Pittori-poeti del Messico in rivolta

Pittori-poeti del Messico in rivolta A VIENNA 500 QUADRI, DISEGNI E FOTOGRAFIE DI CINQUANTOTTO ARTISTI Pittori-poeti del Messico in rivolta VIENNA — Molti fatti legano l'Austria al Messico: le vicende dell'arciduca Massimiliano, prima di tutto. Nel 1864, con l'aiuto dei francesi, si insedia a Città del Messico col titolo di imperatore. Tre anni dopo muore, fucilato nella fortezza di Querétaro dai soldati di Judrez, che proprio contro i conquistatori francesi avevano animato una resistenza a oltranza. Ma i rapporti tra i due Stati vanno ancora più in là nel tempo: nel Museo di Storia dell'Arte di Vienna è custodito il cosiddetto tesoro di Montezuma. Si tratta di abiti e della corona di piume che sarebbero appartenuti all'imperatore messicano. Anche se la cosa sembra più leggendaria che storica, gruppi di giovani messicani si esibiscono quotidianamente nella piazza del Duomo in canti e danze rituali allo scopo di ottenere la restituzione del tesoro. Infine, in Mexicoplatz, un monumento ricorda che nel 1938 il Messico fu l'unico Paese a protestare contro i'Anschluss dell'Austria alla Germania di Hitler. Cinquantanni dopo, in segno di gratitudine e fratellanza, Vienna ospitò la più grande mostra d'arte messicana moderna che mai sia stata allestita. E' arrivata da Francoforte il 18 maggio e resterà aperta nelle sale del Palazzo delle Esposizioni fino al 31 luglio. Il ricchissimo catalogo (Image Mexico - Mexiccs Kunst vor der Revolution bis heute, 460 pagine, 420 scellini) si apre con l'interrogativo se i messicani siano un popolo barbaro o civiliz, zato. I 58 artisti con i loro \ 500 quadri, disegni e fotogra- fie danno una risposta che non lascia dubbi: se essere barbari significa essere poeti, riandare alle radici, addirittura precolombiane, della propria cultura, allora i messicani sono barbari. E se essere civilizzati vuol dire aprirsi alle avanguardie, soprattutto francesi, ecco, i messicani sono anche questo. Nella pittura murale, rappresentata da Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e José Clement Orozco, era implicito 0 programma di •riconquistare il passato; illustrando la rivluzione del 1910, le riforme, l'indipendenza e insieme profetizzando il destinò della nazione. A differenza della rivoluzione russa, che voleva creare un uomo nuovo, quella messicana volle riportare alla luce le tradizioni represse e soffocate. E i poeti -collettivi* cercarono queste radici e tradizioni in un'identità nazionale che tenesse conto dell'illustre passato messicano, ma anche dei più recenti e e a e i o. pa, é el aa le tci à o ati rivolgimenti politici che, dalla cosiddetta «onesto tirannide» di Porfirio Diaz, a Francisco Modero, a Rancho Villa e Zapata, macchiarono il territorio messicano di sangue ora rivoluzionario, ora controrivoluzionario, ma sempre umano. Pittura più che altro celebrativa, spesso d'occasione, non si distingue granché, se non nel tratto più felice e nel colore più brillante, da tanta arte del -realismo socialista; di cui sotio pieni i musei dell'Est. Ciò che invece colpisce e attrae, forse perché parla non al cervello che produce ideologie, ma al cuore e agli istinti primitivi o infantili di ciascuno di noi, sono le opere del Grupo de Contracorriente, che si rivolgono verso le zone intime della realtà e ritraggono i messicani nella loro quotidianità, mentre combattono o muoiono, ma anche mentre trasportano pesi, mentre si amano o lavorano la terra, mentre vendono la frutta, o e i o e i , o si estraggono una spina da un piede o seppelliscono i loro morti. Leonardo disse che lo specchio è il nostro maestro, ed è proprio nei ritratti e negli autoritratti che si esprime, per lo meno agli occhi di un europeo, la primitività intesa come voleva Vico, nel senso della massima poeticità, dell'animo messicano. E in questo genere d'arte le donne sembrano raggiungere i risultati più alti. Frida Kahlo e Maria Izquierdo, il cui successo artistico pare contraddire il maschilismo di un Paese che solo nel 1953 diede il voto alle donne. Spontaneità e primitività: questo trovò Antonia Artaud nei quadri della Izquierdo, gli unici che non lo delusero quando si recò in Messico, perché erano gli unici non influenzati dalle pitture europee, i soli autenticamente 'messicani: E Frida Kahlo, la più importante pittrice I messicana, moglie di Rivera, I morto a quarantasette anni di cancro, trovò il suo mentore addirittura . in André Breton. Accanto a questi pittori più noti, ci sono delle novità da scoprire: Francisco Goitia, con le sue sconvolgenti figure umane, un quadro che rappresenta la morte di Gabriel Ferndndez Ledesma, quadri poetici dì Abraham Angel, il mondo degli indios del giovane Francisco Toledo, passando dal pathos all'ironia, dal tragico al comico, dalla tenerezza al dolore, dall'estrema povertà alla grande ricchezza. C'è ancora un padiglione riservato alla fotografia. Questo è il vero realismo, la rappresentazione espressiva e tragica della realtà: il soldato ferito, le fucilazioni a Chihuahua, il reggimento di Zapata in marcia, i visi delle soldaderas. Augustin Victor Casasola è l'occhio impassibile che ha ritratto le vittime un attimo prima della morte e i soldati un attimo prima di partire per farsi ammazzare. Hugo Brehme, tedesco che vive da anni in Messico, ha fotografato la sua patria d'elezione con gli occhi incantati dello straniero, mentre Lola Alvarez Bravo ha cercato di fermare con la macchina fotografica i visi delle donne messicane. Non sono fotografie romantiche o messe insieme a scopo turistico. Sono fotografie artistiche nella loro sconcertante semplicità, un documento storico dove la storia diventa presente e la tradizione attualità. Al padiglione della fotografia si arriva ormai stanchi. Peccato, perché da sola questa stanza vale la visita alla mostra. Luisa Ricaldone David Alfaro Siqueiros: «La rivoluzione contro la dittatura porfirìana» (particolare)