I presidi chiedono una scuola aperta del mondo del lavoro di Clemente Granata

I presidi chiedono una scuola aperta al mondo del lavoro Lettera-dossier dal Piemonte: si rivaluti la manualità I presidi chiedono una scuola aperta al mondo del lavoro «La media inferiore e superiore non offre validi modelli d'interpretazione della realtà» TORINO — Ecco un gruppo di alunni seduto accanto ai banchi intento a prendere diligentemente appunti, ecco U professore che spiega. Immagini di vita ordinaria in una scuola. Eppure c'è un qualcosa di anomalo. Perché il calendario prevede per gli studenti, durante quella stessa ora, una lezione di educazione fisica. Dove si trova la palestra? Dove pertiche, anelli, quadri svedesi? n fatto è che nelle medie o nelle secondarie superiori l'ora di ginnastica si trasforma a volte in un'ora dedicata alla teoria, non al movimento, al «fare». C'è un'eccessiva tendenza all'astrazione, anche là dove dovrebbe regnare la pratica. Lo segnalano alcuni capi d'istituto della provincia di Torino, aderenti alla locale Associazione presidi, diretta dalla professoressa Paola Cornaglia. E non è che un piccolo assaggio. I presidi, in realtà, conducono una vera e propria requisitoria nei confronti della media e della secondaria superiore italiane. Essa, a loro avviso, non aiuta gli alunni ad approfondire la conoscenza, non offre validi modelli d'interpretazione della realtà, non sa più che cosa sia la «manualità», la concretezza, la cosiddetta «operatività». La denuncia, per certi' aspetti clamorosa perché parte dall'interno stesso deUa scuola, è contenuta In una lettera-dossier, che sarà inviata in un primo tempo soltanto agli associati e, in seguito, a tutti i 400 capi istituto del Piemonte. Non ci troviamo, però, di fronte a una lamentela senza costrutto, a uno sterile piagnisteo. I presidi cercano di andare alla radice dei mali e offrono indicazioni per la cura. Non è un caso. *ll nuovo contratto della scuola — ci dice la preside Cornaglia — ripropone con vigore la funzione di coordinamento, di stimolo dell'attività scolastica, che è propria del capo d'istituto e che negli ultimi anni era stata troppo sacrificata. Quando sarà approvata la legge sull'autonomia le cose potranno andare ancora meglio: "il preside — afferma il professor Bruno Zallio, che dirige la scuola media di Avigliana — può tornare a svolgere un ruolo di notevole importanza nell'ambito della programmazione scolastica. Preside manager? Per la verità non so se sarà piùo meno manager, so però che potrà svolgere in modo incisivo una funzione diretta al miglioramento della scuola». Se il preside non è più, o non è soltanto più, la vigile «sentinella» dell'ordine stabilito, come lo volevano passati ordinamenti autoritari, allora può anche scendere in campo, trasformarsi in critico attento e puntuale. I capi d'istituto della provincia di Torino accettano con entusiasmo un simile compito e partono subito all'attacco. Sottolineano che la scuola, sia la media, sia la secondaria superiore, è veramente mal ridotta. Nelle medie, per esempio, ci sono meno alunni. La circostanza potrebbe favorire la preparazione. E invece no, il rendimento scolastico è in costante caio. Nelle secondarie superiori che avviano a un'attività, come gli istituti tecnici, s'insegnano professioni con criteri e • contenuti vecchi anche di dieci anni. Non è finita, denunciano i presidi. Quante volte nelle scuole si ha l'impressione di assistere a uno sterile "bla, bla, bla», a discorsi inconcludenti? Il fatto è che non sempre si coltiva la conoscenza. E «conoscenza» vuol dire anche nozione, elemento costitutivo del sapere. Occorre dunque provvedere: cosi come è indispensabile fornire agli alunni nuovi modelli d'interpretazione, indurli a ricorrere al metodo scientifico, e, in generale, predisporre nuovi programmi. Ma, come dicevamo all'inizio, è opportuno soprattutto rivalutare l'«operatività». C'è, in sostanza, l'impressione (e si tratta a volte di qualcosa di più di un'impressione) che nelle nostre aule circoli troppo fumo e che si trascuri la sostanza. Una maggior aderenza alla realtà non guasterebbe, dicono i presidi. In caso contrario, si può arrivare al caso, per certi aspetti paradossale, di una lezione di educazione fisica condotta esclusivamente a tavolino. L'operatività, sollecitata dai presidi, è uno degli obiettivi «trasversali» della scuola, nel senso che può interessare tutte le discipline. Essa va, per esempio, dalla redazione di un giornale di classe o d'istituto alla capacità di fare una ricerca sulla salute, sull'ambiente, sul territorio, dalla produzione di un grafico alla realizzazione di un intero progetto anche nel campo informatico. «Operatività», sottolineano i capi d'istituto, è anche capacità di misurarsi, dunque di conoscersi. Di qui deriva l'opportunità di un legame con il mondo del lavoro, in particolare con le industrie. Visite, periodi trascorsi in azienda sia per gli alunni delle medie, sia per quelli delle secondarie superiori. Ciò sta a significare che i due tipi di scuola vanno collegati, in vista soprattutto della prossima istituzione del biennio. Forse non mancheranno le critiche alla clamorosa uscita dei presidi. Ci sarà chi, forse anche in modo affrettato, parlerà di nostalgia dell'antico avviamento professionale e di fretta nello spingere il ragazzo a fare scelte, che lo impegnano in modo definitivo. I presidi lo negano. Ma questa, comunque, altro non è che la riproposizione di un dibattito sulla scuola in corso nell'intero Paese. Clemente Granata

Persone citate: Bruno Zallio, Cornaglia, Paola Cornaglia

Luoghi citati: Avigliana, Piemonte, Torino