Il crepuscolo dei «californiani» di Ennio Caretto

Il crepuscolo dei «californiani» Uno dopo l'altro i vecchi amici di Reagan hanno abbandonato la Casa Bianca, molti travolti dagli scandali Il crepuscolo dei «californiani» La «banda» dei fedelissimi era composta da Caspar Weinberger, Michael Deaver, Lyn Nofziger, Edwin Meese, William Clark e William French Smith - Dukakis: «Una concezione mafiosa del potere» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Nel gennaio dell'81, quando gli amici californiani di Reagan scesero nella capitale, il mondo politico Usa storse il naso: «Questa — disse Averell Harriman, il diplomatico americano più raffinato del dopoguerra — non è una Hollywood sul Potomac, e al Paese non serve un governo di attori e di cow boys-. Il giudìzio era tranciarne ma non del tutto infondato. Dei sei amici californiani investiti delle responsabilità di governo uno solo possedeva un pedigree washingtoniano: Caspar Weinberger, l'ex ministro del Bilancio di Nixon, detto -Cap the knife-, Cap il coltello, per l'entusiasmo mostrato nel tagliare le spese sociali. Dei cinque altri, due erano pubblicitari. Michael Deaver e Lyn Nofziger, e tre degli avvocati di provincia, Edwin Meese, William Clark e William French Smith. Tutti avevano accumulato meriti curando per 10-15 anni gli affari pubblici e privati di Reagan in California, ma non possedevano grandi titoli per gestire la nazione. Oggi, della «ma/ia californiana», come fu subito chiamata, non rimane più nessuno: l'ultimo amico, il ministro della Giustizia Edwin Meese, dimissionario, se ne andrà alla fine del mese. Nel suo malinconico crepuscolo, a 77 anni. Reagan si ritrova solo. Il Presi dente si strugge di nostal già per la California: quan do parla, i suoi aneddoti si limitano sempre più al ci nema. -Pur amando il suo lavoro — ha detto l'ex capo di gabinetto Howard Baker — non vede l'ora di raggiungerli a Los Angeles-. Gli amici si sono premurati di sistemarlo bene, come d'abitudine: hanno fatto una colletta tra alcuni miliardari, e gli hanno regalato una villa presso Hollywood, il suo primo amore. Hanno anche cambiato il numero civico: era 666, un simbolo del demonio per chi crede nell'astrologia come Nancy. Che eredità lasciano all'è stablishment politico, dominato per due secoli dagli -eastenears-, i bostoniani e virginiani colti e atlantisti, gli amici californiani della First Lady e del Presidente, i -westemers- tutti individualismo e immagine tv? La risposta non è facile soprattutto varia di personaggio in personaggio. Mentre è innegabile che abbiano riportato a Wa shington lo spirito della frontiera, e quindi il cambiamento, che siano stati gli interpreti più fedeli del reaganismo, lo è anche che abbiano danneggiato gra vemente il capo dello Stato e l'istituzione con una serie di scandali senza preceden ti. A parte French Smith e Clark, ritiratisi con le mani pulite alla fine del primo mandato di Reagan, gli al tri si trovano tutti in balla della tempesta. Deaver Nofziger sono in attesa di processo per corruzione Edwin Meese è sotto in chiesta per violazione del l'etica governativa, e Wein berger è accusato di non aver stroncato il traffico di tangenti del Pentagono. Michael Dukakis, il can didato democratico alla Ca sa Bianca, bostoniano ap punto, cresciuto nella tra dizione dei Kennedy e del l'Università di Harvard, sostiene che con l'eccezione di Weinberger gli amici californiani di Reagan non hanno mai saputo che cosa fosse il servizio dello Stato -Dai tempi di Nixon — ha detto — quando la Casa Bianca era prigioniera del cosiddetto muro di Berlino, cioè della cricca di origine tedesca di Hadelman ed Erlichman, che provocò lo scandalo Watergate, non si era più imposta negli Usa una concezione cosi mafiosa del potere-. Il senatore Kennedy è ancora meno te nero, usa l'espressione •.gang dei sei»: -Ma che ideologia, senso di missione — ha dichiarato —. Metà d loro, appena ha potuto, tornata a vita privata per capitalizzare sulle sue conosceme'. Gli stessi Dukakis e Ken nedy ammettono comun que che senza gli amici cali forniani al fianco Reagan non avrebbe attuato il suo pmrgNGpFmpcnnSlaspstlCslncdacglr programma. Nel primo mandato soprattutto, la loro efficienza e il loro impegno furono straordinari. Nominato ministro della Giustizia (era l'avvocato personale di Reagan) French Smith, un uomo mondano ed elegante, impostò con fermezza la lotta contro la droga e la criminalità organizzata, che erano esplosi sotto Carter. Smentendo il suo nomignolo, Weinberger, assegnato alla Difesa, aumentò le spese militari, dando il via al più massiccio riarmo della storia in tempo di pace, e trasformandosi nell'apostolo delle guerre stellari. Chiamato a dirigere il Consìglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Clark ne fece il trampolino di lancio dell'invasione di Grenada e degli aiuti ai ribelli afghani. E Nofziger, incaricato di preparare la campagna elettorale dell'84, gettò le basi del massimo trionfo reaganìano. • La gang dei sei» sopperì alle proprie carenze con la dedizione a Reagan. Nella prima metà della sua presidenza, cooptando il braccio destro di Bush, James Baker, i due amici eccellenti. Michael Deaver ed Edwin Meese, formarono una trojka impareggiabile alla Casa Bianca. -In apparenza — ha raccontato l'ex portavoce Larry Speakes — non avevano nulla da spartire. E invece si complementava- no a vicenda. Deaver, il suo segretario e il confidente della First Lady, era un genio della pubblicità, dedito a far fare bella figura a Reagan alla tv; Meese, il suo primo consigliere, era un maneggione capace di realizzare tutto ciò che decideva il Presidente; Baker, il capo di gabinetto, era un politico sottile, che controllava i ministri e il Congresso-. Reagan non ha mai fatto mistero di sentirsi a proprio agio solo con gli amici californiani. Se ne è sempre fidato come di fratelli. Testimoni della sua metamorfosi da attore a governatore della California, essi ne intuivano in anticipo gli umori, sapevano come spingerlo a una scelta. Speakes ha riferito che per attrarne l'attenzione si recavano alle riunioni di gabinetto armati di videocassette e di fumetti, o gli raccontavano una barzelletta, o inventavano un aneddoto. Il Presidente li trattava col calore riservato ai familiari, e tutti infatti erano estremamente disponibili con Nancy, e coi suoi figli difficili. A Deaver in particolare era lecita qualsiasi cosa: un compleanno di Reagan fece irruzione nello studio ovale travestito da gorilla con una torta in mano. Non a caso, il mito reaganìano incominciò a incrinarsi quando 1 fedelissimi lasciarono la presidenza «per guadagnare — come disse Nofziger, il più since¬ ro di tutti — il nostro primo milione di dollari- o miliardo e mezzo di lire, e dunque per inseguire il loro American Dream privato. Clark, un uomo di ignoranza leggendaria — si presentò all'esame del Congresso senza sapere dove fosse il Pakistan — ma di estrema prudenza, passò le consegne a McFarlane, che si illuse di bissare con l'apertura all'Iran quella storica di Kissinger alla Cina, e provocò la catastrofe dell'Irangate, a causa anche delle intemperanze di un giovanotto aggressivo che si era portato dietro, il colonnello North. French Smith cedette il posto a Meese, che s'impegolò subito in una crociata ridicola contro la pornografia, concedendo invece briglia sciolta alla corruzione del big business. Per Reagan le perdite più gravi furono quelle di Deaver, che si dedicò al lobbismo puntando molto in alto — là sua parcella minima era di 250 mila dollari, quasi 350 milioni di lire — e che non venne mai sostituito; e quella di James Baker, che si scambiò la poltrona con il bilioso ministro del Tesoro Regan, un ex boss di Wall Street abituato a trattare i politici come ragazzini. Per alcuni mesi, il reaganismo continuò di slancio, catapultato in avanti dall'enorme lavoro del primo quadriennio; poi sopravvennero la sconfitta alle elezioni parlamentari del novembre '86 e l'Irangate col tentativo di suicidio di Bud McFarlane. Nell'ultimo anno e mezzo, il Presidente è riuscito a vivere di rendita, grazie anche all'aiuto di due grand commis dello Stato, l'antitesi degli amici californiani: il nuovo capo di Gabinetto Howard Baker, omonimo ma non imparentato con l'altro, dimessosi il primo luglio, e il nuovo consigliere per la Sicurezza nazionale Frank Carlucci, oggi capo del Pentagono, il primo italo-americano alla Casa Bianca. Furono Baker e Carlucci a fargli superare lo scandalo e a spingerlo ad abbracciare la causa del disarmo. Privo dei suoi compagni preferiti, il Presidente si è intristito -come un fiore senz'acqua- ha detto il suo biografo e giornalista Lou Cannon. Reagan si è visto crollare intorno l'edificio che aveva trasferito pari pari da Sacramento in California, una capitale da film western, a una Washington ostile e scettica. Il colpo di grazia lo hanno sferrato le memorie, molto cattive, pubblicate da Deaver e dagli altri amici. La Casa Bianca si è trovata a galleggiare su un mare di pettegolezzi e di calunnie, costringendo alle dimissioni persino il fedelissimo Weinberger, a cui peraltro la riduzione delle spese militari aveva tolto il terreno sotto i piedi. E' rimasto solo un californiano d'adozione, il segretario di Stato Shultz. te tragono architetto della pace: vecchio marine, tanto ringhioso quanto saggio, Shultz ha sempre rifiutato di fare parte della «mafia». Cannon, con cui abbiamo scambiato due parole, sostiene tuttavia che l'amico californiano più importante è ancora e sarà sempre al suo posto. -E' Nancy — ha dichiarato —. Lo so, non è simpatica alla gente, è imperiosa e ficcanaso. Ma è una donna con un fiuto politico incredibile e con una diabolica capacità di giudicare chi sta intorno a suo marito. E' lei l'arma segreta di Reagan: gli dà forza, serenità, e quando è necessario lo induce alla riflessione e al ripensamento-. Se nel caos e nella latitanza dell'ultimo biennio, afferma Cannon, il reaganismo ha acquistato un volto umano, il merito è di Nancy, che è su posizioni più moderate del consorte, e più impegnata socialmente. Buona parte degli amici californiani passeranno alla storia come avventurieri; lei vi passerà come la presidentessa. Senza la First Lady. Reagan non sarebbe mai arrivato alla Casa Bianca. -La misura di Nancy — ha concluso Cannon — si è avuta nel riavvicinamento degli Stati Uniti all'Urss. Nancy detesta Raissa Corbaciov, ma questa antipatia viscerale non le ha impedito di favorire l'infatuazione di Reagan per il leader del Cremlino-. Ennio Caretto o l Washington. Edwin Meese, l'ultimo dei «sei californiani» a lasciare Ronald Reagan. Amico di vecchia data del Presidente, da avvocalo di provincia era diventato ministro della Giustizia