Vecchie auto un mito
Vecchie auto, un mito Raduno a Madrid del Club Lancia (4900 iscritti) Vecchie auto, un mito Mentre le Lancia di oggi — leggi Delta HF integrale dominatrice del mondiale rally — trionfavano in corsa, quelle di ieri si sono ritrovate nei giorni scorsi a Madrid. La gioventù sfiorita non ne deturpa la bellezza. Al suo 16° anniversario, con oltre 1500 iscrìtti in Italia e più di 3400 nel resto del mondo, il Lancia Club si conferma punto di riferimento ed incontro per i cultori delle vetture della Casa torinese. Un caso unico che il classico raduno esalta. All'appuntamento di Madrid affiora un mondo in gran parte sconosciuto, fatto di appassionati più che di collezionisti, di uomini che ritrovato un antico cimelio si adoperano in prima persona anche per anni in un restauro capace di restituire profumi e lucentezza della vettura «fresca- di fabbrica. Il mondo delle vetture d'epoca tra raduni ed aste e una passione sfrenata soprattutto per le Ferrari, attrae sia chi ama l'automobile sia chi tenta qualche speculazione. Le difficoltà di dare una valutazione precisa è, del resto, spesso insormontabile; tanta è la differenza tra un «pezzo- raro nascosto fra la paglia in un fienile e lo stesso rimesso in perfette condizioni di marcia con ogni dettaglio ricostruito fedele all'originale. E' quasi impossibile quantificare in denaro tante ore di lavoro. Per le vie della capitale spagnola, sulle strade della Sierra De Guadarrama e sull'asfalto dell'autodrodomo di Jarama abituato a ben altre potenze, è sfilata un po' tutta la storia della Casa fondata da Vincenzo Lancia nel tardo autunno 1906. Si riscoprono, talvolta rimanendo sorpresi dalla loro attualità, vetture quali la Lambda Torpedo che a quasi settant'anni dai primi collaudi si mostra nella modernità della scocca portante, della linea bassa e slanciala, delle sospensio¬ ni indipendenti, del compatto 4 cilindri a V stretto di 2120 ce, del bagagliaio integrato nella parte posteriore della carrozzeria. Un insieme di caratteristiche die facevano per la prima volta la loro comparsa in un panorama di automobili simili a carrozze senza cavalli. Dalle prestigiose Dilambda ed Artena alla Astura Mille Miglia del '38; alla Augusta, la prima utilitaria di lusso della Lancia, spaziosa ed accessibile con l'anello porte privo di montante centrale; alla Aprilia del 1936, l'ultima progettata da Vincenzo Lancia e dominatrice delle gare «turismo-: leggera, per la prima volta si pensò di differenziare lo spessore delle lamiere a seconda della funzione strutturale e vennero montati i freni a ridosso del differenziale sospeso, e penetrante; modellini in scala furono mandati al Politecnico di Torino per valutare l'efficienza aerodinamica riuscendo in un Cidi 0,47sbalorditivo per l'epoca. E poi Ardea, Aurelia, Appia, Flaminia, Flavia, fino alle Fulvia Rally HF «fanalonatrionfatrici nei rally dei primi Anni 70. Auto passate alla storia per successi sportivi o per filanti carrozzerie firmate Ghia, Pininfarina, Tourìng. Vignale, Zagato. In queste vetture e nei personaggi che le conservano vitali, nelle loro manie e, perché no, nel loro esibizionismo, è il rifiuto dell'automobile vista unicamente come bene di consumo, la ribellione all'-auto-elettrodomestico-. Qualche giorno in compagnia di queste «nonnine- ricorda che design e meccanica aquistano su un'automobile significati ben più complessi ed estesi che su un'aspirapolvere od una lavatrice. In fondo, chi mai si sognerebbe di partecipare ad un raduno di vecchi frigoriferi? Roberto Piatti
Persone citate: Aurelia, Pininfarina, Roberto Piatti, Vincenzo Lancia, Zagato
Luoghi citati: Ardea, Artena, Italia, Madrid, Torino, Vignale
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