Le quattro lesioni del giocatore di golf di Vittorio Wyss

Le quattro lesioni del giocatore di golf I rischi di uno sport che richiede più riflessione che potenza muscolare Le quattro lesioni del giocatore di golf CI sono due giochi, le bocce e il golf, che — benché praticati anche da giovani — sembrano più adatti per coloro che giovani lo sono un po' meno. Come sempre é solo questione di potenza, cioè della quantità di lavoro eseguito nell'unità di temi>o. per cui tra lo sforzo intensissimo dei 100 metri piani, quello ancora molto elevato dei 10.000 metri e quello del golf, che ammette lunghi intervalli di cammino su di un terreno tra il pianeggiarle e l'ondulato e solo qualche minuto di impegno reale (si sono calcolati 3 minuti ogni 4 ore di gioco), c'è proprio la differenza che ricorda la carica vitale dei 2025 anni e quella dei 60-70 anni. Potenza elevata e maggior azione in gioventù, minor potenza e più riflessione nell'età anziana. Minor potenza in quanto in pratica anche al momento dell'urto della mazza sulla pallina la forza necessaria e stata calcolata tra i 15-17 e i 30-35 k (colpo da campione con velocità iniziale della pallina sui 70 m/sec). Una volta colpita la pallina, il giocatore incomincia prima a seguirla con lo sguardo (e forse si contorce un po' come fanno i giocatori di bocce, quasi a regolare la traiettoria della boccia secondo il desiderio e non secondo l'impulso impresso), poi a pensare se ha tirato giusto o sbagliato, perché e dove e quanto ha sbagliato, e come dovrà fare nel tiro successivo. E di tempo per pensare — camminando — ne ha a volontà. Il peggio è quando, eseguendo il tiro successivo, ci pensa ancora su. analizzando la propria postura, l'atteggiamento, il bilanciamento sui piedi (il sinistro), finisce con l'interporre all'automatismo che aveva ben appreso dalle lezioni del maestro una fase cosciente che guasta la sequenza motoria e inceppa lo scorrere dei gesti, oppure carica più su un gruppo muscolare che su di un altro. Un professionista del golf americano di altissimo livello. John Thomas, riprendendo a giocare dopo un intervento chirurgico per ernia del disco a livello lombare, dichiarò che per anni aveva sbagliato nell'impiegare troppa forza a livello dei muscoli lombari. Se ne accorgeva dopo l'intervento che. pur avendolo indebolito proprio a livello lombare, gli aveva concesso di riprendere a giocare ancora molto bene. In effetti non occorre molto forza, ma molta coordinazione. Non bisogna pensare al tiro ma. guardata la mèta, tirare, magari a occhi chiusi. Per distanze brevi, di qualche metro, né professionisti né dilettanti in appositi esperimenti fecero più errori tirando a occhi chiusi anziché aperti. Per distanze lunghe, una volta guardata bene la mèta, guardato il campo, è meglio tirare guardando la pallina. Ciò che conta e che la sequenza muscolare nei decimi di secondo della mazzata sia esattamente calibrata e non disturbata dal rimuginio mentale che si accumula durante le ore di partita. Cosi si riduce anche il rischio di farsi male (gli esperti raccomandano comunque di non giocare troppo). A parte qualche possibile ma rara distorsione della caviglia, sono quattro le sedi più frequentemente lese: la muscolatura dorso-lombare (e qualche volta la stessa colonna lombare), il gomito, la spalla e la mano. Al dorso si tratta quasi sempre di strappi muscolari anche di limitata entità, spesso localizzati in muscoli di modeste dimensioni. Sono però fastidiosissimi perché la muscolatura lombare è sempre tutta impegnata sia in posizione eretta che seduta, per cui uno strappo impiega molto tempo a guarire (anche perché non ci sono cure realmente efficaci). Al gomito il quadro clinico è analogo a quello del gomito del tennista: si tratta di un processo di tendinite e periostite dei muscoli estensori e supinatori della mano. Un buon giocatore deve stringere la mazza solo per pochissimi secondi, altrimenti carica inutilmente i muscoli. E' un po' quello che avviene nella mano, anche se qui è molto frequente il trauma conseguente a una raschiata di mazza contro il terreno, senza colpire la pallina. Dove è forse meno chiara la biomeccanica delle lesioni è a livello della spalla. Il laboratorio di Biomeccanica del Centinela Hospital Center di Inglewwod in California ha concluso le sue ricerche al riguardo dicendo che il deltoide (il grosso muscolo che come una spallina da militare è l'articolazione della spalla) non è attivo nel colpo e non è mai leso, mentre sono variamente colpiti i muscoli che costituiscono la cuffia dei rotatori: sopraspinato, sottospinato, sottoscapolare, il piccolo e il grande rotondo, tanto della spalla sinistra come, se non più, della de stra. Anche in questo caso non ci sono molte cure. Le soli te: antiinfiammatori, anti reumatici, fisioterapia. Ma quello che serve veramente è il riposo. Vittorio Wyss

Persone citate: John Thomas

Luoghi citati: California, Potenza