Cresce la «vacanza naturale»

Cresce la «vacanza naturale » La voglia di un ambiente pulito e di cibi genuini lancia l'agriturismo Cresce la «vacanza naturale » Un fatturato di 140 miliardi e oltre 6 milioni di presenze - Il presidente Agriturist, Velluti Zati: «L'inquinamento e le coste invase dal cemento spingono alla ricerca di alternative» DAL NOSTRO INVIATO ROMA — Nelle campagne italiane sono cresciuti settantacinquemila letti. Questo nuovo «prodotto agricolo» spuntato un po' per volta e che ha trovato il suo miglior terreno nelle zone collinari, si chiama agriturismo. Nato nei Paesi anglosassoni, sembra nella verde Irlanda, si è diffuso rapidamente anche in altri Paesi di cultura, tradizione ed economia profondamente diverse. In Italia se n'è incominciato a parlare alla fine degli Anni 60. Dice Simone Velluti Zati, presidente dell'Agriturist: "Noi siamo stati i primi a proporre questo tipo di vacanza nel 1966. Ma il decollo si è avuto nel 1975, quando abbiamo pubblicato la nostra prima guida con un elenco di trecento aziende che offrivano ospitalità rurale». Adesso le aziende agrituristiche sono 6800, all'ufficio studi dell'Agriturist di Roma stimano che l'anno scorso nelle campagne ci siano state 6,3 milioni di presenze turistiche, di cui il 35 per cento di stranieri. Il settore è in sviluppo: siamo ancora lontani dai 300 mila posti letto dell'Austria e dai 250 mila della Francia ma, afferma Velluti Zati: "Entro breve tempo speriamo di arrivare a centomila letti disponibili». L'offerta è distribuita in maniera sbilanciata. Spiega il presidente dell'Agriturist: •C'è una concentrazione molto forte nel Trentino-Alto Adige, che per antica tradizione d'ospitalità rurale è stata la prima a partire. Inoltre la legislazione delle Province autonome di Trento e Bolzano ha aiutato immediatamente gli agricoltori in questo settore. Questo modo diverso di offrire una vacanza è abbastanza sviluppato anche nel Friuli-Venezia Giulia e in genere in tutto il Settentrione. Si sta muovendo bene il Piemonte, specialmente nella provincia di Asti, con circa 120 aziende. Altre zone in cui l'attività agrituristica è in espansione sono quelle dell'Italia centrale, specialmente in Toscana e nell'Umbria, dove le richieste da parte degli stranieri rappresentano il 60 per cento del totale». Nel Meridione non ci sono ancora molte aziende, un certo svi¬ luppo si è registrato in Puglia, dove nella zona dei trulli vi sono richiami turistici molto interessanti. Una modesta forma di agriturismo si sta avviando anche in Sardegna. Qual è la vera filosofia dell'agriturismo? Che cosa vogliono i turisti? Spiega Velluti Zati: •£' difficile dare una risposta, perché sono tanti gli elementi. Una ricerca fatta dalla Comunità europea ha rilevato che il SO per cento della gente predilige l'ambiente. Chi vive in città tutto l'anno ha la necessità di trovare un paesaggio bello: per questo noi raccomandiamo sempre di curare l'edilizia rurale per far trovare un paesaggio il più incontaminato possibile. I villeggianti cercano soprattutto tranquillità, ma bisogna garantire, specialmente per i giovani, la possibilità di trovare dei divertimenti. Sport legati alla campagna: passeggiate, equitazione, tennis. Un'altra richiesta è quella della cucina semplice, familiare: la gente vuole prodotti naturali, piatti tipici che si rifanno alle tradizioni contadine». Quanto costa una vacanza in campagna? Il prezzo medio per persona varia dalle 15 alle 18 mila lire al giorno. L'anno scorso il giro d'affari è stato di 140 miliardi. Questo modo nuovo di fare turismo sta interessando sempre più i villeggianti di ogni età che nella vita all'aria aperta non trovano solo l'occasione per essere più liberi, ma scoprono un patrimonio dimenticato di valori semplici e genuini. La richiesta è destinata ad aumentare nei prossimi anni, dice il presidente dell'Agriturist, -per le ragioni che tutti conosciamo: l'inquinamento del mare, la cementificazione delle coste. Lo spazio rurale, quindi, diventerà infuturo sempre più richiesto. Ci sono pero alcuni limiti: la mancanza del denaro da parte degli agricoltori che devono ristrutturare e ammobiliare le loro vecchie case e la burocrazia, che rende difficile ottenere le autorizzazioni-. Superata l'originale diffidenza dei contadini, restii all'inizio ad aprire le porte delle loro fattorie ai cittadini costretti a trascorrere la loro vita nelle grandi città, l'attività agrituristica in questi ultimi anni ha avuto un vero e proprio boom. Specialmente nel Trentino-Alto Adige che con le sue circa quattromila aziende (oltre 40 mila posti letto) rappresenta più della metà dell'offerta del turismo rurale su tutto il territorio nazionale. Le malghe, tipiche costruzioni d'alta montagna dove i bovini trascorrono la stagione estiva per sfruttare l'erba dei pascoli alpini, sono state ristrutturate per ospitare i turisti e, soprattutto, per offrire la possibilità di consumare, nella cornice delle vette dolomitiche, formaggio, latte fresco, ricotta ed altri prodotti del posto. Ma i pasti tipici possono essere consumati soprattutto nei caratteristici locali rustici che i contadini trentini e sud-tirolesi hanno ricavato dagli scantinati. In Alto Adige, nei mesi di settembre e ottobre, si affittano persino i meli: con una modestissima spesa l'ospite ha a sua disposizione un albero intero, per starci all'ombra o per cogliervi i frutti. Francesco Pomari

Persone citate: Simone Velluti Zati