Il telefonista pentito «Liberate Marco Fiora»

Politecnico, rischio di paralisi Con il numero chiuso a Milano centinaia di matricole verranno a Torino Politecnico, rischio di paralisi Timori per una pesante ricaduta di studenti provenienti da altre regioni - Il rettore: «Non possiamo sopportare un ulteriore aumento della popolazione scolastica. Tuttavia non rifiuteremo nessuno: c'è bisogno di ingegneri» - Un progetto per ampliare le strutture presentato nell'87 risolverebbe, senza eccessive spese, i problemi di affollamento Nessun limite per le Iscrizioni al Politecnico. Il rettore, Rodolfo Zich, esclude il numero chiuso anche se non nasconde le preoccupazioni per la decisione del collega milanese, Emilio Massa, di ammettere entro le mura della mitica «Città degli Studi» unicamente matricole provenienti da alcune province lombarde. Zich teme una pesante ricaduta degli studenti provenienti dalle altre regioni sulle strutture di corso Duca degli Abruzzi (facoltà di Ingegneria) e di corso Massimo d'Azeglio (facoltà di Architettura), già sotto pressione per l'affollamento di tutti i corsi: 12.500 iscritti nell'anno accademico '87-88 di cui 3700 fuori corso. Il Politecnico è dimensionato come aule e docenti (430 insegnanti, 125 ricercatori, 500 fra tecnici e amministrativi) per un terzo degli iscritti e una ulteriore crescita della popolazione scolastica, oggi assorbita con estrema difficoltà, lo porterà 'inevitabilmente al collasso, alla paralisi». Attualmente solo gli immatricolati a ingegneria (7000) sono il 7,1 per cento del totale italiano che diventano il 5,4 per cento se consideriamo gli universitari residenti in Piemonte in quanto l'ateneo, caso unico in Italia, richiama ancora dalle altre regioni il 25 per cento degli aspiranti ingegneri. ••Tuttavia — dice il prof. Zich — non intendo porre un freno per due ragioni: una limitazione delle iscrizioni nel settore tecnicoscientìfico sarebbe sostanzialmente penalizzante per i giovani rispetto alle richieste dell'industria che solo per la provincia di Torino ha bisogno del doppio dei laureati, mentre rimane in piedi la scommessa di raddoppiare le strutture del Poli sull'area contigua delle officine ferroviarie». Il rettore si riferisce al progetto preparato nell'87 che, secondo gli intenti, dovrebbe risolvere i gravi problemi di affollamento all'ateneo senza un'eccessiva spesa. Il costo non sembra proibitivo per l'erario: •300400 miliardi pari a 15-20 chilometri di autostrada». Numero aperto, dunque, a Torino per i giovani che hanno la vocazione dell'ingegnere o architetto, nuova denuncia per le «drammatiche condizioni strutturali» in cui versa l'ateneo e solidarietà per il rettore del Politecnico di Milano che con la sua decisione ha 'attuato una provocazione intelligente». Provocazione perché il provvedimento del prof. Massa «é estraneo allo spirito universitario italiano che ha una tradizione di extraterritorialità»; intelligente poiché pone in tutta la sua drammaticità l'insufficienza strutturale del sistema universitario, soprattutto nelle aree industriali dove maggiore è la diversificazione tra formazione e richiesta del mercato del lavoro. Le statistiche dicono che in Lombardia con 4 città sede di insegnamenti e 7 atenei, ma soprattutto in Piemonte, l'organizzazione universitaria soffre di una grave crisi strutturale rispetto alla domanda degli studenti. Una domanda che tuttavia, e forse per fortuna date le Inadeguatezze, è inferiore del 3,7 per cento rispetto alla media nazionale. Risulta, infatti, che nell'area nord-occidentale (Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia), dove risiedono il 27 per cento degli italiani, gli studenti sono soltanto il 23,3 per cento della popolazione. 'Realtà non sorprendente — commenta Zich —. E' il servizio che promuove l'utenza e poiché l'offerta è limitata il saldo negativo è una conseguenza». La nostra regione, ad esempio, ha una sola città («invece di tre secondo le esigenze della popolazione»), sede di insediamento universitario, contro le 41 sparse nel Paese; ed ha solo due atenei (con corsi distaccati a Novara, Vercelli e Alessandria - ndr), contro i 51 esistenti. Il divario negativo si traduce per il Piemonte in 25.000 universitari in meno: a fronte del circa 8 per cento della popolazione residente si ha, infatti, appena il 5,5 per cento degli iscritti. In assoluto, «é il più alto saldo negativo nazionale seguito dalla Calabria con 23 mila unità». 'Questa sofferenza — aggiunge—denota innanzitutto la difficoltà del sistema formativo piemontese di stimolare un'utenza che peraltro è indispensabile se vogliamo mantenere il passo con le realtà industriali più avanzate ed essere pronti per il 1992». Emanuele Monta

Persone citate: Emilio Massa, Rodolfo Zich, Timori, Zich