«lo meritavo quel posto»

«lo meritavo quel posto» «lo meritavo quel posto» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — L'America nera è in rivolta contro Michael Dukakis e l'uomo che, a suo parere, ha rubato la candidatura democratica alla vicepresidenza a Jesse Jackson, il senatore texano Lloyd Bentsen. Da Boston a Los Angeles, da Miami a Seattle, cortei di automobili si preparano a unirsi al Rainbow Express, l'espresso dell'arcobaleno, il pullman da cui Jackson ha condotto la campagna elettorale. Oggi o domani da Chicago, in una emotiva cavalcata di tre giorni attraverso l'America, l'interminabile colonna motorizzata partirà per Atlanta, dove lunedi si aprirà la convention democratica. La grande marcia per il diritto dei negri alla Casa Bianca è destinata a ricordare quelle per i diritti civili degli Anni Cinquanta e Sessanta. -Non sono slato prescelto — ha detto Jackson quasi in lacrime l'altro ieri sera, davanti a una folla osannante — ma sono qualificato'. La rivolta è esplosa dopo le prime ore di smarrimento, quando l'America dei negri ha appreso che Dukakis non aveva preavvertito Jackson deila nomina di Bentsen. uno sgarbo che persino il New York Times ha rimproverato al governatore. La protesta è dilagata a un attento esame della biografia politica del miliardario texano, un uomo legato ai petrolieri e ai militari, -un clone di Bush — ha commentato il deputato Charles Rangel — ma. se possibile, più a destra». I negri si sono sentiti non solo defraudati, ma anche traditi. A Jackson, che il 25 per cento dei delegati del partito volevano come candidato alla vicepresidenza. Dukakis ha anteposto un senatore con meno dello 0.5 per cento dei suffragi. Cosi facendo, a loro parere, il governatore ha inoltre segnalato la sua determinazione di spostare il partito al centro, a scapito delle minoranze. Invano Dukakis ha ribadito di volere ripetere con Bentsen l'impresa compiuta nel '60 da Kennedy con Johnson, cioè di volere sconfiggere il vicepresidente in carica con un texano maestro del Congresso. -Bentsen non è il Johnson degli Anni Novanta», ha protestato Rangel. -Questo è un siluro al programma elettorale di noi negri". I negri sono 1*11-12 per cento dell'elettorato, e Rangel ha ammonito che Dukakis rischia di perdere parecchi voti. I seguaci di Jackson in California, lo Stato più importante, hanno già detto di considerre i due partiti «equidistanti» e non hanno escluso di votare per Bush. Il Philadelphia Enquirer ha pubblicato una vignetta-commento in cui si vede Jackson sfilare davan¬ ti a una folla di bianchi che lo applaude: -Sono repubblicani-, spiega l'accompagnatore. In un primo tentativo di pacificazione, ieri, a Washington, Dukakis ha parlato Bi\YAssociazione per il progresso della Gente di Colore, con Bentsen al proprio fianco. Jackson non c'era: per non incontrarlo aveva fatto ritorno a Chicago un'ora prima. L'accoglienza del pubblico nero è stata gelida: alcuni spettatori inalberavano cartelli con su scritto -Jesse è qualificato-, -C'è qualcosa die non va con Jesse?-, i più hanno rifiutato di applaudire. Altrettanto penoso è risultato U successivo incontro dei due candidati con il gruppo dei parlamentari negri. Uno di loro, Ron Dellums, ha dichiarato che -Dukakis avrà il suo daffare alla convention-, dove Jackson intende avanzare la propria candidatura alla presidenza, e non alla vicepresidenza. La battaglia dell'America nera ad Atlanta è comunque perduta in partenza. Al massimo, riuscirà a imporre a Dukakis le parti meno controverse del suo programma, e a strappare la promessa di un incarico di governo per Jackson. Sebbene allarmato dalla rivolta. Dukakis si è detto fiducioso che per giovedì venturo, giorno di chiusura della convention, essa si sarà placata. Ennio Caretto Washington. Jesse Jackson contro la candidatura di Bentsen