Mamma opossum: speriamo che sia femmina

Mamma opossum: speriamo che sia femmina I vantaggi di avere figlie anziché figli Mamma opossum: speriamo che sia femmina QUANDO si parla di marsupiali, il nostro pensiero corre immediatamente all'Australia e al suo animale-simbolo, il canguro (naturalmente ci riferiamo al canguro gigante, senza riflettere che ci sono marsupiali di tutte le dimensioni, anche piccoli come topolini). Molta gente non sa che 1 marsupiali non sono una prerogativa dell'Australia. Ne esistono anche in America, rappresentati da ben 76 specie diverse, diffuse nel Sud, nel Centro e nel Nord del continente. I più popolari sono gli opossum, alcuni dei quali si direbbero marsupiali degeneri, dato che il marsupio non ce l'hanno. Presentano però tutti quella che è la più tipica caratteristica dell'ordine: hanno una gestazione lampo, per via della placenta imperfetta, ragion per cui partoriscono 1 figli allo stadio di embrioni prematuri, nudi, ciechi, sordi e straordinariamente piccoli. Quelli del genere Marnosa sono grandi come chicchi di riso e ce ne stanno comodamente una ventina, un'intera cucciolata, in un cucchiaino da tè. II bello è che. dopo aver faticosamente percorso il tratto che separa la loro porta d'ingresso nel mondo, la vagina materna, dai capezzoli — un tragitto per loro lunghissimo, compiuto senza nessun aiuto da parte della madre — si attaccano con la boccuccia ai capezzoli con tanta forza che quello rappresenta il loro unico aggancio al corpo materno. La madre compie le sue spericolate acrobazie saltando da un ramo all'altro, con quegli affanni minuscoli che penzolano nel vuoto (nelle Marmose e negli opossum nani privi di marsupio) e ondeggiano paurosamente in tutte le direzioni. Naturalmente capitano gli incidenti. Urtando contro un ramo, un piccolo può cadere a terra. In tal caso il poveretto lancia un disperato S.O.S. ultrasonico. La madre lo sente, torna sui suoi passi e raccoglie il figlioletto sperduto. Proprio gli opossum americani, animaletti eccezionalmente prolifici, sono stati scelti come soggetti di esperimento da due biologi americani, Steven N. Austad della Università di Harvard e Mei E. Sunquist dell'università della Florida a Gainesville. Scopo della ricerca, dimostrare come la condizione della madre possa influenzare il numero e la grandezza dei neonati e soprattutto il rapporto numerico tra i sessi. In due anni di lavoro, gli studiosi e la loro équipe hanno catturato e munito di radiocollare quaranta opossum femmine che vivevano nella riserva di Hato Masaguaral, nel Venezuela Centrale. I segnali provenienti dalle piccole radiotrasmittenti consentivano ai ricercatori di seguire passo per passo gli opossum nei loro spostamenti e di individuare le tane in cui gli animali tra- scorrevano le ore del sonno. Qualunque cavità buia sotto la corteccia di un albero o nell'incavo naturale di una roccia si presta a far loro da rifugio. Ed è appunto questa notevole capacità di adattamento che ha favorito la diffusione dei marsupiali americani in un territorio sempre più vasto. Non a tutti i soggetti muniti di radiocollare era riservato lo stesso trattamento. Venti di loro erano lasciati liberi di procurarsi il cibo da soli, mentre alle tane di altri venti veniva posta, all'imbrunire, prima che gli animali uscissero per andare a caccia, una razione supplementare di cibo a base di sardine. I risultati non si fecero attendere. Le femmine rimpinzate di sardine misero al mondo cucciolate più o meno uguali' a quelle delle femmine di controllo dal punto di vista numerico, ma 1 loro figli diventavano sempre più grossi man mano che crescevano. Al momento di abbandonare il marsupio materno, avevano raggiunto una grandezza pari al cinquanta per cento in più rispetto ai figli delle femmine di controllo. Diventavano più grossi del normale soprattutto i maschi, che finivano per prevalere anche numericamente sulle femmine. Meno figlie femmine dunque e più figli maschi particolarmente robusti. Le femmine alimentate con razioni supplementari di cibo mettevano al mondo all'incirca 1,4 maschi per ciascuna figlia femmina, mentre nelle femmine di controllo il rapporto maschio/femmina rimaneva di lai. Questi risultati confermano l'ipotesi del biologo Robert Trivers e del matematico Dan Willard, secondo cui le madri in buone condizioni fisiche avrebbero più figli maschi che figlie femmine. I figli maschi vigorosi che riescono vincitori nelle lotte con 1 concorrenti e fecondano numerose femmine hanno probabilità maggiori delle femmine di trasferire i loro geni alle generazioni future. E ciò per il semplice fatto che le femmine, anche quando siano molto efficienti, hanno un rendimento riproduttivo limitato dal numero di piccoli che possono portare in grembo. Nel secondo anno riproduttivo, gli opossum femmine sono già vecchie, piene di acciacchi, hanno ovari più piccoli, perdono peso, partoriscono cucciolate più ridotte di numero. Ebbene queste femmine piuttosto mal ridotte generano un numero di femmine superiore a quello dei maschi e in misura sensibile. Il rapporto numerico tra i due sessi è di 1.8 figlie femmine per ciascun figlio maschio. Anche questo risultato è in accordo con la teoria di Trivers, secondo cui una madre in cattive condizioni fisiche può produrre solo maschi a scartamento ridotto, i quali avrebbero poche o nessuna possibilità di riprodursi. Le figlie femmine invece avrebbero probabilità di mettere al mondo una prole, sia pur limitata. Da qui la convenienza della madre a produrre più figlie femmine. Trivers ritiene che quan do la madre è stressata, la mortalità dei feti maschi durante la gravidanza sia maggiore di quella dei feti femmina. Il .deus ex ma clima., di tutta la faccenda è come al solito la selezione naturale, che favorisce la produzione del sesso che ha maggiori probabilità di convertire l'investimento parenterale in successo riproduttivo. I. Lattes Coifmann

Persone citate: Lattes Coifmann, Mei, Robert Trivers, Steven N., Trivers

Luoghi citati: America, Australia, Florida, Gainesville, Venezuela