Il suicida, un giovane intelligente e debole

Il suicida, un giovane intelligente e debole Simposio a Padova: sotto i 30 anni un quinto delle persone che decidono di togliersi la vita Il suicida, un giovane intelligente e debole OAL NOSTRO INVIATO PADOVA — Non è vero che il rischio o la tendenza al suicidio aumenti con l'età. Sono gli adolescenti e i giovani nell'età compresa tra i 15 e i 29 anni quelli che spezzano o sono portati a tagliare il filo della vita. Succede in Italia come in Europa e negli Stati Uniti. Una realtà drammatica e per certi versi inedita che il professor René Diekstra. uno dei massimi esperti mondiali,, ha cosi sintetizzato: 'Il tasso di suicidio adolescenziale nell'odierna società è il più alto di tutti i tempU. Il professor Diekstra è un giovane psichiatra olandese, che lavora a Ginevra in qualità di responsabile dell'Organizzazione mondiale della sanità per quello che gli addetti ai lavori chiamano -fenomeno suicidano-.. Con altri studiosi americani ed europei è stato invitato a Padova a parlare sull'argomento in un simposio promosso dall'Associazione italiana per lo studio e la prevenzione del suicidio creatasi l'anno scorso a Padova. Nella rinascimentale sala della -Gran Guardia-, davanti ad un centinaio di psichiatri, psicologi, assistenti sociali, il professor Diekstra ha alzato il velo su una realtà tanto poco conosciuta quanto allarmante. Lo confermano alcuni dati da lui riferiti. In molti Paesi occidentali, intorno al 1980, il numero di suicidi per 100 mila giovani nell'età compresa tra i 15 e i 29 anni è risultato in media due-tre volte più alto di quello del 1950. Attualmente un quinto di tutte le persone che decidono di darsi la morte ha meno di trent'anni. Nei Paesi della Comunità europea il suicidio si colloca al terzo posto tra le cause più significative di decessi per questo gruppo di età, preceduto solo dagli incidenti stradali e dal cancro. Punta verso l'alto anche il trend dei tentati suicidi: per ogni 100 mila persone della Cee di oltre i 15 anni, 215 si sono rivolti nell'82 ai centri medici dopo un tentativo di farla finita con la vita e il dato rappresenta solo un terzo del fenomeno, perché di molti casi i centri clinici non vengono a conoscenza e rimangono confinati tra le pareti domestiche. Sono le femmine più dei maschi a cercare senza riuscirvi la via del non ritorno. Non è il caso di riportare qui la massa di altri dati, percentuali e diagrammi illustrati dallo studioso con la lucidità e la freddezza del ragioniere costretto a presentare un bilancio che non invita certo all'ottimismo. Il professor Diekstra ha anche cercato di spiegare quali possono essere i fattori che contribuiscono al cosiddetto -fenomeno suicidarlo-. Con tutti i limiti delle semplificazioni, il ricercatore ha tracciato cosi l'identikit del giovane che decide di spegnere l'interruttore della vita: un adolescen¬ te di intelligenza superiore alla media in grado di osservare acutamente le imperfezioni del mondo e della gente ma nello stesso tempo è insufficientemente robusto per essere capace di gestirle emozionalmente^ e ha aggiunto: «A causa della sua età e posizione sociale, l'aspirante suicida può avere poche o nessuna idea di riuscire a influenzare questo mondo imperfetto'. Ma a volte vi sono altri elementi che accumulandosi nella psiche del ragazzo creano la miscela esplosiva: handicap fisici, depressioni, abuso di alcol e droga, un concetto negativo di sé. i difficili rapporti famigliari e con il mondo esterno. Secondo Diekstra è alta la percentuale di suicidi tra coloro che usano droghe in modo permanente ed eccessivo. - Una volta che una persona diventa tossicodipendente, l'assunzione di una overdose con il conseguente rischio di suicidio è spesso solo una questione di tempo'. E' destinata a continuare la tendenza all aumento dei suicidi tra i giovani? Allarga le braccia il professor Diekstra e prima di rispondere cita Ench Fromm: ■ Penso di poter dedurre con certezza che nell'alto tasso di suicidio di una certa popolazione venga espressa la mancanza di stabilità e di salute mentale-. Di qui la conclusione: -In una società come la nostra dove il progresso è soprattutto ricercato nel campo della tecnologia, ci si può aspettare poco o nessun progresso nel campo della salute mentale. 'Non dimentichiamo che nei Paesi occidentali per ogni dollaro speso nella salute pubblica, meno di dieci centesimi vanno alla cura della salute mentale. La maggior parte è l'ersata all'assistenza fisica di tipo tecnologico. E di quei magri dieci centesimi per la salute mentale, la maggior parte va all'assistenza tecnologica cioè ai farmaci'. Guido J. Paglia

Persone citate: Fromm

Luoghi citati: Europa, Ginevra, Italia, Padova, Stati Uniti