezio Giacobini 4 ladimir Renan)

Persone citate: Kennedy, Levi-montalcini, Mitterrand, Shoji Tanaka, Tanaka, Tatcher