«La piattaforma era una trappola» di Emanuele Novazio

Appello del patriarca E' tregua in Armenia Scioperi al quinto giorno, ma cala la tensione Appello del patriarca E' tregua in Armenia Alla tv ha chiesto «saggezza e rispetto delle leggi» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — La Chiesa interviene nella crisi armena, e la tensione scende a Erevan. Anche se gli scioperi sono continuati, per il quinto giorno consecutivo, nella capitale e in altre città: anche se le autorità non nascondono l'inquietudine e l'allarme: anche se non si escludono nuove manifestazioni nei «giorni di lutto» proclamati dopo la morte di un giovane, ucciso dal proiettile di un soldato sovietico, e di un uomo di 52 anni morto d'infarto durante i disordini all'aeroporto. Giovedì sera, il patriarca Vergen primo e apparso in tv: ha chiesto «saggezza», «prudenza», •rispetto delle leggi,-: ed ha lanciato un appello alla pupolazione perche • sic posta fine ad azioni avventate che oscurano il nome degli armeni e dell'Armenia'. E ieri mattina, alcune labbriche hanno ripreso a lavorare, anche se soltanto in parte. Per l'intera giornata. Erevan e rimasta tranquilla: alcuni mezzi di trasporto, confermava in serata l'agenzia Annenpress. sono tornati a funzionare: i taxi, i metrò, molti autobus. Soltanto nel NagornyKarabakh. :a regione contesa da armeni e azerbai- djani. l'astensione dal lavoro continua compatta: nel capoluogo, Stepanakert, da un mese e mezzo sono aperti soltanto pochi negozi di alimentari. 11 ritiro delle truppe speciali inviate dal ministero degli Interni ha favorito questo primo, parziale ritorno alla normalità, a Erevan: i mezzi blindati e le pattuglie che già mercoledì si erano allontanate dal centro della capitale, ieri hanno lasciato la città. Le voci di un coprifuoco in vigore dalle dieci di sera, che in mattinata si erano diffuse a Mosca nella comunità armena, sono state smentite dagli abitanti. Ma la situazione rimane tesa. La morte del giovane Kharchig Zacharian, gli incidenti di martedì, l'occupazione dell'aeroporto e la guerriglia sulle sue piste, hanno portato in superficie asprezze finora rimaste sopite, hanno fatto emergere all'improvviso il volto duro della protesta. Hanno confermato in modo drammatico che il movimento nazionalista è diviso, che al suo interno si muovono gruppi disposti a rischiare: in cinque mesi, le manifestazioni di Erevan non avevano mai provocato incidenti, anche se spesso l'ala estremista sembrava avere la meglio. Mai, prima d'ora, nel centro di Erevan erano comparsi slogan antisovietici e antirussi, o scritte contro la perestrojka, come è accaduto nei giorni scorsi. Segno che l'impazienza, l'insoddisfazione, la • delusione per la conferenza del partito, che non ha speso una parola sul problema del Nagorny-Karabakh», hanno fatto varcare a una parte del movimento nazionalista un'altra soglia, quella del 'rispetto per Gorbaciov». Ma segno, anche, che proprio di questa impazienza e questa delusione qualcuno sembra voler approfittare. Ieri sera, circolava a Mosca la voce secondo la quale il Cremlino proporrà il passaggio del Nagorny-Karabakh all'amministrazione centrale. Nel frattempo, si studierebbe una soluzione definitiva del problema. Una prima dimostrazione di relativa flessibilità sembra venire dal movimento di sciopero: per la prima volta, un documento invoca la separazione del Karuzakh dall'Azerbajan, senza precisare la sua annessione all'Armenia. Ma sulla richiesta, confermano fonti armene, i nazionalisti sono divisi. Emanuele Novazio

Persone citate: Gorbaciov, Kharchig Zacharian

Luoghi citati: Armenia, Mosca