Toma il ricco mais

Torna il ricco mais Gli agricoltori lo riscoprono dopo anni di abbandono Torna il ricco mais Le semine sono state abbondanti perché hanno sostituito altre colture con minori prospettive di mercato - Pessima annata per il frumento ROMA — Mais sugli scudi, orzo in flessione, frumento a picco: così si presenta, in sintesi, la situazione delle principali colture cerealicole. Nel complesso, considerando anche le produzioni •minori», gli agricoltori — secondo le rilevazioni deli'ismea — hanno seminato meno cereali: i dati registrano una contrazione del 3%, cioè 120 mila ettari in meno, rispetto alla scorsa campagna (4 milioni e 570 mila contro 4 milioni e 700 mila ettari). Ma c'è la novità del ritorno in grande stile del mais: scesi nel 1987 a 750 mila ettari, quest'anno gli investimenti sono saliti a 900 mila (+1516%). un recupero comune a tutta la penisola: in Piemonte si calcola un balzo in avanti del 20% (da 125 a 150 mila ettari), nonostante le semine siano state ostacolate dal maltempo. Dopo tre anni di continui e marcati cali di superficie (180 mila ettari nell'85, 160 nell'86, 145 nell'87), anche la Lombardia lancia confortanti segnali di ripresa, come pure l'Emilia Romagna, che esprime una crescita del 4%; nelle regioni centrali si stima un incremento medio del 10%. Le prime valutazioni dell'Ismea ipotizzano una produzione globale di 67 milioni e mezzo di quintali (16% in più dell'anno passato), e quindi rese piuttosto buone purché l'estate non faccia brutti scherzi. Questa netta inversione di tendenza rispetto alle prece^ denti stagioni è molto legata al tonfo della soia (che nelle annate scorse aveva eroso vaste aree al mais), conseguenza dei pessimi risultati dell'ultimo raccolto, in troppi casi rovinato dal cattivo tempo, e delle poco rassicuranti prospettive economiche. Così in Lombardia, ad esempio, c'è stata una caduta degli investimenti di oltre 100 mila ettari, ma anche in Piemonte, Veneto e Friuli si sono avvertite perdite sensibili. Per l'orzo, penalizzato dalle condizioni climatiche che avevano impedito il regolare svolgimento delle operazioni di semina, le previsioni iniziali parlavano di una diminuzione di oltre 20 mila ettari dei 445 mila coltivati nell'87. Ora, però, le dimensioni del regresso appaiono meno vistose: 5 mila ettari. C'è da dire che la coltura ha segnato un certo successo in alcune regioni meridionali; in Puglia, c'è stato un piccolo boom favorito dal diffondersi di contratti di coltivazióne tra produttori ed industrie. Anche le rese, in un primo tempo date per molto basse (33-34 q.li/ha), ora sembrano orientate sui 37 q.li. pur sempre 2 in meno di quelle eccezionali dell'annata scorsa, per una produzione complessiva superiore ai 16 milioni di quintali (un milione in meno dell'87). Tra i fattori che hanno negativamente influito su questo risultato, i diffusi «allettamenti» (particolarmente evidenti in Veneto e Friuli) e l'eccessiva umidità. Annata nera per il frumento, sia per aree investite che per esiti produttivi. Il grano duro ha avuto un calo di superficie del 6%, passando da un milione e 800 mila ettari a un milione e 700 mila. Hanno giocato a sfavore il maltempo al Centro e la forte siccità in Sicilia al momento delle semine. Le previsioni sono per una produzione di 44 milioni e mezzo dì quintali, inferiore soltanto di un milione (2%) a quella della campagna precedente. E ciò perché In Puglia il raccolto è andato decisamente bene, soprattutto nel Barese e nel Salento. Tracollo della coltura, invece, in Sicilia. La quasi totale assenza di piogge lungo tutta la stagione, le elevate temperature e lo scirocco di fine primavera-inizio estate hanno impedito una buona maturazione. Ancora più significativo il regresso del frumento tenero rispetto all'87: —10%, cioè un milione e 134 mila ettari contro un milione e 260 mila. In Emilia Romagna il decremento è stato del 4%, in Piemonte di 10 mila ettari (da 140 a 130 mila), la Lombardia è scesa da 80 a 65 mila. L'andamento colturale, tutto sommato discreto fino a un paio di mesi fa. ha cominciato a peggiorare in vista della volata finale, con abbondanti piogge che hanno rallentato lo sviluppo delle coltivazioni e provocato ovunque allettamenti (più accentuati in Lombardia e Umbria), mentre nelle Marche, unite ad elevate escursioni termiche, hanno determinato un alto tasso di umidità che ha assecondato attacchi di oidio e afidi. In totale la produzione di grano tenero dovrebbe passare dai 50 milioni di quintali dell'anno scorso a 42-43 milioni. Claudio Martino Gli alti e bassi del granoturco 1984 85 86 87 88 1984 85 86 87 88

Persone citate: Claudio Martino