Un consorzio per riciclare la plastica di Bruno Ghibaudi

Un consorzio per riciclare la plastica Ne fanno parte tredici aziende che producono l'85 per cento di sacchetti e contenitori Un consorzio per riciclare la plastica ROMA — Fra i 17 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani prodotti ogni anno in Italia, il 7"'n è rappresentato da materiali plastici: sacchetti, contenitori, manufatti di ogni genere. Sono gli indicatori di un processo di modernizzazione comune a tutti i Paesi a comparabile livello di industrializzazione. Plastica significa igiene, facilità d'impiego, flessibilità d'uso, economicità, sostituzione di materiali a maggior costo. La sua scarsa biodegradabilità significa però anche deturpazione del paesaggio. Di materiali plastici, nel mondo, se ne producono 55 milioni di tonnellate l'anno (1987), di cui 36,3 in Usa, Giappone ed Europa Occidentale. In Italia arriviamo a 3.2 milioni di tonnellate. Dopo l'uso, il loro destino è l'inceneritore (11%) ma soprattutto la discarica (85%). che nel 55% dei casi è incontrollata, e la dispersione nell'ambiente (4%). Se riuscissimo a riciclare questo materiale, ne guadagnerebbe l'ecologia ma anche l'economia. Un'operazione possibile? Gli esperti dell'Istituto I per la valorizzazione e il riciclo dei materiali (Ivr), un istituto senza scopo di lucro appena costituito e presentato ieri a Roma, rispondono di si. pur precisando che ancora oggi la percentuale di materie plastiche riciclate è ovunque molto bassa e che i problemi tecnologici da risolvere sono più d'uno. L'Ivr è nato per iniziativa delle tredici aziende che in Italia producono l'85% delle materie plastiche: Enichem Anic, Enichem Fibre, Montedipe. Himont Italia. Solvay e Cie, European Vinyls Co. (Italia), Ciba-Geigy. Exxon Chemical Mediterranea, Montefibre. Snia-Tecnopolimeri. Monteco, SniaFibre, Dow Italia e Associazione nazionale costruttori macchine per materie plastiche e gomma (Assocomaplast), con la collaborazione di numerosi esperti dell'Enea, del Cnr e dei ministeri dell'Ambiente e Sanità. L'Ivr mira a razionalizzare le tecniche di trattamento, di raccolta e di riutilizzazione dei rifiuti solidi urbani con particolare — ma non esclusivo — riferimento alle materie plastiche. Le sue prime iniziative saranno la costruzione di un impianto sperimentale per il recupero e il riciclaggio delle bottiglie di plastica, la raccolta dei dati internazionali sulle esperienze di recupero della plastica dai rifiuti, e la costituzione di una banca dati sulla natura dei rifiuti in Italia e nei principali Paesi occidentali. «/n Italia i rifiuti solidi urbani costituiscono il 10% di tutti i rifiuti prodotti dall'agricoltura, dall'estrazione dei minerali, dall'industria manufatturiera, mentre negli altri Paesi Cee rappresentano soltanto il 5, 5% — ha precisato l'ing. Francesco Visco. presidente dell'Ivr —. Materie plastiche e carta tendono ad aumentare con il grado di sviluppo del Paese mentre i residui organici, in gran parte di origine alimentare, tendono a diminuire, anche perché i moderni sistemi di distribuzione conservano meglio i prodotti e riducono gli scarti. Per la plastica gli incrementi sono più elevati in virtù dei notevoli vantaggi sanitari, tecnologici ed economici che essa presenta. Senza contare che rinunciare ai materiali plastici nel settore dell'imballaggio, che assorbe il 40% della plastica prodotta, non sarebbe certamente indolore». Già oggi il 45% della plastica prodotta nell'Europa occidentale, prima di diventare riliuto, viene utilizzata per un periodo di tempo superiore ai 10 anni e solo un 20% viene usato per meno di un anno. Lunga vita, dunque, ma il problema è comunque impellente. «Le materie plastiche sono di per se stesse riciclabili — ha detto Visco — ma le tecniche di riciclaggio troiano spontanea applicazione da parte del sistema produttivo solo quando rispondono a logiche tecnico-economiche accettabili. A sostegno delle varie opzioni di riciclo possibili occorre perciò identificare ed attuare interventi di tipo normativo, organizzativo e finanziario, oltre che di ricerca, di sviluppo e di marketing. Il trattamento dei rifiuti delle materie plastiche, tra cui anche il riciclaggio dove tecnicamente possibile, deve scaturire da decisioni comuni a più soggetti economici e attori sociali, diventare cioè una decisione politica e beneficiare di tutti i sostegni necessari». Bruno Ghibaudi

Persone citate: Anic, European Vinyls Co, Francesco Visco, Visco