Un chimico eretico di cinquant'anni fa

Un chimico eretico di cinquant'anni fa Pro è contro Ancora a proposito della memoria dell'acqua Un chimico eretico di cinquant'anni fa LEGGENDO e ascoltando in tv notizie sulla «memoria dell'acqua», ci sembra opportuno osservare come da sempre siano state mietute vittime illustri in ogni campo dello scibile umano. Anche oggi, infatti, a proposito della «memoria dell'acqua» si parla di recente e rivoluzionaria scoperta, trascurando tutta una serie di risultati scientifici precedentemente divulgati che le recenti notizie non fanno altro che confermare. Quale esempio di una tale situazione nella quale i preconcetti vincolano lo sviluppo creativo delle conoscenze, possiamo citare quanto il professor Giorgio Piccardi diceva vari anni fa: «Mediante numerose esperienze, condotte con dispositivi diversi, ho potuto accertare che l'acqua (sia naturale che distillata), può modificarsi in modo semi-permanente, per effetto di una costrizione di natura elettrica». Cosi scrisse Piccardi. direttore dell'Istituto di Chimica Fisica dell'Università di Firenze, all'inizio della sua relazione al convegno in celebrazione del II centenario della nascita di Luigi Galvani tenuto a Bologna il 10-11 ottobre del 1937. all'epoca, il Piccardi lavorò vari anni per chiarire un tale comportamento chimico-fisico dell'acqua, e pur dimostrando in vari modi la veridicità sperimentale del fenomeno, con estrema correttezza asseriva che «allo stato attuale delle conoscenze nulla posso dire riguardo al meccanismo di questo fenomeno: non posso perciò che limitarmi a segnalarne l'effetto». In realtà Piccardi, studiò molto attentamente gli effetti chimici e biologici dell'acqua «attivata», pubblicando numerosi articoli sulla Gazzetta Chimica Italiana, sui Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, e sulla rivista La Chimica e l'Industria datati negli anni 1938/39. In quelle esperienze dimostrava che differenti tipi di onde elettromagnetiche influenzando la struttura dell'acqua a temperatura ambiente, provocavano evidenti effetti risibili anche a occhio nudo, per esempio sulla diversa flocculazione dei precipitati da soluzioni acquose. L'acqua «attivata», cosi la chiamava Piccardi. provoca inoltre vari effetti biologici sulle piante. Nell'Orto Botanico di Firenze egli provò a coltivare alcune piante acquatiche in acqua «attivata» e constatò che esse putrefacevano rapidamente: prosegui quindi i suoi studi tramite vari altri test chimici, che confermavano che l'acqua, interagendo con un campo elettromagnetico, deforma la sua struttura di interazione molecolare e che tale defor¬ mazione permane anche per alcuni giorni. Piccardi era consapevole che i problemi di atteggiamento mentale erano un limite, all'epoca invalicabile, perché i suoi studi potessero svilupparsi anche in altre sedi universitarie e quindi tentò in varie conferenze, tra cui quelle di Firenze del 21 giugno e dell'8 dicembre 1962 organizzate dall'Accademia La Colombaria, di discutere della questione del metodo scientifico più appropriato. Egli sottolineava come, in sostanza, l'atteggiamento «meccanicistico» tradizionalmente acquisito nell'epoca industriale, conduca a far credere che il principio di Carnot domini l'evoluzione dei processi chimico-fisici, mentre Piccardi era dell'opinione già espressa da Brillouin nel suo libro « Vie, materie ed information» (Ed. Albin, Michel. Paris. 1959): «Le principe di Carnot est esscntielment un decret de mort: degradation de l'energie». Piccardi insisteva: «Il Principio di Carnot non domina l'evoluzione», esso è buono per costruire macchine che si consumano e si autodistruggono, la vita è creatività, la vita sa utilizzare i messaggi di informazione del campo elettromagnetico. Nella biblioteca di Chimica della Università di Firenze abbiamo tutta la col¬ lezione di questi lavori di Piccardi, morto all'età di 78 anni nel 1972: fino a pochi mesi prima della morte andava ripetendo a noi giovani, incontrandoci nel cortile dell'Istituto. «La materia inanimata che noi chimici studiamo può porre gli stessi problemi che la materia vivente ci pone. Comprenderli o meno è solo una questione di atteggiamento mentale». Senza entrare sulle nostre opinioni attuali circa la «memoria dell'acqua», riteniamo utile far sapere ai lettori che, sulla scia degli studi di Piccardi, di Oparin, Miller, Calvin. Belusov, Prigogine e molti altri, presso il Centro Studi per l'Evoluzione Umana di Roma, in collaborazione con il Laboratorio di Ricerca Educativa della Università di Firenze, abbiamo sviluppato studi di scienze integrate sui rapporti tra energia, materia e informazione, necessari alla interpretazione generale della reattività chimica. Questa teoria che introduce il concetto di «comunicazione chimica», include le concezioni espresse da altri fisici italiani e stranieri (vedi La Slampa 2 e 7 luglio scorso) come ipolesi di spiegazione della «memoria dell'acqua». Una sintesi del nostro lavoro è stata pubblicata su The Environmentalisl. 7. (4). 259-270, (1987). Paolo Manzelli

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Roma