Un'ondata di sfratti affonda gli alberghi

Un'ondata di sfratti affonda gli alberghi In Italia circa 1200 imprese dovrebbero chiudere i battenti entro la fine dell'anno Un'ondata di sfratti affonda gli alberghi Roma è in testa con 300 esecuzioni, 100 a Firenze, 30 a Torino • La Federazione chiede il vincolo di destinazione nella riforma della legge dell'equo canone - Difficoltà per i Mondiali del '90 e il mercato europeo del '92 - Intanto s'è iniziata ['«invasione degli stranieri» ROMA — Nel mondo alberghiero italiano è scattato l'allarme. Due scadenze, i Mondiali del '90 e il mercato unico europeo del '92, hanno convinto la Federazione associazioni alberghi e turismo (Faiat) ad agire. Punto di partenza è l'ondata di sfratti, in gran parte esecutivi entro dicembre, che ha colpito imprese di ogni dimensione e livello: sarebbero circa 1200 sul territorio nazionale. Precisa il vicepresidente vicario, Amato Ramondetti: "Ed è logico che al centro degli interessi siano soprattutto i locali esistenti nei centri storici delle città con ricchi patrimoni d'arte e forte attrazione turistica'. Sia che si voglia conservare la destinazione d'uso (una minima parte), sia che si vogliano adibire gli edifici a banche o uffici (la maggioranza), la guerra del rincaro dei canoni e delle disdette ha preso il via. Qualche esempio: Roma vanta una sorta di record italiano con oltre 300 sfratti; un centinaio a Firenze, circa 50 a Milano e a Napoli, oltre una trentina a Torino. In pochi mesi potrebbe andare a fondo un patrimonio alberghiero che già lamenta carenze e necessità di investimenti, proprio mentre l'Italia si prepara, in alcune sue città, alle partite dei Mondiali di calcio e all'invasione di giornalisti e tifosi da tutto il mondo (certo dall'Europa) con un flusso turistico stimolato da articoli, esperienze e racconti che ogni intervenuto potrà diffondere. Mentre il ministro Ferri sta predisponendo la riforma dell'ormai famosa legge 392, o •dell'equo canone', e le sue prime indicazioni sugli appartamenti sono già nell'occhio delle critiche e delle controproposte di inquilini e piccoli proprietari, la Faiat ha inviato a tutte le Unioni regionali, appena il 26 luglio scorso, un documento con le indicazioni di massima allo studio di un'apposita commissione legislativa (coordinatore Amato Ramondetti). Si cercano soluzioni 'Originali per un equo contemperamento degli opposti interessi tra proprietà ed impresa-. Di fronte a richieste di aumenti del canone che variano, secondo località e tipo di albergo, dal 100 al 500%, e alla disdetta già data o minacciata, la categoria si organizza, affida a specialisti la revi¬ sione delle proprie proposte tecniche, spera nell'aiuto della classe politica, "perché la nostra immagine turistica, anche in vista dei Mondiali, è seriamente compromessa dalla scadenza della proroga dei contratti di locazione'. Si cercano rimedi e meccanismi che possano conciliarsi con una economia in via di sviluppo. Si desidera stimolare nuovi investimenti. Si mira a fare crescere la qualità dell'offerta. Ma soprattutto, si vuole un patto di pace: «Facciamo cessare le liti: In effetti, se sfrattare una famiglia è già azione irta di difficoltà e non priva di traumi, se traslocare un negozio o una bottega artigiana non è indolore, obbligare un albergo a chiudere, trasferire le attrezzature di cucine e servizi, ammortizzare il costo dei lavori di restauro, di arredamento delle stanze, di manutenzioni, è tutt'altro. Questa è la "Specificità' delle locazioni alberghiere che, più di altri settori, hanno l'esigenza di continuità e durata: quindi, una previsione non teorica del diritto di prelazione del conduttore e maggiore tutela per l'avviamento commerciale con una normativa più severa nei casi di disdetta immotivata. Il vincolo di destinazione d'uso diventa "inderogabile' per la tutela del nostro patrimonio ricettivo. La legge esiste, risale all'85; demanda ai piani regolatori regionali che, a loro volta, scaricano sui Comuni. Cosi accade, ad esempio a Torino. Dice il presidente dell'Associazione alberghi torinesi, Bernardino Garetto: "Un ordine del giorno dell'amministrazione comunale, nel dicembre '87, ha visto tutte le forze politiche schierate a favore delle richieste degli albergatori: bloccare le chiusure delle aziende; in un incontro (20 luglio) la II commissione urbanistica ha ribadito questa necessità: difendere la struttura ricettiva esistente per non penalizzare ancora l'immagine turistica della città'. Un confronto seppur limitato a Torino e Milano dà un'idea della diversità delle situazioni: circa 8500 posti letto nel capoluogo piemontese (comprese le locande); circa 30 mila posti letto nel capoluogo lombardo. E a Milano già ci si batte per arrivare entro il '90 a 10 mila posti in più. A Torino, invece, si punta con maggiore pruden¬ za su circa mille in più nell'arco di tre-cinque anni e mentre, negli ultimi mesi, è stato riaperto dopo restauro un solo albergo con 120 posti letto, nel centro storico l'Imperia (70 letti) e il San Silvestro (110) sono chiusi da circa tre anni,' per entrambi si teme il cambio di destinazione d'uso. Altri due, il Bologna e il Campo di Marte (oltre 50 stanze), hanno lo sfratto per dicembre. Ma se l'Italia si muove sui lenti ritmi delle proposte normative e delle operazioni burocratiche, all'estero non si dorme. In vista del '92, i grandi trust alberghieri internazionali hanno dato il via all'invasione. Sir Rocco Forte, figlio del baronetto Charles, origine italiana legata al regno dei Borboni, un impero di circa 800 alberghi nei cinque continenti, ha recentemente comprato L'Excelsior Gallia di Milano, il Palazzo della Fonte di Fiuggi, e l'Eden, uno dei più rinomati alberghi di Roma, dopo aver ottenuto la concessione per costruire e gestire il primo albergo dell'aeroporto Leonardo da Vinci. Si parla di investimenti per centinaia di miliardi. Simonetta Conti

Persone citate: Amato Ramondetti, Bernardino Garetto, Borboni, Gallia, Leonardo Da Vinci, Rocco Forte, Simonetta Conti