Un pretore vuole pulire il Po dalle baracche diventate ville
Un pretore vuole pulire il Po dalle baracche diventate ville A Cremona novantasette comunicazioni giudiziarie Un pretore vuole pulire il Po dalle baracche diventate ville Inchiesta anche sulle costruzioni che hanno ottenuto un'abitabilità proibita dalla legge DAL NOSTRO INVIATO CREMONA — Francesco Nuzzo, il pretore di Cremona, aspettava i primi caldi e la prova. Sono abitate le centinaia di baracche lungo l'argine sinistro del Po, da Stagno Lombardo a Spinadesco? E' vero, come sostiene l'esposto di Italia Nostra, Wwf e Lega Ambiente, che le baracche con gli anni son diventate addirittura o graziose villette o mostruosi simboli dell'abusivismo? Da ieri mattina il pretore si è convinto: ha firmato 97 comunicazioni giudiziarie, al momento per violazione dell'articolo 221 della legge sanitaria: le baracche non hanno la licenza di abitabilità. Chi abbia ricevuto le comunicazioni giudiziarie il pretore non l'ha voluto dire, per ovvie ragioni di tutela della sua inchièsta e del 97 cremonesi. Ma a Cremona già si parla di funzionari di banca, un politico, impiegati, insomma la piccola borghesia che le sere d'estate le passa lungo l'argine, bottiglie, salame e una partita a carte. Ma anche, come risulta, gente che ci passa i fine settimana. Una volta, negli Anni 20, le baracche erano utilizzate da pescatori, dai cacciatori e raccoglitori di legname; innocui casoni di legno tirati su in qualche maniera. Adesso la riva sinistra del Po, da Stagno Lombardo a Gerre de' Caprioli, da Cremona a Spinadesco, una dozzina di chilometri, è una piccola riviera Adriatica in cemento armato e tubi Innocenti. Ci sono anche tre vecchi autobus, con mattoni e calce al posto delle ruote. Al¬ la periferia di Cremona nelle ex baracche allevano polli: con olezzi e sporcizie immaginabili. Altre a vedersi sono carine (•£ alcune sono proprio belle', avrebbe ammesso perfino il pretore): piccoli villaggi dotati di fosse biologiche, il pergolo, giardini di robinie, piante da frutta Il pretore a giorni parte in vacanza. Non per questo l'inchiesta si dovrebbe fermare: se le ex baracche continueranno ad essere utilizzate come abitazioni, tocca agli amministratori del quattro Comuni intervenire e chiudere. Non lo dovessero fare si ritroverebbero contro la legge per omissione di atti d'ufficio. E si può attendere, sempre in questi giorni, un intervento di Maurizio Ricotti, assessore regionale all'urbanistica, che potrebbe adottare « provvedimenti cautelativi» (sequestro immediato) in base alla legge Galasso sulla tutela dei beni ambientali. Le. ex baracche in questi anni sono passate da proprietario a proprietario, e quasi sempre con notevoli modifiche. Nessuna è rimasta come una volta, quando la legge demaniale autorizzava la sola costruzione di strutture in legno per «il ricovero di materiale e attrezzi'. In questi anni, e soprattutto durante le campagne elettorali per le amministrative, tutti i partiti si erano dichiarati pronti e decisi ad intervenire. Poi, però, non era mai successo nulla. Fino all'esposto, cinque mesi fa, di Italia Nostra, Wwf e Lega Ambiente, e all'Intervento del pretore Nuzzo. E' probabile che oggi, lungo la riva sinistra sotto inchiesta, si riuniscano dei nuovi 'consigli di cascina» per decidere il da farsi. I proprietari che hanno ricevuto la comunicazione giudiziaria si dovranno nominare gli avvocati di fiducia e scegliere una linea di difesa non facile: per il pretore abitabilità non vuol dire passar la notte nella ex baracca; a quanto pare, al pretore, bastano un paio d'ore. E poi, abitabilità o meno, come giustificare le fosse biologiche, pergoll, tavolate, balconi fioriti? Certo non son più gli anonimi casoni da caccia o pesca. L'inchiesta non ha ancora affrontato un altro capitolo, che peraltro già si annuncia sostanzioso. Molte altre ex baracche, altrettante o forse di più, non sono interessate a queste comunicazioni giudiziarie. Perché? Perché proprietari hanno ottenuto la licenza di abitabilità. Peccato che la concessione della licenza non sia legittima, perché la legge non lo consente. E allora: chi sono gli ammministratori pubblici che hanno dato queste licenze impossibili per legge? Ecco perché, a Cremona e dintorni, questa inchiesta sta facendo molto rumore. S.ce
Persone citate: Caprioli, Francesco Nuzzo, Galasso, Maurizio Ricotti, Nuzzo
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