Che cosa manca in Italia per telefonare dall'auto

Che cosa manca in Italia per telefonare dall'auto Una rete di cellule elettroniche adeguerà il servizio radiomobile all'Europa Che cosa manca in Italia per telefonare dall'auto PER i 20 mila italiani che lo possiedono, il telefono sull'automobile è un prezioso strumento di lavoro e insieme un simbolo di status sociale Per averlo, bisogna pagare 3 milioni e mezzo, più l'Iva, le spese di installazione e un canone bimestrale di 350 mila lire. Tra qualche anno. però, il telefono in auto non sarà più riservato a pociii. E non è lontano il giorno in cui potremo portare il nostro apparecchio personale, miniaturizzato, in tasca. In diversi Paesi, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Svezia, dove il telefono in automobile ha una lar^a diffusione, sono già disponibili apparecchi portatili, contenuti in una valigetta. Nel nostro Paese ciò non e possibile. L'attuale sistema radiomobile (cosi lo chiama la Sip). entrato m funzione alla fine del 1985. non prevede l'impiego dell'apparato come telefono indipendente dall'auto. Esiste infatti un ostacolo nor¬ mativo che vincola l'apparecchio (circa 3 chilogrammi e mezzo tra il ricetrasmettitore. grande come una autoradio, e la cornetta con tastiera incorporata) alla targa e che impedisce, tra l'altro, di impiegarlo su due diverse automobili. La situazione, perù, sembra destinata a cambiare entro alcuni mesi con la caduta di questo vincolo. Nei prossimi anni. poi. con l'introduzione di nuovi sistemi di radiotelefonia. l'Italia si metterà alla pari con i più avanzati Paesi europei. Non solo aumenterà il numero dei potenziali utenti, e qumdi i costi del canone d'abbonamento verranno sensibilmente ridotti, ma avremo la possibilità di impiegare il telefono radiomobile in auto, a casa, ovunque. Questi apparati appartengono al sistema cosiddetto «cellulare». Esso prende il nome dalla suddivisione del territorio coperto dal servizio in tante «celle., dotate di una stazione radio base. Le celle sono organizzate in gruppi di sette (ciascuna impiega un settimo delle frequenze disponibili), collocati in modo da eliminare la possibilità di interferenze. Le comunicazioni avvengono attraverso i centri di conti olio cui fanno capo le stazioni radio e che sono interconnessi alla reto telefonica. Chiamando dal radiomobile, il centro di controllo provvede ad affidare un canale alla comunicazione e a instradare la chiamata sulla linea telefonica. Quando, viceversa, si vuole telefonare a un veicolo è sufficiente comporre un prefisso (in Italia lo 0333, unico per tutto il territorio nazionale), seguito dal numero del radiomobile. La telefonata viene instradata automaticamente attraverso il centro di controllo al quale il radiomobile segnala la propria posizione. Per evitare che, con lo spostamento, il segnale diventi troppo debole e cada la comunicazione, il centro di controllo ne sorveglia l'intensità: quando inizia a indebolirsi, interroga le stazioni radio base per conoscere quale riceve meglio. A questo punto, sceglie un canale libero e trasferisce la conversazione alla nuova cella, inviando al radiomobile l'ordine di cambiare frequenza. Questo complesso «dialogo, tra i microprocessori dell'apparecchio radiomobile, il centro di controllo e le stazioni radio avviene in alcune frazioni di secondo e non viene neppure percepito da chi sta parlando al telefono. Attualmente il sistema cellulare italiano opera su frequenze di 450 MHz. A partire dal 1990 si affiancherà un secondo sistema a 900 MHz (le stesse frequenze impiegate in altri Paesi europei), caratterizzato da celle più piccole. Questa soluzione consentirà di aumentare il numero delle celle e quindi dei canali disponibili sullo stesso territorio. La nuova rete potrà cosi avere 200 mila utenti, il doppio dei potenziali utilizzatori del sistema a 450 MHz, che è comunque ancora ben lontano dalla saturazione. L'estensione ridotta delle celle permetterà anche l'impiego di trasmettitori di limitata potenza e quindi di apparecchi molto leggeri, compatti, con un basso consumo di energia. Operando su frequenze più elevate, i circuiti potranno essere più facilmente miniaturizzati: un telefono portatile avrà le dimensioni di un «cordless», con un peso di 700 grammi. Pur adoperando le stesse frequenze in uso dalle reti cellulari di altri Paesi europei, il radiomobile a 900 MHz. al pari dell'attuale, varcato il confine diventerà muto. Per poter impiegare il telefono cellulare anche all'estero occorrerà aspettare il futuro sistema europeo, sempre a 900 MHz, ma di tipo digitale. Questa caratteristica riflette l'orientamento di tutte le telecomunicazioni che. dalla trasmissione di segnali analogici, stanno passando a quella di segnali digitali, cioè nel linguaggio dei computer. Una scella in linea con la sempre maggiore importanza della trasmissione dati rispetto alla comunicazione verbale. Il sistema europeo di teleionia cellulare dovrebbe vedere la luce nel 1992. Giancarlo Riolfo CENTRO DI CONTROLLO ED INTERFACCIA CON RETE TELEFONICA RETE RADIOMOBILE CELLULARE [ STAZIONE RADIO BASE -—.LINEE DI INTERCONNESSIONE

Persone citate: Giancarlo Riolfo

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti, Svezia