Inglesi alla conquista dell'ippica italiana di Angelo Conti

Inglesi alla conquista dell'ippica italiana Un grande gruppo finanziario vuole la licenza per la raccolta delle scommesse (duemiladuecento miliardi Tanno) Inglesi alla conquista dell'ippica italiana MILANO — uuemiiaauecento miliardi sono il ricchissimo «piatto» puntato ogni anno in Italia dagli scommettitori ippici. Fanno gola anche ad un gruppo finanziario inglese, il Ladbroke, che ha iniziato — nelle ultime settimane — un'operazione in grande stile per poter operare anche nel nostro Paese. Làdbroke ha una esperienza di 102 anni nell'accettazione delle puntate ippiche e — reinvestendo l'utile di questa attività — ha poi acquistato alberghi, proprietà immobiliari e centri di commercio al dettaglio. Il gruppo occupa globalmente 65 mila dipendenti ed ha realizzato, l'anno scorso, un fatturato di 5250 miliardi di lire. La società ha acquistato di recente la catena «Hilton International», ora possiede 144 alberghi in 46 Paesi. In Inghilterra Làdbroke dispone di 1766 agenzie che rastrellano il 23% delle scommesse «fuori ippodromo». Con la sigla Làdbroke International, il gruppo ha co¬ minciato nell'82 ad operare anche all'estero. In Belgio dispone già di 1038 agenzie che controllano il 70% del mercato. In Olanda gestisce le puntate sugli ippodromi e sta iniziando ad aprire agenzie. Anche in Germania ha, recentemente, siglato un accordo che gli consentirà di operare nei prossimi mesi. Sempre quest'anno ha ottenuto la licenza per la raccolta di scommesse nel Wyoming. Inoltre Làdbroke è proprietario dell'ippodromo di Detroit e ha recentemente mostrato interesse per l'acquisizione dei due ippodromi di San Siro, attualmente gestiti dalla Trenno. Clive Dennisson è l'amministratore delegato di Làdbroke: >Le scommesse si possono raccogliere meglio ed in misura molto più consistente di guanto non venga fatto oggi in Italia. Le agenzie sono poche, molto spesso poco accoglienti e mal collocate. Scommettere, più che un piacere, da voi è una fatica'. Sono osserva¬ zioni complessivamente sensate, facilmente verificabili. Làdbroke sottolinea la sua esperienza: 'Maturata in un ambiente difficile come l'Inghilterra e poi messa a frutto con successo in Olanda, Belgio, Stati Uniti e Germania. In quest'ultimo Paese siamo stati preferiti all'organizzazione che, in Francia, raccoglie il Tiercé». In Italia gli inglesi hanno recepito i discorsi sulla creazione di una terza rete per la raccolta di scommesse (a fianco delle agenzie e degli sportelli Spati) ed hanno subito cominciato ad operare per un inserimento. Per ora si sono limitati a contattare l'Unire (l'ente che controlla le scommesse in Italia), gli Enti Tecnici (cioè l'Encat per 11 troppo ed il Jockey Club per il galoppo), lo Snai (il sindacato nazionale agenzie ìppiche) e persino singoli gestori di agenzie. Non sembra che questi contatti abbiano lasciato spazio ad immediate possibilità di inserimento, ma la cosa non ha speventato il gruppo inglese. «4 noi interessa gestire punti di accettazione scommesse in Italia — ha spiegato Dennison — e stiamo studiando le difficoltà di questa operazione'. Il gruppo ha presentato al mfnistero dell'Agricoltura e Foreste ed all'Unire un documento di analisi e proposte, nel quale si sostiene che 'il mercato italiano delle scommesse fuori dagli ippodromi è sostanzialmente sottosviluppato' e nel quale si confessa l'intenzione di voler ^contribuire alla sua espansione'. A sostegno di queste tesi il dottor Max Harris, dell'ufficio commerciale Làdbroke, ha prodotto calcoli e dati, secondo i quali, a parità di abitanti, il volume delle scommesse fuori dagli ippodromi in Francia e Inghilterra è cinque volte superiore a quello in Italia. Per Làdbroke il nostro Paese potrebbe raggiungere facilmente un volume di scommesse pari alla metà di quello inglese (circa tremila miliardi) portando il numero delle agenzie ippiche a 23 mila (attualmente sono 320). 'Questa manovra — secondo Dennison — permetterebbe di aumentare il flusso delle scommesse, necessarie per finanziare l'ippica e garantire la qualità delle corse». Per Làdbroke il tallone d'Achille del sistema italiano sta nella esiguità del numero delle agenzie e nella loro cattiva collocazione nei punti strategici. 'Questo favorisce, insieme con l'alto prelievo fiscale, l'aumento delle scommesse clandestine. Ne deriva la necessità di estendere i punti di raccolta anche nei piccoli centri, accompagnando l'operazione .con rigorosi controlli, nonché con una valida azione di promozione». L'ostacolo più grave che Làdbroke si trova a dover superare è la norma che limita la delega per l'esercizio delle scommesse fuori dagli ippodromi alle persone fisiche e non la ammette per le società di capitali. Làdbroke punta naturalmenle a farla abolire ed a questo obiettivo sta lavorando uno staff di consulenti legali. L'azione del potente gruppo britannico ha inianlo suscitato qualche apprensione in proprietari ed allevatori che vorrebbero conoscere, in termini più precisi, i dettagli di un eventuale intervento. Ci si è chiesto come mai in Gran Bretagna, con una raccolta di scommesse superiore di 5 volte quella italiana, i premi per i cavalli che corrono, per non parlare dei contributi all'allevatore, siano nettamente inferiori. Làdbroke ha spostato ogni responsabilità sul Levy Bord (l'organismo inglese di controllo) dicendosi comunque disposto a seguire, per quanto riguarda l'Italia, le attuali direttive Unire. Le osservazioni di Làdbroke sulle deficienze dell'ippica italiana e sull'inadeguatezza dell'attuale sistema di raccolta delle scommesse hanno trovato, peraltro, pronta risposta negli ambienti interessati. Il dottor Pasquale Migliaccio, presidente dello Snai, il sindacato nazionale agenzie ippiche, ha avanzato serie perplessità sull'aumento delle agenzie: 'Non è possibile coprire tutta l'Italia. E' una questione economica: ci sono troppi centri nei quali un investimento non sarebbe produttivo. Recentemente sono stati banditi 60 concorsi per altrettante agenzie, 20 non hanno aleuto seguito per mancanza di offerta». Prospetta una soluzione: 'Accanto alle 320 agenzie vere e proprie si potrebbero creare degli sportelli decentrati per l'accettazione delle scommesse'. Per Migliaccio, i mali delle scommesse in Italia sono altri: 'Da noi manca la cultura ippica. Tutti gli scommettitori inglesi conoscono il nome del vincitore.del derby di Epson, in Italia sono pochissimi a sapere chi è Tony Bin. Si pensava di far proseliti con la Tris, ma la scommessa del venerdì stenta sempre a decollare perché non si può prendere ad esempio la Francia, dove non c'è il Totocalcio. Piuttosto stiamo più attenti ai particolari: ad esempio, al trotto, i cavalli hanno nomi troppo uguali e la gente si confonde». E Làdbroke? 'Difficile che possano venire in Italia. Loro sono abituati a lavorare con ìnargini di guadagno del 14-15%, noi siamo al 6-7%. Fa solo paura la loro potenza finanziaria che potrebbe indurli a lavorare, per alcuni anni, anche in perdita». E' pronto a dare battaglia: 'Tutto sommato quello die offrono loro, siamo in grado di darlo anche noi. E poiché l'Unire, in ogni caso, dovrà fare un bando-concorso, noi non staremo certo a guardare». La battaglia vera, se ci sarà, va comunque attesa solo fra un paio d'anni: allora la «torta» delle scommesse sarà lievitata ad almeno tremila miliardi, ingigantendo comprensibili appetiti. Angelo Conti

Persone citate: Clive Dennisson, Dennison, Max Harris, Migliaccio, Pasquale Migliaccio, Tony Bin