Il sud più lontano

Il sud più lontano Cresce ancora il gap economico col Centro-Nord Il sud più lontano Produzione e occupazione aumentano a ritmo insufficiente Maggiore anche il divario tra le otto regioni meridionali PALERMO — L'annuale rapporto della Svimez. l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, conferma l'esistenza di un profondo divario tra le aree del Paese. Presentato ieri mattina a Palermo, il rapporto fornisce una serie di indicazioni, rilevazioni, elementi di valutazione dai quali è possibile trarre conseguenze di ordine politico ed economico. Nel 1987 il Pil, prodotto interno lordo, è aumentato dell'1,6 per cento nel Sud e del 3.1 per cento nel Centro-Nord dove l'occupazione è salita di 106 mila unità contro una diminuzione di 127 mila unità nel Meridione. Il tasso di disoccupazione è stato del 19.2 per cento (16,5 per cento nel 1986) nel Sud e nel Centro-Nord dell'8,4 per cento, inferiore a quello Cee e vicino a quello della Germania Occidentale. Queste indicazioni sono state fornite da Salvatore Cafiero, direttore generale della Svimez. che ha illustrato il rapporto in sostituzione del presidente Gabriele Pescatore. In sala erano presenti il ministro per il Mezzogiorno. Remo Gaspari, il sottosegretario Giuseppe Galasso, i presidenti della Regione siciliana e dell'assemblea regionale Rino Nicolosi e Salvatore Lauricella, e Luciano Barca, l'economista del pei che presiede la commissione bicamerale per il Sud. A riprova dell'accresciuto trend negativo delle regioni meridionali. Cafiero ha ricordato che nel 1987 gli investimenti fissi lordi sono stati del 3.9 per cento nel Sud e del 5.8 nel Centro-Nord. Secondo la Svimez l'unico fatto positivo per il Meridione è l'aumento nell'industria della produttività per unità di lavoro del 7 per cento contro il 5,3 per cento del Centro-Nord. Il rapporto fornisce un quadro assai sconfortante sull'economia e in generale della situazione delle otto regioni meridionali; nel 1988 la Svimez calcola che, se si avvereranno le previsioni del Fondo monetario internazionale (tasso di crescita della produzione industriale mondiale del 3 per cento) nel Nord Italia il valore aggiunto industriale crescerà de)l'1.5 per cento ma nel Mezzogiorno solo dello 0,2 per cento, con un incremento di occupa¬ zione pari a 17 mila unità nel Nord e appena 1000 nel Sud. Si sono accentuati i divari anche fra le regioni meridionali: la Puglia ha continuato a camminare con passo più spedito, per non parlare dell'Abruzzo, autentico outsider del Mezzogiorno. E divaricazioni si notano anche nell'andamento della spesa pro-capite. Altro elemento negativo per il Sud è l'ulteriore incremento dei depositi bancari del 13,1 per cento nel Mezzogiorno contro l'8,2 per cento nel Centro-Nord, ciò che indica una tendenza alla stagnazione economica. «Il nodo centrale del dualismo — lamenta il rapporto — potrebbe riassumersi in questo: il Mezzogiorno a differenza del Nord non è in grado di esprimere capitali e risorse imprenditoriali organizzative nella misura che sarebbe necessaria non per ridurre, ma nemmeno per impedire che aumenti la sua ingente disponibilità di forza lavoro inoccupata». Ci vorrebbe allora «un'azione pubblica di grande vigore e rigore» ma il nuovo intervento straordinario oggetto di molte critiche «si è ridotto — rileva il rapporto — alla mera aggiuntività degli stanziamenti e inoltre le procedure sono macchinose e ne compromettono l'operatività, mentre le Regioni non sono state all'altezza dei compiti di programmazione e attuazione loro riconosciuti dalla nuova legge. «L'importo complessivo degli impegni dell'intervento straordinario, anche se è quasi raddoppiato in termini correnti rispetto all'anno precedente, risulta ancora in termini reali sensibilmente minore (del 32 per cento) di quello medio dell'ultimo triennio (1978-1980) di vita normale della Cassa per il Mezzogiorno». E dopo questa diagnosi, che cosa fare? «Il ministro dev'essere ottimista. L'encefalogramma non è piatto. Non siamo più nella situazione degli Anni Cinquanta, ha detto Remo Gaspari ribadendo l'analisi che ha fatto in altre recenti occasioni. E la legge De Vito, la famosa legge 64 che stenta a decollare? «Occorrono aggiustamenti — ha affermato Gaspari — ma il giudizio definitivo va dato sui risultati

Persone citate: Cafiero, Gabriele Pescatore, Gaspari, Giuseppe Galasso, Luciano Barca, Remo Gaspari, Rino Nicolosi, Salvatore Cafiero, Salvatore Lauricella

Luoghi citati: Abruzzo, Germania Occidentale, Nord Italia, Palermo, Puglia