Scandalo a teatro di Gian Luca Favetto

Scandalo a teatro 20 ANNI FA LA SFIDA DEL LIVING Scandalo a teatro Washington e Mosca trattano per limitare la corsa agli armamenti, ma la guerra in Vietnam continua. In Biafra si consuma una delle più sconvolgenti tragedie africane. Esce in Occidente il Diario del Che. I pantaloni di 11 a poco sostituiranno le minigonne. Rod Laver trionfa a Wimbledon. Il Comitato centrale cecoslovacco approva il nuovo corso di DuDcek, Breznev no, e la Primavera di Praga precipita in un cupo inverno. Calvino rifiuta il premio Viareggio. La Caselli vince il Cantagiro davanti a Morandi e Dalida. Si insedia un governicchio Leone. Il mercato calciatori si chiude con un giro d'affari di 7 miliardi. Il '68 porta già incise le stimmate necessarie per farsi mito. In quel luglio le illusioni ben modellate navigano fosforescenti come realtà, l'immaginazione sembra a un passo dal potere. Dal teatro giunge un parola d'ordine: «Paradise Now: avvolgere il pubblico e gli attori in una tale gioia che l'impossibile'sembri possibile». Si invoca un teatro libero come propedeutico a un'azione rivoluzionaria non violenta. Si garantisce: «Caro pubblico, il Paradiso ora è possibile: se non lo credete, guardateci un po'». A giurare che il cambiamento è praticabile e che il Paradiso si trova a portata di mano è il Living Yheatre, il gruppo che per primo e con più forza ha lacerato nel dopoguerra gli stilemi e le convenzioni del teatro tradizionale praticando una gestualità, una fisicità ricca e metaforica. Sono Julian Beck e Judith Malina, marito e moglie, artisti, attori, intellettuali americani ebrei, creatori di un'utopia comuni taria e anarchica, collettiva e rigorosa che ha diffusamente influenzato il modo di intendere e di fare teatro degli ultimi trent'anni. Nel '47 avevano trovato il nome per il loro sogno: Living Theatre, appunto. Ma i primi spettacoli sono del '51, allestiti in casa al 789 di West Avenue. Testi di Brecht, Garda Lorca, Gertrude Stein, Picasso, Goodman. Poi anche Rad ne e Pirandello. Una decina d'anni dopo, il realismo secco e allucinante di The Connection, spietato lavoro sul mondo dei drogati. E poi The Brig, durissimo j'accuse sull'addestramento dei marines che tenta di conciliare il teatro della crudeltà di Artaud col teatro politico di Brecht. Grande successo, grande scandalo in America. Persecuzione, arresto ed esilio. Tut- dgdspchp«upCqtassnaladsDsdrbvvTiitnvdsdLmdcdsrguuvCillo fiscale, to merito di un cavillo ti come per Al Capone. Il Living ripara in Europa e la affascina con i Mysteries, la scuote col pessimismo esoterico del suo Frankenstein, la conquista con un'Antigone folgorante. Julian Bedt ormai è un profeta, un maestro: il volto scavato, ascetico; calvo, a cotona i capelli ingrigiti; le sopracciglia folte, lo sguardo profondo. Judith Malina è il suo alter ego, vestita di nero, gradle, pallida, dolcissima, ma risoluta, inartestabilc. Con la loro comunità, suggeriscono che quella dell'attore non è soltanto una professione. Ennio Flaiano, diluendo una goccia di stupore nel proprio scetticismo, si accorge che «la loro occupazione principale è di vivere con un certo slancio». ★ * Quel 2J luglio 1968 chi fino ad allota aveva finto disinteresse, se ne accorge: un ceno teatro, ne ha abbastanza della ptigione dell'atchitettura d'elite e della barriera tra arte e vita; vuole invadere la strada e portare la strada in scena. Il Living dà l'esempio. Incarna, del '68, l'anima anarcopacifista e la traduce in evento spettacolare, in celebrazione-manifesto. Non soltanto lo gtida, Paradise New, ma lo realizza ad Avignone, nel tempio teatrale che Jean Vilar aveva edificato 21 anni prima. E' lì che deflagra l'estremo scandalo del teatro desideroso d'essere vita. Il grande regista viene travolto dallo spirito del tempo. E poco dopo si ritira, imitando De Bosio, che ha lasciato lo Stabile di Torino, Strehler, che ha abbandonato il Piccolo (vi ritornerà nel 72), Barrault, dimessosi dalla direzione dell'Odèon di Parigi, e Besson, congedatosi dal Deutsches Theatre di Berlino Est. Il riformatore Vilar si è ritrovato dall'altra parte della barricata: guardiano dell'ordine, a impedire che le porte del teatro si spalanchino per tutti. Questo chiede il Living: «Ouvrez Ics portes». E al pubblico urla: «Montez sur scene». Paradise Now non è solo uno spettacolo, è un'azione politica che dal Clottre des Carmes vuole salpare alla conquista delle piazze. Rappresenta l'utopia di un Maggio ogni seta. Contro la violenza della società. Il tema è la Rivoluzione. Julian Beck candidamente assicura: «E uno spettacolo religioso». Viene pensato e architettato a Cefalù in un'atmosfera solare da bohème aristocratica nella sede del Club Mediterranée. Dopo anni di lavori angosdosi, segnati dalla crudeltà artaudiana, la nuova opera dev'essere un'esplosione di gioii Alla base della miracolosa ascesa rivoluzionaria verso uno stato di vita supcriore d sono Bibbia e Talmud, filosofie orientali e inclinazioni esoteriche. Trascorsi tre mesi in Sicilia, il Living raggiunge Parigi in tempo per vivere l'insurrezione gauchiste e schierarsi a favore dell'occupazione dell'Odèon. Il 1} maggio si trasferisce ad Avignone, dove per più di due mesi prova nel vecchio Lycèc Mistral. Beck program ma: «Il lavoro di Paradise Now deve accordarsi con dò che accade a Parigi e in Francia. Si deve ripensare la pièce, la sua struttura, le tappe rivoluzionarie ». Tutta l'attenzione del gruppo si sposta sul pubblico. Intorno al Living si e raccolta una vera e propria comunità una corte dei miracoli che spaventa autorità e benpensanti. Contro questa variopinta tribù avvengono un paio di attentati e una violenta campagna di stampa. Lo scandalo è inevitabile al debutto di Paradise Now, che si presenta come un luddo itinerario verso la liberazione, come un viaggio onirico in otto stazioni, ciascuna delle quali si compone di tre distinti momenti: un rito, che conduce a una visione, che si scioglie, in un'azione, che si raggruma nel silenzio necessario per salire il successivo gradino del Paradiso. Dal Gradino del Bene e del Male fino a quello di Dio e dell'Uomo. L'unico artificio è l'alternarsi del colore delle luci. Il suono è affidato all'espressione vocale e al corpo degli attori, che si spogliano e invitano il pubblico a liberarsi dei vestiti e di ogni prigione mentale, a salire sul palcosce- nico e a continuare poi la festa e la lotta in strada. Le autorità tollerano per tre giorni. La quarta replica viene proibita per ragioni d'ordine pubblico. Julian Beck e Judith Malina abbandonano Avignone pache «la nostra arte non può più essere messa al servizio di quelli i cui atti contraddicono assolutamente dò in cui noi crediamo». Ormai — consd amente, ma non senza contraddizioni — il Living è al di là del teatro. Per un anno e mezzo va in giro con il suo Paradiso, modificato e adattato alle varie situazioni contingenti e sempre più proteso fuori dalla scena. Ottanta rappresentazioni e mille peripezie. In .Svizzera gli viene negato il permesso di soggiorno. Nel Connecticut la compagnia è arrestata dopo la prima rappresentazione. Spettacolo sospeso in Massachusetts. Ancora arresti in California. Durante la prima italiana a Torino, la direzione del teatro Alfieri fa calare il sipario. A Roma, nella Facoltà di Legge, la rappresentazione è interrotta dalla polizia per mancanza di autorizzazione e indecenza, e la compagnia viene espulsa dall'Italia. Un mese dopo, il 10 gennaio 1970, l'ultima replica allo Sportpalast di Berlino. Il giorno successivo uffidalmente il Living si scioglie e si divide in quattro gruppi. * * Usare dal teatro è la naturale conseguenza dell'idea ispiratrice di Paradise Now. Si sente il bisogno di passare all'azione, dopo aver preso cosdenza che sempre e comunque, purtroppo, per dirla con Marcuse «la necessità estetica dell'arte sovrasta la terribile necessità della realtà». Si riconosce uno scacco, il fallimento di un'intera generazione di teatranti impegnati. Una cosa non si è potuta risolvere, una malinconia e una rabbia insieme: il teatro è solo teatro, non altro; rutt'aJ più è un dancing per gli dei, come ha riconosciuto Julian Beck Spinto ai limi ti estremi, forzato, si sfalda. E' un'illusione fragile cui il Li ving ritorna solo più tatdi, ma come svuotato, con la mente altrove, però sempre coerente con se stesso e con l'ossessione di distruggere non i limiti dell'arte, bensì quelli della vita. Inguaribili romantid. Generosi manicheisti in buona fede. Dopo di loro, qualcosa — appena qualcosa — non è più stato come prima. Gian Luca Favetto