Truffaut il cinema puro amore

Truffaut, il cinema puro amore NELL'EPISTOLARIO IAWENTURA DEL REGISTA E DELL'UOMO Truffaut, il cinema puro amore «Correspondance» raccoglie 500 lettere dell'autore di «1400 colpi» e «Jules et Jim» - Dal '45 (a 13 anni scriveva una cartolina postale dal mare) fino all'84 quando era già colpito dal tumore al cervello - Il rigore del critico di classe - In lacrime davanti a un film di Godard - Dopo «Z-L'orgia del potere», scrive a Costa-Gavras: «Caro signore, mi è piaciuto molto» Piano piano, due ragazzi nella Parigi del '44 fingono di andare a scuola e rientrano di nascosto in un appartamento sfitto. Sembra di sentire il loro esasperato scalpiccio nel breve viaggio d'andata e d'intuirne le movenze felpate nel difficile viaggio di ritorno. Siamo in febbraio sotto l'occupazione dei tedeschi e l'avventura si svolge al gelo perché nessuno più riesce a trovare il carburante per i termosifoni. Robert è robusto, sulla via dell'adolescenza, sicuro nel tessere la piccola trama dell'inganno. Francois, più giovane, non dimostra i suoi 12 anni e non dimostra nemmeno una particolare destrezza. L'uno con sicumera e l'altro con affanno, entrambi si gettano su un lettone senza svestire il cappotto e senza togliersi 1 guanti. Comincia il momento conclusivo di una monelleria che non ha precedenti. Insieme i due amici leggono a lume di candela Le Pére Goriot e l'Hemam. Tutte queste bugie per amore dei libri. Ma nella medesima stagione fiorirà l'amore per il cinema. Robert (Lachenay) e Francois (Truffaut) moltiplicheranno le loro innocenti astuzie per passare sotto il naso della ronda tedesca e sfilare dalle vetrine poco illuminate dei cinematografi i manifesti con le foto di Gaby Morlay e Michèle Morgan, di Jean Gabln e Fernandel. Cosi nascono le vocazioni commenta il delegato generale del Festival di Cannes, Gilles Jacob — il quale offre ora con la pubblicazione della Correspondance di Truf faut nelle edizioni «5 Continents» di Hatier un nuovo modo di guardare l'artista. Jacob, che ha lavorato d'in tesa con l'amico Lachenay e con Claude de Givray, raccoglie 500 lettere di Truffaut dal '45 — aveva 13 anni, è una cartolina postale dal mare — fino all'84 quando lo aveva già colpito il fatale tumore al cervello, n regista muore e lascia 21 film, 4 cortometraggi, 10 sceneggiature e 10 libri. Lascia delle donne che lo hanno amato. Lascia tre figlie. C'è tutto in queste pagine che costituiscono uno scambio curioso e emotivo di esperienze tra il cineasta e l'uomo, tra il talento pubblico e l'individuo nel suo privato. Manca soltanto una testi monianza, fondamentale per la sensibilità dell'autore de / 400 colpi e di Jules et Jim. André Bazln, l'uomo che salvò Truffaut dalla delinquenza precoce, non ha mai conservato la loro corrispondenza. Nelle altre lettere, qua e là, si scorge quanto il giovane artista sbandato dovesse al maestro calmo e sereno che gl'insegnò a vincere l'oscenità del mondo attraverso un amore puro ed espansivo del cinema. Bazin, che fu critico di grande acume, indirizzò istintivamente il giovane amico verso la pratica delle recensioni e dei servizi giornalistici. Di questa professione Truffaut fu un rappresentante geniale ad Arts e ai Cahiers du Cinema, dove la sua rottura con il cinema di papà esplose netta ma non arida. D. critico si vedeva già dietro la cinepresa e partecipava alla discussione su un'opera qualsiasi con un trasporto totale, il che miracolosamente non ne ottundeva le qualità di sintesi e di chiarezza. Ed ecco che da critico soffre già come regista. Fedelissimo alla scelta professionale, non esita a sfogarsi con Odette Ferry, responsabile della pubblicità alla Paramount, in occasione della richiesta d'una precisazione a proposito dei registi Daniel e Delbert Mann che aveva per una volta confusi. Capisce la necessità di queste telefonate al suo giornale ma ribatte: 'Quando esce un film di Hiteheock e io ne scrivo tre o quattro articoli elogiativi, nessuno ritiene di dovermi manifestare la sua soddisfazione. Spero di rimanere il più indipendente possibile fino al giorno in cui abbandonerò la critica per fare a mia volta dei film: Eppure l'atteggiamento razionale verso il cinema non gli risulterà mai completamente ostico. Con un tocco di suspense scrive a Helen Scott, l'addetta al French Film Institute di Los Angeles, di avere rivisto Vivre sa vie di Jean-Luc Godard: «E, Dio mio, io non piango poi sovente al cinema...-'. Persino nell'ultima lettera indirizzata a un'intellettuale americana. Annette Insdorf, nel gennaio dell'84 quand'è già stato operato di aneurisma, gli viene bene una sortita assolutamente ad effetto: •La critica cinematografica ha vent'anni di vantaggio sulla medicina ufficiale perché, fin dalla comparsa del mio secondo film Tirate sul pianista, avevo affermato che un film simile non poteva essere stato girato da uno con il cervello che gli funzionasse normalmente: n rispetto e l'affezione per la critica indicano un atteggiamento costantemente razionale verso l'arte e la vita, che stupiscono soprattutto in una personalità tanto calorosa e tanto lirica. Truffaut è il tipo che dice senza mezze misure a Helen Scott: «La verità è che io m'innamoro delle persone attraverso i film mentre per voi avviene il contrario. Evidentemente avete ragione voi perché le persone sono più importanti della celluloide». Ed è anche 11 tipo che dopo Z L'orgia del potere prende carta e penna per rivolgersi al regista Costa-Gavras, che ha visto una volta in vita slodipcm sua: «Caro signore, volevo solamente dirvi che mi è piaciuto molto; è un film ora logico ora bello, utile insomma, cosa difficilissima*. O che si ritrae imbarazzato di fronte a una proposta di onorificenza da parte del Centre National de la Cinématographie: «Non ho nemmeno il certificato elettorale. Capirete che, del tutto sprovvisto di senso civico, sarebbe disonesto da parte mia sollecitare qualsiasi onore da parte della nazione-. In realtà il senso civico e l'impegno ideologico non gli difettano al punto che non esita ad insegnare il mestiere al ministro dell'informazione Alain Peyrefitte quando minaccia di censurare tre sequenze di Le joli mai di Chris Marker. Gli ricorda quando parlava in favore della pluralità delle opinioni, gli ricorda che il cinema non deve trovare gli ostacoli che sono evitati alla stampa: -Al di fuori delle pressioni economicfie e degl'interessi commerciali, ci sembra essenziale che le divergenze possano esprimersi sullo schermo'. Il rigore tagliente del critico di classe torna in una lettera vergata con calma per il presidente della Corte di Sicurezza Nazionale, il quale aveva proibito la diffusione del giornale La Cause du Peuple. Francois Truffaut. con Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, ne organizza una provocatoria distribuzione sui Champs Elysés per attirare il burocratico intervento della polizia. B regista (c'è una vecchia fotografia che lo dimostra) si presenta con una bella pettinatura, in completo scuro con camicia bianca e cravatta: nessuno gli dice niente. Sembra più naturale al flic prendersela con un vecchio dallo sguardo spento che porta un lrusto giubbotto in daino. Solo alla sua protesta di avere meritato il Nobel, gli consentono di proseguire. Morale, signor presidente: «Non posso terminare questa mia testimonianza se non raccomandando ai miei colleghi strilloni di La Cause du Peuple di indossare il vestito della domenica e, nel caso, di rifiutare il Premio Nobel: In una lettera di condoglianze all'attrice Tanya Lopert per la morte di suo padre, il produttore e distributore Uya, si coglie con autentica commozione l'idea di partenza di uno dei film più belli: Lo camera verde che Truffaut dirigerà e interpreterà {•perché non si vive soltanto in compagnia dei vivi ma anche con tutti quelli che hanno contato nella nostra vita-). Se talvolta Francois Truffaut si rivela lirico controvoglia, ecco che subito concede il primo piano al corrispondente. Robert Lachenay quando ritiene che l'amico parta volontario per l'Indocina, non gli fa l'elenco dei grandi sentimenti e dei grandi fatti ma gli insinua di non perdere di vista la vita a Parigi: film e letture, caffè ristretti e mostarde forti, una valanga di frites, le patatine che in Francia hanno davvero un altro gusto. Del resto questo regista corteggiatissimo ovunque non lavorerà mai all'estero, se non per la colorita interpretazione in Incontri ravvicinati del terzo tipo per Steven Spielberg in America. Si sentirebbe spaesato, perderebbe la spontaneità. Si considera magari una puttana «ma carina, furba e raffinata, di quelle che non rinunciano mai al cappello e alle calze-. Il libro, a parte alcuni bisticci per questioni tecniche, si legge d'un fiato come un romanzo d'amore. Ebbene le lettere passionali sono proprio le uniche che mancano, inviate dal regista a un notaio e protette da una discrezione totale. Diverso è l'amore di Truffaut, professato 24 volte al secondo, cioè quanti sono i fotogrammi di un'inquadratura. Amore per il cinema, cioè per la vita. E allora ha ragione Jean-Luc Godard nel mormorare, al termine della prefazione per la Correspondance. che personalmente lui è vivo mentre Francois è morto. Però non si ava-erte differenza alcuna: •N'est-ce pas?-. Piero Perona Parigi. Il regista Francois Truffaut durante le riprese di «Gli anni in tasca» (Ansa)

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