Sentenza di luci e ombre

Sentenza di luci e ombre Bologna: quattro ergastoli e tante assoluzioni dubitative Sentenza di luci e ombre I difensori: come si può parlare di responsabilità nella strage se è caduto il reato di «associazione sovversiva»? -1 giudici hanno accertato che i servizi segreti vollero deviare le indagini - Ma non è stata provata la loro complicità con gli esecutori materiali BOLOGNA — La strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980, porta la firma di almeno quattro terroristi neri: Giusva Fioravanti. Francesca Mambro, Massimiliano Fachini e Sergio Picciafuoco. Dal dispositivo della sentenza della corte d'assise bolognese non è possibile conoscere chi dei quattro condannati all'ergastolo abbia materialmente collocato la valigia con l'esplosivo nella sala d'aspetto della stazione, ma è certo che tutti e quattro hanno contribuito a organizzare l'attentato. Sulla base di quali elementi i giudici bolognesi sono arrivati a questa convinzione? Anche se per dare una risposta all'interrogativo, bisognerà attendere le motivazioni della sentenza, è tuttavia possibile conoscerne alcuni, rivelatisi più che semplici indizi e forniti ai magistrati da ultras di destra -pentiti, o che hanno deciso di «collaborare». Fioravanti e Mambro, ad esempio, due giorni dopo la strage, si presentano a casa di Massimo Sparti, loro amico ed esponente dell'eversione nera. Gli rivelano d'essere nei guai per l'attentato, gli chiedono una patente e una carta d'identità falsi per la ragazza (Fioravanti li aveva già) e minacciano ritorsioni contro il figlio in caso di rifiuto. Nessuno, in quel momento, sospettava di loro. Perché volevano camuffare la loro identità? Ancora: gli alibi forniti dai due giovani estremisti (-il 2 agosto eravamo a Treviso in compagnia di due amici. Cavallini e Ciavardini-) risultano falsi. Sergio Picciafuoco. altro esponente della banda armata che intendeva destabilizzare il Paese con attentati, il 2 agosto si trova alla stazione di Bologna. E' sul marciapiede di un binario lontano dall'epicentro, ma rimane ferito. Perché si trovava li? Le sue spiegazioni non convincono. In tasca ha una patente falsificata da un altro «nero», legato al giro di Fioravanti-Mambro. Massimiliano Fachini è uq uno degli uomini chiave di quella che i giudici istruttori bolgonesi Zincani e Castaldo hanno chiamato -logica stragista-. Opera in una struttura anomala facente capo ai servizi segreti. Pochi giorni prima del 2 agosto, incontra a Bologna un'amica, Jeanne Cogolli. e l'invita a lasciare al più presto la città perché -sarebbe accaduto qualcosa di grosso-. Ma i quattro terroristi potevano organizzare i loro assalti sanguinosi perché protetti dagli uomini della P2 di Licio Gelli e da alcuni ufficiali del Sismi, organizzati in «associazione sovversiva»? Era l'accusa rivolta dal pm Libero Mancuso e dai giudici istruttori ad alcuni fra i principali «collaboratori, di Gelli e cioè Francesco Pa- ' zienza. Stefano Delle Chiaie, Paolo Signorelli. Pietro Mu- . sumeci. Giuseppe Belmonte. Anche se non del tutto infondata (la sentenza parla di insufficienza di prove), l'accusa è caduta. -La Corte ita avuto forse uno scrupolo eccessivo — commenta l'avv. Guerrini, parte civile per la Provincia di Bologna —. Non è riuscita a identificare con certezza i mandanti dell'attentato e ha lasciato in sospeso il dubbio-. E' stato questo, a parere di gran parte dei legali di parte civile, il «punto debole, del verdetto di lunedi scorso anche se. aggiungono, la condanna degli stessi imputati per «calunnia, conferma il ruolo attivo dei piduisti e dei servizi segreti nel depistare le indagini sugli autori dell'eccidio. A quale scopo? Secondo un personaggio ben introdotto nell'ambiente dell'eversione nera. Elio Cioppa, fu proprio Gelli a indicare per primo una «pista internazionale, che sarà poi ripresa da Musumeci. Pazienza. Giovannone e Beimonte. Questo -per indirizzare i giudici verso fantomatiche cospirazioni e comunque allontanarli dalle figure di Signorelli. De Felice, Semerari e Facilini, tutti legati a Gelli. Sull'altro versante, quello dei difensori degli imputati, i commenti sulle decisioni della Corte non sono teneri. -La sentenza è a dir poco inspiegabile — rileva l'avv. Cerquetti, difensore di Fioravanti e Mambro — perché nasce su un vuoto logico-giuridico. Le assoluzioni per i reali associativi contraddicono le affermate responsabilità per la strage-. L'assoluzione di Gelli dal reato di associazione sovversiva conferma, per il difensore Fabio Dean, -l'ineccepibile verità storica della sua estraneità alle vicende connesse direttamente o no alla strage-. Lo stesso legale s'è detto «sconcertato» per la condanna relativa al reato di calunnia L'assoluzione, se pur con la formula dubitativa, di un altro personaggio-chiave nelle vicende di eversione e di bombe. Stefano Delle Chiaie. consente al suo difensore, avv. Menicacci di affermare che «fi fero seon/.tto del processo è il pm Mancuso, perché è caduto l'intero impianto accusatorio-. A distanza gli risponde lo stesso giudice: -La scjitenza non consente di ritenere Delle Chiaie uscito definitivamente dalle indagini sull'attentato di Bologna. Non dimentichiamo die lo stesso è indizialo di strage nell'inchiesta-bis in corso-. Se ne occupa il giudice istruttore Magagnoli che comincerà gli interrogatori nei prossimi giorni. E' un altro tentativo per ottenere quella «verità giudiziaria, che la prima sentenza ha velato di qualche ombra. Guido J. Paglia Bologna. Stefano Delle Chiaie in aula con la sua compagna

Luoghi citati: Bologna, Treviso