Guesh Patti ed Etienne

Viaggio (metafisico) attraverso la West Coast ^STB TEATRO / Un sabato sera al Festival, nel cortile del Palazzo del Collegio, tra prosa e cabaret, tra «incubi» e divertimenti Viaggio (metafisico) attraverso la West Coast «Mind Freight», la performance del gruppo californiano «Nighletter», desta curiosità, e un po' di noia Una porta si apre cigolando e una lama di luce rossa investe il palcoscenico: è un attimo. Subito la porta si richiude, con cigolii sinistri. La scena piomba nell'oscurità mentre la notte, intorno a noi, si anima di suoni, sciacquìi, sciabordìi, acciottolìi, tramestìi, sospiri: sul palcoscenico si accende d'improvviso una gran spirale luminosa che ricorda uno zampirone e un odore grommoso a%'volge il pubblico. Nasce una speranza: servirà, per le zanzare? Zanzare da festival, voracissime. Non serve: e le signore rassegnate tirano fuori dalla borsetta l'immancabile Aulan che insieme al programma fa parte integrante del corredo per spettacoli all'aperto. Sabato sera alle 22, ad Asti, e andato in scena nel cortile del Palazzo del Collegio Mind Freight (o Viaggio della mente) allestito dal Nightletter Theatre per il ciclo dedicato alla West Coast. 11 Nightletter. leggiamo, nasce a Berkeley. California, nel 1980 ed è formato dagli artisti più compositi, pittori, linguisti, scultori e «performance artist.: apporti diversi che risultano evidenti dalla gran miscellanea di suoni, figure, luci e colori che si snoda davanti ai nostri occhi. Ecco: la porla si riapre con cigolii esaspe¬ rati e sul palcoscenico filtra una lama di luce azzurra. E' il via. Entra uno strano essere col muso di tapino e gli stivali da pesca, mezzo mostro e mezzo robot, il quale con voce da ventriloquo, attraverso un registratore appeso sulla pancia, emette suoni molto scanditi, come alla Berlitz, durante le lezioni di pronuncia: «The-re-is-so-me-bo-dywatch-ing». Si tratta, evidentemente, dell'apporto dei linguisti. Subito a tenergli compagnia un altro mostro-robot color ardesia, stessi stivali da pesca, altrettanto misterioso e patetico, anche lui col registratore sulla pancia. I due devono essere vecchie conoscenze perché si ritrovano facendo grandi feste, con ululati da sirena. Sembra un concerto per autoambulanze. Intanto, uno strano volto trasparente e giallo, compare dietro le finestre del Palazzo del Collegio e leggero, a balzi, passa da una vetrata all'altra, come un ectoplasma di epoca Ming. Il pubblico guarda, incuriosito. Lo spettacolo prosegue in un crescendo di immagini che vengono proiettate sulle quinte, ondeggiano, si intersecano, di presenze che passano rapide dietro un velo teso sul fondo a sfumare i contorni, per rendere tutto indefinito e come sospeso tra sogno e realtà. Un mimo in calzamaglia color carne e una gran testa lucente (un feto, un extraterrestre?), attraversa la scena con movenze leggere, più da automa che- da elfo: infine, si lascia cadere su una sedia impagliata e rimane li, presenza immobile, come i manichini dei quadri cubisti. Sensazioni, messaggi onirici, incubi, sogni: cosa mai vorranno dire? Ogni spettatore è libero di interpretarli secondo la sua fantasia, di ritrovarvi memorie lontane, complessi freudiani, speranze, passato, presente, futuro. Su uno schermo si avvicendano immagini, segni, pennellate di colore: grafica, cubismo, pop-art, simbolismo. Ecco l'immagine di un signore nudo e bianco di schiena seduto, su sfondo di onde marine: potrebbe essere un omino di Magritte. ma invece del classico «chapeau me- lon- sulla testa a uovo ha uno sportello spalancato, nel vooto. Non manca neppure qualche tocco alla Spielberg, dio dell'americano medio: fasci luminosi, suoni lontani, voci alla E.T. e poi due labbra fosforescenti che si aggirano nella notte, compiono evoluzioni sulla testa del pubblico, chiacchierano, ridono, sussurrano. Quindi, minuscoli aeroplani da wargames, paracaduti che si aprono e vengono ingoiati dal suolo, luci ammiccanti come quelle dei flipper: tante idee, troppe. Il pubblico, stordito, non segue neppure più quello che gli viene proiettato, dietro la schiena: qualcuno, sbadiglia. Qualcuno, non visto, esce dalla comune. Questi viaggi un po' onirici, un po' metafisici e molto infantili, sono forse più adatti alle menti americane, che non alle nostre. Comunque, dopo un'ora esatta, tutto è finito: le due bestie si tolgono la maschera per rivelare naturalmente due belli, mentre una ragazza bionda e lattea emerge sorridente dalle spoglie del mimo, e anche le ombre, i rumori, i fantasmi si materializzano acquistando il fisico di quattro baldi giovani americani. D. pubblico sfolla lentamente, perplesso: sarà stato un sogno, oppure un incubo? d. gìan.

Persone citate: Magritte, Spielberg

Luoghi citati: Asti, Berkeley, California