I primi vertici in tribunale mentre cresce la tensione

I primi vertici in tribunale mentre cresce la tensione I primi vertici in tribunale mentre cresce la tensione La famiglia del commissario Montana ha disertato la commemorazione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Gava ha inviato a Palermo il capo della polizia Vincenzo Parisi, che ha avuto una prima serie di incontri e forse oggi presiederà un vertice in prefettura, a Villa Withaker. E Vassalli ha mandato dal ministero della Giustizia l'ispettore Vincenzo Rovello. Dopo l'invito di Cossiga a far chiarezza sul grado di efficienza dell'apparato antimafia, qualcosa si sta muovendo veramente anche se a Palazzo di Giustizia e in questura il clima rimane teso e rischia di esasperarsi. Che le accuse di «normalizzazione» lanciate dal procuratore della Repubblica di Marsala Paolo Borsellino e rilanciate dal giudice istruttore Giuseppe Di Lello abbiano tracciato un solco profondo sembra scontato. A Palazzo di Giustizia nel pomerìggio il prefetto Parisi ha avuto due ore di incontri fino alle 19, e uscendo non ha voluto aprir bocca: "Non ho nulla da dire, non è nel mio ruolo rilasciare dichiarazioni*. Accompagnato dal questore Alessandro Milioni, il capo della polizia si è quindi diretto in questura per una serata di lavoro con i «suoi» di Palermo. Lavoro per il dott. Parisi ce n'è molto, visti i sussulti che scuotono soprattutto gli uffici della Mobile. Nella caserma Cairoli, sede del reparto, ieri si sono rifiutati polemicamente di mettere piede per la commemorazione i genitori e fratelli del commissario Giuseppe Montana assassinato dalla mafia tre anni fa. I parenti del commissario lamentano «lentezze e Inadeguatezza» nelle indagini sul delitto. I Montana hanno fatto dire, per loro conto, una Messa All'Assemblea siciliana intanto il gruppo comunista ha presentato un'interpellanza urgente al presidente Rino Nicolosi chiedendogli di 'Sollecitare lo Stato a un adeguato impegno antimafia* e, di riferire in aula «te linee dell'iniziativa politica ed amministrativa del governo regionale nella lotta contro la mafia». E il sindaco Leoluca Orlando con il vicesindaco Aldo Rizzo in un messaggio a Gerardo Chiaromonte gli hanno chiesto di valutare l'opportunità di convocare i rappresentanti del Consiglio comunale per conoscere e confrontare le proposte. Il sindaco, uno dei più scortati a Palermo, è stato più volte minacciato dalla mafia come le vedove del vicequestore Ninni Cassarà e del poliziotto Natale Mondo assassinati il 6 agosto 1985 e il 14 gennaio scorso. E si sa da tempo che i boss hanno fatto pesantemente «avvertire» anche il capo della Mobile Antonino Nicchi e il capo della sezione omicidi Francesco Accordino,, che per precauzione è stato trasferito tre mesi fa. Ma c'è chi non ha mancato di leggere nell'allontanamento di Accordino un dissidio con il suo capo, Nicchi, e nel contempo lo sconfortante risultato d'un indebolimento della Mobile. E, puntuale, arriva anche il balletto dì comunicati e prese di posizione. Dice ad esemplo Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, che 'la lotta contro la mafia a Palermo ed in Sicilia spesso è stata per associazioni antimafia e partiti un pretesto per faide politiche*. Non è una scoperta, ma è pur sempre la denuncia di una situazione non ideale nella quale il dirigente cislino affonda il dito quando afferma che «non si è voluto, e non a caso, raccogliere la protesta del generale Dalla Chiesa che richiedeva l'istituzione dell'Alto commissariato, ma con forti poteri. L'attuale Alto Commissario somiglia più ad una struttura burocratica che ad un organismo capace di promuovere e dirigere un'adeguata azione repressiva ed investigativa*. Il Siulp, il sindacato unitario del lavoratori di polizia, fa invece quadrato attorno al consigliere istruttore Antonino Meli contestato da Borsellino. «72 consigliere istruttore Meli — afferma una nota del Siulp — dice che bisogna fare in modo che i giudici istruttori svolgano il loro lavoro in eguale misura e con eguale impegno proprio per evitare di costruire i miti e i simboli oggetto di possibili attentati. Lo stesso vale per il nostro apparato investigativo: basta con i Cassarà, i Giuliano ecc.. Questo non significa allentamento della lotta alla mafia, ma una più qualificata e specializzata lotta alla mafia al passo con i tempi, adeguata visione dell'indagine, nuova filosofia e metodologia che daranno i suoi buoni frutti*. Insomma il Siulp invita all'azione e non soltanto alla commemorazione del caduti. Antonio Ravidà

Luoghi citati: Marsala, Montana, Palermo, Sicilia