Cambogia, sulla pace l'incubo khmer

Cambogia, sulla pace l'incubo khmer Oggi, in Indonesia, storico incontro fra tutte le parti interessate alla lunga crisi del Paese Cambogia, sulla pace l'incubo khmer L'ombra dei guerriglieri che hanno sterminato un milione e mezzo di persone condiziona il futuro del piccolo Stato - Il ruolo del principe Sihanouk e quello dell'Urss e della Cina SINGAPORE — L'incubo dei khmer rossi, i feroci guerriglieri cambogiani che sterminarono un milione e mezzo di persone durante il loro dominio dal 1975 al 1979, pesa sullo storico incontro fra tutte le parti interessate alla Cambogia che comincia oggi in Indonesia a Bogor, centro di villeggiatura montana ad una settantina di chilometri da Giakarta. Misure di sicurezza circondano l'edificio dove per la prima volta s'incontreranno i rappresentanti di nove Paesi dell'Asia nel tentativo di trovare .informalmente» una soluzione alla più grave crisi regionale in atto da nove anni con l'occupazione del territorio cambogiano da parte delle forze vietnamite. Saranno presenti tutti i protagonisti del dramma fatta eccezione per il principe Sihanouk, 65 anni, indicato dagli occidentali come l'elemento catalizzatore in grado di contribuire con il suo prestigio e la sua autorevolezza alla soluzione dell' annoso problema. Il principe si è dimesso due settimane fa dalla presidenza della Cambogia-Kampuchea in esilio, l'unico governo riconosciuto dalle Nazioni Unite e costituito dai rappresentanti delle tre fazioni della resistenza: i khmer rossi di Khieu Samphan, i khmer bianchi di Son Sann e i partigiani dello stesso Sihanouk. L'ex sovrano della Cambogia ha deciso le dimissioni per il timore di un ritorno dei khmer rossi che negli ultimi tempi avevano aggredito e ucciso uomini del suo gruppo armato. Al figlio principe Norodom Ranaridh, 44 anni, ha detto che avrebbe partecipato ai colloqui come capo e rappresentante della sua fazione Inoltre ha annunciato che sarebbe stato ugualmente in Indonesia, a Giakarta, dov'è arrivato sabato, come ospite del presidente Suharto. Non nuovo a decisioni del genere, il principe ha stimolato la curiosità delle reti te levisive e dei giornali che si chiedono se là sua assenza a Bogor debba essere interpretata come un ritiro definitivo dalla scena politica o come una mossa tattica. Nel giugno dello scorso anno Sihanouk pure si dimise dalla presidenza della coalizione ma vi rientrò più pimpante che mai in dicembre per i primi colloqui diretti in Francia con il primo ministro della Cambogia Hu Sen rappresentante del regime di Heng Samrin installato a Phnom Penh dai vietnamiti. Nei sei mesi di lontananza, Sihanouk aveva lavorato bene. L'ironia della situazione cambogiana poggia proprio su una delle premesse di principio: i khmer rossi sono riconosciuti dall'Onu come parte integrante del processo di liberazione della Cam- bogia ma tutti — il Vietnam, la popolazione cambogiana, le altre fazioni della resistenza, i Paesi non comunisti del Sud-Est asiatico — non vogliono un loro ritorno al potere, memori delle atrocità commesse. Essi, però, saranno a Bogor e avranno un potere contrattuale pari a quello degli altri partecipanti. Sarà possibile, allora, una prima intesa sulla liberazione e sull'amministrazione della Cambogia? Alla vigilia dell' incontro, il problema più grosso non concerne la partenza delle truppe vietnamite per il quale sembra essersi sviluppato il clima internazionale auspicato da tutte le parti. L'Unione Sovietica, la maggiore potenza coinvolta nella situazione, ha fatto pressioni sul Vietnam, Paese amico ed alleato ottenendo due giorni fa l'impegno per un anticipo del ritiro di tutte le truppe alla fine del 1989 o al più tardi ai primi del 1990. Mal l'agenzia di stampa vietnamita aveva fatto annunci del genere. Hanoi aveva sempre indicato come data approssimativa gli ultimi mesi del 1990 dopo il ritiro alla fine di quest'anno di metà dei centomila soldati ancora sul territorio cambogiano. Questa nuova posizione indica che sia l'Urss sia il suo alleato vogliono porre fine alla crisi regionale: Mosca, impegnata all'interno nel processo di ristrutturazione, vuole normalizzare i rapporti con la Cina e stringere una maggiore cooperazione economica e commerciale con l'Asean, (Filippine, Malaysia, Thailandia, Singapore, Indonesia, Brunei). Il Vietnam, a sua volta, vuole uscire dall'isolamento internazionale causato dalla Cambogia e ricevere aiuti per modernizzare il Paese minacciato da fame e carestia. La Cina, che ha sempre posto la Cambogia come uno degli ostacoli al riavvicinamento con l'Urss, ha fatto sapere di essere pronta a indire colloqui con Mosca sulla questione.

Persone citate: Hu Sen, Khieu Samphan, Norodom Ranaridh, Sihanouk, Suharto