La verità di Francesca

La verità di Francesca La diciassettenne romana violentata e ricattata da un mese La verità di Francesca «A metà giugno mi hanno aggredita in casa» - «Volevano che spacciassi droga» - Arrestati i due stupratori - La ragazza aveva raccontato di essere stata assalita da due sconosciuti alla fermata del bus ROMA — E' ancora ■Arancia meccanica.: quella di Francesca C. infatti più che una storia di violenza somiglia di più per i suoi risvolti al film di Stanley Kubrick tornato proprio in questi giorni sugli schermi dei cinema romani. Francesca è una bellissima ragazza: alta circa un metro e ottanta, capelli castani tendenti al biondo, occhi verdi. Dimostra forse più della sua età ma ha appena diciassette anni. E la stessa età hanno ì suoi persecutori: due giovani sbandati che hanno creduto di imitare le gesta dei personaggi di Kubrick sottoponendo la ragaza a vessazioni, violenze, minacce, percosse. L'hanno violentata non una ma due volte, in tempi diversi, e poi volevano costringerla a spacciare droga, ricattandola. Ora, sono in carcere in attesa di essere interrogati dal giudice. Con loro c'è un terzo giovane la cui testimonianza è stata utile alle indagini ma che non ha convinto appieno il magistrato inquirente. La storia è cominciata due anni fa, quando Francesca frequentava ancora la scuola media di via della Nocetta. Allora aveva quindici anni, ma era già la bella del quartiere. E forse questo ha contribuito a far attirare su di sé l'Interesse dei due giovani. I due. M.F. e S.F., entrambi ancora minorenni, non frequentavano la scuola. M.F. è meccanico in un'officina automobilistica, ha precedenti per ricettazione ed è stato più volte segnalato alla magistratura come tossicodipendente. S.F lavora saltuariamente in un negozio di autoricambi .ed è invece incensurato. Due anni fa erano fra i «frequentatori esterni» della media di via della Nocetta. Andavano 11 nelle ore dì uscita per conoscere qualche ragazza. E i loro occhi si erano subito appuntati su Francesca. Forse, decisero subito di soggiogarla, di renderla un oggetto nelle loro mani: spaccio di droga o prostituzione, non importava. L'importante era che la ragazza non protestasse e obbedisse alla loro volontà. Cominciò cosi il lavoro di tortura mentale: presero a infastidire la ragazza, a spaventarla con minacce, ad affibbiarle i primi ceffoni. A metà giugno, infatti, decidono di passare a vie di fatto: conoscono un vecchio compagno di scuola di Francesca, G.C.. anch'egli di diciassette anni, e da lui si fanno accompagnare a casa della ragazza. Francesca, come tutte le mattine, è sola: il padre, un sociologo in pensione svolge un'altra attività, la madre gestisce un negozio, il fratello è in Grecia e le altre sorelle sono via di casa perché sposate. Francesca, sebbene sia spaventata, fa entrare i tre ragazzi. Improvvisamente i due tirano fuori un coltello, mettono G.C. in un angolo e scaraventano la ragazza su un divano per violentarla. Vengono però disturbati da un'auto: Francesca abita a piano terra e proprio accanto alle sue finestre c'è la rampa che porta al garage. Ma i due non demordono: sempre sotto la minaccia del coltello portano via la ragazza lasciando in casa G.C. sconvolto. In macchina arrivano in via del Casaletto, una strada poco frequentata del quartiere, piena di verde e su cui si affacciano istituti religiosi e club sportivi e qui, al riparo di un cascinale in rovina, le usano violenza. Da quel giorno per Francesca comincia l'inferno: minacce alla sua vita e a quella dei genitori, il ricatto di raccontare tutto al suo fidanzato Paolo, botte come e più di prima. Francesca è cosi spaventata che non osa parlarne con nessuno. Quando torna a casa con la faccia contusa inventa sempre una scusa. I genitori — che hanno collaborato con la polizia «in modo ecce?tomi/o, dice il vicequestore Robert Nash che ha condotto le indagini — non sospettano nulla. Francesca una decina di anni fa è stata vittima di un incidente stradale in seguito al quale rimase in coma parecchi giorni. Da allora ha spesso avuto crisi depressive ed improvvisi svenimenti che le hanno procurato ecchimosi e lividi per tutto il corpo. I due intanto, alcuni giorni dopo il primo stupro, attendono la ragazza sul pianerottolo di casa. Quando apre per uscire la minacciano di nuovo con il coltello e la costringono a rientrare. Francesca subisce la seconda violenza. Questa volta ne parla con il fidanzato al quale raccomanda però di non intervenire e di non dire nulla a nessuno perché i due hanno minacciato di uccidere qualcuno della sua famiglia. Ma il tormento continua. Il passo successivo è l'invito a spacciare droga. Più che un invito, un ordine: i due forniscono a Francesca diverse bustine, anche di droga pesante, ma la ragazza le butta nel water e sottrae soldi in casa per dimostrare ai suoi seviziatori di aver obbedito. Una volta è il padre ad accorgersi che sono sparite centomila lire dal suo portafogli, un'altra la madre. In casa cominciano a capire. Francesca continua a tacere. Fino al 13 luglio quando i due la seguono sino alla fermata dell'autobus di via Jenner, l'attirano sulla «A 112» blu — che da quel giorno è sparita — e la riportano in via del Casaletto. La riempiono di botte accusandola di essere sparita dalla circolazione. Questa volta Francesca non può mentire. E cosi solo alla fine, dopo molte insistenze, ha cominciato a raccontare la verità. Russerò Conteduca

Persone citate: Arancia, Conteduca, Kubrick, Robert Nash, Stanley Kubrick

Luoghi citati: Grecia, Roma