Heyerdahl scopre il passato segreto delle Maldive

Heyerdahl scopre il passato segreto delle Maldive Il navigatore del Kon-Tiki racconta una nuova impresa archeologica Heyerdahl scopre il passato segreto delle Maldive LE Maldive non sono solo una gemma da dépliant turistico, una collana di atolli nell'Oceano Indiano dove i jets sfornano pallidi visitatori in cerca di sole e souvenirs esotici. Hanno un misterioso passalo, tracce che si perdono sotto il suolo o sono nascoste dalla fitta vegetazione tropicale. Un enigma della storia, anzi della preistoria. E lo ha indagato un personaggio incline ai viaggi nel tempo, il norvegese Thor Heyerdahl, navigatore che ha attraversato il Pacifico sulla zattera Kon-Tiki, ha percorso l'Atlantico su barche di papiro, dimostrando che gli oceani non erano distanze incolmabili neppure per antichissimi viaggiatori, assai prima di Cristoforo Colombo. Quest'uomo alto, l'aria dell'attento osservatore, abile nello scoprire legami tra remote culture, pronto a sovvertire opinioni correnti, ci racconta ora questa nuova impresa, compiuta con l'aiuto di altri archeologi di Oslo. E' come un detective di fronte a un -caso- difficile che registra ogni passo verso la soluzione (-il mistero delle Maldive», Mondadori, pagine 333, lire 30 mila) mentre descrive costumi e paesaggi. Cerca il passato non solo nelle pietre, ma nei volti, le voci, i vestiti. Ecco le donne che indossano abiti tradizionali lunghi fino ai piedi, con fasce multicolori in fondo, e rievocano l'antica moda egizia. O le barche maldiviane, i caratteristici dhoni, con la vela quadrata e la parte terminale di prua alta, arcuata, simile a un fiore di papiro, di tipo egizio-fenicio. E ancora: parole come .baràbaro,, che vuol dire «buono» o 'bello», in uso anche nelle regioni occidentali dell'India. Cosi, poco alla volta, l'affresco delle Maldive, e della loro gente, prende forma, si anima, sospeso tra presente e passato. E' un arcipelago di un migliaio di isole, con 160 mila abitanti, una barriera messa di traverso nell'oceano, dove la storia ufficiale sembra cominciare dal 1153 quando navigatori arabi hanno portato la religione islamica: un succedersi di sultani e ora una giovane repubblica aperta al turismo e alla conoscenza delle proprie radici. Ma prima? Tutto sembra dimenticato o distrutto per fanatismo religioso. Heyerdahl esplora diversi atolli, interroga gli abitanti sulle loro leggende e scopre i pezzi di un mosaico: tumuli sacri, piramidi con rampe, volti scolpiti dai lunghi orecchi, blocchi di pietra che raffigurano la ruota solare, simboli fallici, bagni cerimoniali, svastiche come quelle tipiche delle prime civiltà nella valle dell'Indo. Il mistero comincia a svelarsi, strati di culture diverse vengono alla luce. Heyerdahl Ita trovato le tracce di antichi adoratori del Sole, poi cancellate dai fedeli di altra religione, probabilmente buddista, prima ancora dell'epoca musulmana. In una montagnola dove si mescolano pietre di diverso tipo l'archeologo scorge un monumento all'eterno egocentrismo dell'uomo. Ha uno scatto indignato: «Nel corso dei secoli gli uomini di tutte le fedi religiose hanno sempre combattuto contro coloro che la pensavano diversamente. Noi, con'il nostro sconfinato ego, abbiamo sempre creduto, e lo crediamo tuttora, di essere noi dalla parte giusta. Siamo solo noi a conoscere l'unica verità e ciò che crediamo dovrebbe essere creduto anche dagli altri». Riflette: «Gli adoratori di Allah avevano distrutto tutto ciò che avevano costruito gli adoratori del Sole. Ma certo, tra i due, dovevano esserci stati gli adoratori di Siva e di Buddha». Affiorano anche pezzi di muro costruiti con una perfetta tecnica edilizia a incastro, sul tipo di quella incaica di Cuzco nel Perù. La suspense cresce. Quale grandezza culturale splendeva nella preistoria delle Maldi¬ ve die oggi vivono di pesce, palme di cocco, uova di tartaruga, assegni turistici? La risposta sta forse nella posizione geografica, una specie di scalo intermedio per le antiche civiltà che attraversavano l'Oceano Indiano, per i marinai che inseguivano la rotta del sole lungo l'equatore. Il navigatore del Kon-Tiki evoca una estesa rete di export e import, remota nel tempo, che coinvolge le Maldive. Da detective, ha raccolto parecchi indizi. Ha notato come una zattera sia approdata a questi atolli fin dalla Birmania. Ha visto che qui si raccolgono conchiglie di cipridi, usate nell'antichità come monete di piccolo valore, più pratiche del rame. Documenti riferiscono di navi che caricavano questa merce. Una prova in più? Tali conchiglie si trovano in un museo di scavi nell'antica Lothal, porto preistorico nella valle dell'Indo, dove figurano anche perline lavorate uguali ad altre scoperte nelle Maldive. I fili del commercio si intrecciano, le distanze si accorciano. Che gli antenati dei Maldiviani venissero di li? Gli indù dell'India nordoccidentale e i buddisti dello Sri Lanka sembrano aver contribuito a popolare l'arcipelago due millenni e mezzo fa. Il resto si perde nel buio. Heyerdahl e gli altri archeologi norvegesi hanno squarciato un velo, lasciando qualche interrogativo. I loro reperti ora spiccano nel museo di Male, il centro dell'arcipelago. Ma ciò che dà sapore al libro è il ritmo dell'indagine, il gusto della sorpresa, la miscela di vita attuale e riflessioni sul passato. Si avverte il respiro di chi, avendo percorso l'oceano su barche di canne, ha ricavato una lezione. L'uomo dell'antichità viaggiava più di quanto si creda, era creativo come l'uomo moderno. E forse sta proprio lì la chiave di molti enigmi. Ernesto Gagliano Thor Heyerdahl (a destra) accanto a una testa in pietra del Buddha. Sopra: un dhoni, tradizionale imbarcazione delle Maldive

Persone citate: Cristoforo Colombo, Ernesto Gagliano Thor, Heyerdahl, Mondadori, Thor Heyerdahl