Rivincita della parola

Rivincita della parola GUERZONI: UN LIBRO SULLA RADIO E IL «31-31» Rivincita della parola Capita di domandarsi che cosa significhi, che cosa rappresenti, oggi, la radio; quale funzione essa abbia e di che tipo sia il suo ascolto; che genere di concorrenza subisca dalla televisione e come si debba differenziare da questa. Alla Rai è allo studio un piano d'intervento e forse di 1 ristrutturazione nelle tre Reti del settore. Intanto, ecco un libro, edito dalla Sei nella Collana -Saggi», che direttamente e indirettamente psponde a molti degli interrogativi formulati. Lo ha scritto Corrado Guerzoni, direttore di Radiodue. conduttore del fortunato programma «31-31». in onda dal lunedi al venerdì fra le 10.30 e mezzogiorno, e poi in serata, con una diversa impostazione, fra le 21,30 e le 23.30. Il libro, intitolato II valore della parola, si sviluppa attraverso cinque interviste fatte a Guerzoni da altrettanti suoi collaboratori nella scelta degli argomenti monografici nella messa in onda della trasmissione che è appunto caratterizzata dall'approfondimento quotidiano di singoli problemi che coinvolgono la vita collettiva. Ed è indubbiamente, questo, adottato per la stesura del libro, un metodo felice. Guerzoni avrebbe potuto, infatti, dar conto su se e delle proprie esperienze trasferendo nella pagina idee, impressioni, convincimenti, aneddoti, mutuandoli da un decennio pressoché ininterrotto (ed è un record, cosi come lo è il numero delle puntate di «Radiodue 31-31»: oltre cinquemila) di sapiente e intelligente uso del microfor no. Il rischio avrebbe potuto essere quello di una teorizzazione della medesima esperienza, privandola della vivacità che viene dal colloquio, dal dialogo a più voci: del resto è proprio questa la formula della trasmissione, dove uno o più esperti disquisiscono con Guerzoni, lasciando al pubblico uno spazio adeguato a che ciascuno dica la propria, come avviene quando ci si accalora in questioni coinvolgenti, a volte maliziosamente provocatorie, spesso di spontanea umanità. La parola intesa come espressione di vita, consapevolezza del contigente. desiderio di futuro, rifiuto di passività. Esiste, in certi schemi della parlata odierna, tutto ciò? La prima risposta, quella emotiva, potrebbe scivolare sul pessimismo: Guerzoni se ne guarda bene. Sa che, se tutto, nella nostra contemporaneità, tende o addirittura mira alla sintesi anche esasperata, secondo modelli proposti di continuo dal mezzo televisivo e non solo negli spot pubblicitari, ciò può essere visto quale ribellione a- tanta retorica di decenni andati. Ma all'opposto c'è il rischio di un vuoto vaniloquio dove la velocità verbale sia scambiata per vivacità affabulatoria delle idee che premono. Sarebbe un grave errore se la radio si adeguasse a modelli estranei alla sua natura. E cosi, come un racconto per immagini dovrebbe didascalizzare la parola in funzione di supporto mai prevaricante, allo stesso mo¬ do il discorso attraverso il microfono si regge sulla -magia della voce che ha particolari risonanze, che è inconfondibile-^, onde l'ascoltatore finirà per rappresentarsi le -sembianze fisichedelia, voce -in conformità ai propri desideri e bisognn. E che cos'è che muove tante persone, fra milioni in ascolto, a formare un numero telefonico per collegarsi con il conduttore di una rubrica? Guerzoni analizza ed enumera varie motivazioni: dal desiderio di ascoltarsi e di sentirsi vivi, alla necessità d'interrompere la monotonia di un mezzo mattino troppo simile a quello che l'ha preceduto o che lo seguirà; dall'obiettiva esigenza di conoscere la risposta o almeno un'opinione qualificata su un determinato problema, alla voglia di verificare nelle altrui esperienze l'andamento di un caso personale. Anche per ciò, le ore adatte a intrattenimenti di questo tipo risultano quelle del mattino o della tarda serata, quando si è meglio riflessi in sé rispetto alle dispersioni pomeridiane nelle contingenze esistenziali d'ogni natura. Guerzoni ha fatto, di una materia specialistica, un'ottima e chiara lettura, sostenuta da un linguaggio raffinato, mai sofisticato. Si esprime con l'esperienza dell'uomo di cultura conscio della necessità di essere schietti e accessibili a chiunque. Inoltre non lavora scopertamente a una tesi: vi giunge invece per induzione, per deduzione, assieme all'ascoltatore, in questo caso al lettore. Franco Piccinelli

Persone citate: Corrado Guerzoni, Franco Piccinelli, Guerzoni