Drogata si impicca a Genova «Mi hanno tolto mia figlia»

Drogata si impicca a Genova «Mi hanno tolto mia figlia» Il tribunale dei minori aveva affidato la bimba (2 anni) al padre Drogata si impicca a Genova «Mi hanno tolto mia figlia» La donna ha legato un pezzo di un cavo della Tv ad un ferro e si è infilata il cappio al collo GENOVA — Ha legato un pezzo di cavo della televisione ad un ferro sporgente, all'altro capo ha composto un nodo e s'è infilata il cappio al collo. Poi ha piegato le gambe e s'è lasciata cadere. Ventinove anni, tossicodipendente e prostituta. Andreina Vanucchi s'e impiccata cosi nello squallido magazzino del centro storico di Genova dove viveva e riceveva i clienti. Aveva capito, hanno raccontato gli amici, d'aver perso un'ultima decisiva battaglia. Il tribunale dei minori aveva deciso di affidare al padre la sua bambina di due anni che lei aveva voluto chiamare con il suo stesso nome. Andreina. La terribile scoperta del cadavere della donna è stata compiuta dall'ex convivente. L'uomo, che si chiama Carlos ed è un emigrato cileno, intendeva discutere con Andreina le modalità dell'affidamento della piccola. Giunto davanti al vecchio e degradato palazzo di via Sottoripa, ha notato che nel ma¬ gazzino la luce era curiosamente accesa, in pieno giorno. Ha percorso i pochi metri che lo separavano dal portoncino del locale con un'ansia crescente. Ma la porta era chiusa e Carlos è stato costretto a chiedere l'intervento dei vigili del fuoco. Andreina doveva essere morta da alcune ore, il volto contratto in una smorfia di dolore. Non ha lasciato alcun messaggio, ma nella zona molti sapevano della sua triste storia. • Se mi togliete Andreina io mi ammasso-, ripeteva sovente la donna. Altre volte in passato aveva tentato di uccidersi, raccontano ora i parenti. Due anni fa. era nata Andreina, una bella bambina dagli occhi chiari e la carnagione olivastra. E lei ripeteva che quella sarebbe stala sicuramente una buona ragione per cambiare la sua vita, assurda e infelice. Viveva in quel magazzino disadorno, una stanza con un letto sgangherato, qualche sedia, un lavabo e i ser- vizi igienici in un bugigattolo all'esterno. Andreina era andata via da casa giovanissima e aveva rotto i ponti con la famiglia. Una volta entrata nel giro della droga aveva cominciato a prostituirsi per procurarsi la dose quotidiana. Negli ultimi tempi, secondo i vicini di casa, faceva abbondante uso di psicofarmaci. La convivenza con Carlos era stata una breve parentesi, avevano provato a metter su casa, era andata bene per qualche mese, poi era nata Andreina, e dopo qualche tempo la relazione era diventata insostenibile. La piccola era stata affidata ad un istituto per minori del Comune di Genova e presto il padre l'avrebbe potuta prendere con sé. Andreina però era convinta, secondo gli amici, che non le avrebbero più fatto vedere la bambina. La sua vita disperata da questo momento le è apparsa forse priva ormai di un qualsiasi barlume di speranza. La decisione del tribunale dei minori, giustificata dalla necessità di salvaguardare la piccola, le sembrava una grande ingiustizia, impossibile ormai da combattere. La morte di Andreina ha così rialzato il sipario della cronaca sulle tristi storie legate alla droga. .// livello di identificazione nel ruolo materno non può essere certo messo in discussione dallo stile di vita — dice il professor Luigi Ferranini. psichiatra, responsabile del servizio mentale della sedicesima Usi di Genova —. Spesso chi è disperato si aggrappa con (orsa ad un'immagine di normalità, vista come l'unica possibilità di recupero. E lo stile di vita, come appare all'esterno, non può essere considerato l'unico indicatore della qualità di esistenza di un bambino nella famiglia. Una dimostrazione evidente è il fatto che in molte famiglie, apparentemente normali, si scatena un'insospettabile violenza nei confronti dei più piccoli. Una questione importante è invece il livello di assistensa delle strutture pubbliche: cioè fino a che punto i servizi riescono ad aiutare una madre a svolgere il suo ruolo. Il quarto elemento, quello più delicato, attiene al ruolo del tribunale cui è demandata la tutela del minore. ■ E quando il livèllo di guardia è ormai superato, l'esigenza di difendere il bambvio deve avere il sopravvento su qualsiasi altra considerazione Daniela Grondona

Persone citate: Andreina Vanucchi, Daniela Grondona

Luoghi citati: Comune Di Genova, Genova