Radon, mistero per l'Italia

Radon, mistero per l'Italia Suscitano preoccupazione i risultati delle rilevazioni del gas naturale radioattivo nelle basi Usa Radon, mistero per l'Italia Non c'è un piano per controllare la concentrazione del gas - L'Istituto di Fisica: «In autunno una ricerca a tappeto» ROMA — Allarme e mistero in Italia dopo la scoperta di alte concentrazioni di gas Radon nella base americana di Aviano, in provincia di Pordenone, e in minor concentrazione nella base di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi. Per quanto prodotto dal «naturale, decadimento dell'uranio, sprigionato da rocce e materiali da costruzione, il Radon è infatti un gas radioattivo, pericoloso per la salute se si accumula nell'aria, soprattutto in ambienti poco aerati. E le quantità rilevate ad Aviano sono effettivamente alte, come ha confermato ieri un documento del comando della base Usa, inviato al sindaco del Comune pordenonese. Dicono infatti gli americani che Aviano è in testa alla lista nera delle 15 basi aeree straniere dove la concentrazione di radon supera il 20 picocurie per litro d'aria. -Venti picocurie per litro sono ben al di sopra della media italiana, che è di 0, 6-0,7 picocurie — dice Silvana Piermattei, responsabile della divisione "radioattività ambientale" dell'Enea —. Usando le nuove misure in ternazionali, si tratterebbe di 740 becquerel contro una media di 25-. Ciò significa che in un litro d'aria 740 atomi di radon si disintegrano ogni secondo emettendo al trettante particelle alfa, au mentando in proporzione il rischio di tumori al polmone. Un dato tanto più allarmante per la mancanza in Italia di conoscenze precise sulla quantità di Radon nelle varie località, se si eccettua una ricerca a campione eseguita dall'Enea e un'altra dell'Istituto Superiore di Sanità. Ma una ricerca a tappeto in tutta Italia è oggi in programma e comincerà in autunno, ha annunciato la professoressa Campos Venuti direttrice di una ricerca specifica dell'istituto di Fisica dell'Istituto Supcriore di Sanità, e durerà per due an ni. Si dovrà stabilire se quello del Radon è o meno un problema sanitario per l'Italia. Sulla situazione di Aviano, tuttavia, la professoressa Piermattei è cauta. 'Un dato solo significa poco. I rilevamenti devono essere sempre ripetuti a distanza di tempo per poter dare un valore medio realistico alla concentrazione. La quantità di Radon nell'aria dipende infatti dalla natura del suolo e dei fabbricati ma anche secondo fattori mutevoli come l'umidità, l'ora del giorno, l'escursione termica, la presenza di correnti d'arto». Gli americani parlano in effetti della necessità di ripetere le analisi una volta al mese ad Aviano e una volta l'anno a San Vito dei Normanni, precisando che nella base friulana U fenomeno non riguarda esclusivamente impianti dell'Air Force ma anche edifici usati come abitazioni civili (una decina in tutto) e annunciando eventuali provvedimenti nelle aree che risulteranno pericolose. Ma la preoccupazione ormai esiste, complice forse il cortocircuito mentale che facilmente associa l'esistenza di una qualche radioattività a una base militare, magari anche alla presenza di armi atomiche. Ma davvero è possibile che il Radon sia frutto della decadenza dell'uranio utilizzato nelle bombe atomiche? All'Enea lo escludono, per il fatto che l'uranio utilizzato come combustibile, per usi militari o civili, ha subito vari processi di lavorazione che lo rendono qualcosa di diverso dal sale di uranio naturale di cui sono più o meno intrise certe rocce. -Il yellow cake che si usa nelle bombe o nei reattori è un minerale depurato dove il radio 226, l'elemento figlio dell'uranio dal.fluale a ma volta deriva il Radon, semplicemente non esiste più». La ricerca preliminare del¬ l'Enea di un anno fa e quella dell'Istituto Superiore di Sanità avevano stabilito che i valori medi del Radon in Italia non sono molto diversi da quelli di altri Paesi. Ma avevano registrato anche delle fluttuazioni ampie da zona a zona. Vale comunque la pena di ricordare i risultati di ricerche americane, soprattutto quelle del Lawrence Berkeley Laboratory, secondo la quale nelle case americane la media della presenza del gas è di 50 becquerel per metro cubo. Per chi vive in un ambiente tutta la vita il rischio di contrarre un tumore al polmoni è dell'ordine di uno per mille probabilità. Una persona su mille cioè. Questa probabilità equivale, in Usa, a diecimila casi l'anno di tumore. Tale correlazione è basata su indagini parallele condotte sui minatori che hanno lavorato in giacimenti di uranio. Ed è su questi dati che si fonda la valutazione del rischio cui è esposto chi vive in casa. Non è chi non veda però come le condizioni di lavoro in una miniera di uranio non siano paragonabili a quelle di chi vive in un alloggio dove presumibilmente ogni tanto, ad esempio, aprirà le finestre o ritinteggerà i muri. Come difendersi? Intanto, come si è accennato, ventilare la casa, favorendo il ricambio d'aria, ciò che evita concentrazioni del gas. In Svezia, Paese tra i più afflitti dal problema (si sono dovute abbattere alcune case), si è sperimentato un sistema nelle costruzioni: si .sigillano» le fondamenta per impedire che dal sottosuolo il gas penetri all'interno. Ma finora il miglior consiglio che si può dare è preventivo: sarebbe bene che, nel piano nazionale di controllo, stabilite le soglie di pericolosità, si prevedesse la misurazione delle radiazioni nel terreno prima di costruire una casa. Marta Grazia Bruzzone

Persone citate: Campos, Lawrence Berkeley Laboratory, Marta Grazia Bruzzone, Silvana Piermattei