A Erevan slogan antirussi di Emanuele Novazio

A Erevan slogan antirussi Nella capitale armena un'altra giornata di tensione A Erevan slogan antirussi Protesta per l'uccisione di un dimostrante durante gli incidenti di martedì Nessun incidente ma l'aeroporto è sempre pattugliato - Le Izvestia ammettono: in tutta la Repubblica la maggioranza delle imprese è ferma DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Centinaia di migliaia di persone sulla piazza dell'Opera, migliaia nelle strade del centro, e tra la folla i primi slogan antisovietici e antirussi: Erevan, ieri, si è fermata per rendere omaggio al giovane armeno ucciso da un poliziotto, martedì, negli incidenti seguiti allo sgombero dell'aeroporto, e a un uomo di 52 anni, morto d'infarto durante gli scontri. Dopo la grande tensione dei giorni scorsi, dopo le scene di guerriglia, la battaglia tra soldati e operai in sciopero, l'Armenia ha misurato ieri le sue forze. Ma la protesta nazionalistica si è estesa, ignorando gli appelli del primo ministro Fadey Sarkisyan; bloccando industrie e trasporti nelle principali città, coprendo di interrogativi inquietanti la tragedia di martedì. Trasformando la richiesta di un «Nagorny-Karabakh armeno» in una sfida di cui non si intravedono gli esiti. Ieri sera, le Izvestia disegnavano un quadro allarmante: -Una parte consistente, se non la maggioranza, delle imprese non lavorano, a Erevan e nell'intero territorio della repubblica. Per tutto il giorno è stato impossibile vedere un autobus o un tram. I tentativi di migliorare la situazione, dopo quattro giorni di tensione, non sono riusciti-. Il giornale annunciava la morte di Khatching Zakarian, 22 anni, e l'apertura di un'inchiesta ufficiale; ma già in mattinata un redattore dell'agenzia Armenpress confermava quanto fonti nazionaliste armene avevano reso noto la vigilia: il giovane è stato ucciso da un proiettile di plastica sparato a distanza molto ravvicinata, sulla strada che collega il centro all'aeroporto. Secondo l'agenzìa, tuttavia, la morte di Zakarian^è stato il risultato di un tragico intreccio di confusione, pani co. rabbia: -Il soldato ha sparato per difendersi; i di mostranti lo avevano circondato e cercavano di colpirlo-. Dopo gli scontri di martedì, che hanno segnato una svolta nella crisi armena, la presenza delle truppe è però diventata più discreta, a Erevan. Ieri, i soldati inviati dal ministero degli Interni non presidiavano più il centro della capitale; qua e là. secondo abitanti raggiunti al telefono, si incontravano soltanto piccole pattuglie della milizia locale. Un gesto significativo, deciso per far scendere la tensione; per impedire nuove scintille capaci di scatenare la piazza: mercoledì, la folla aveva a lungo fischiato e sbeffeggiato i soldati. Scriveva ieri Trud, l'organo dei sindacati: -Mentre le truppe pattugliavano il centro, molta gente non trovava niente di meglio da fare che passare e ripassare nelle strade vicine continuando a suonare il clacson di macchine e camion-. Ieri la protesta è diventata improvvisamente più discreta: al mattino, prima dei fu¬ nerali sulla piazza dell'Opera, -per le strade non si vedeva nessuno o quasi-, confermavano ali 'Armenpress. E, più tardi, tutto si è svolto nell'ordine, con calma: anche se l'aeroporto resta pattugliato dall'esercito, i voli non sono tornati regolari e tra i passeggeri in attesa c'è tensione. Che cosa accadrà nelle prossime ore è però difficile prevedere: fonti nazionaliste armene e fonti ufficiali, ieri, cercavano di sminuire la portata degli incidenti di martedì, attribuendoli a -elementi sciolti- o a -gruppi di irresponsabiliche avrebbero forzato la situazione; avrebbero approfittato degli umori sempre più rabbiosi di gran parte della popolazione; avrebbero scatenato la parte più inquieta del movimento. Ma è difficile credere che uno sciopero nelle fabbriche e nei trasporti di un'intera repubblica sarà tollerato a lungo: se tra i nazionalisti non prevarranno i fautori di un compro messo, il Cremlino dovrà in tervenire, e la prova di forza sarà inevitabile. Ieri sera, mentre da Baku arrivavano notizie di -tensione nei quartieri armeni-, a Mosca circolava la voce che il capo del partito nel Nagorny-Karabakh, Ghenrik Pogossìan, è stato ricevuto da Mikhail Gorbaciov. Il segretario generale non avrebbe fatto nuove promesse, né avrebbe potuto dopo il silenzio della conferenza del partito sul problema Karabakh; ma avrebbe garantito di assistere alla riunione del Presidium del Soviet Supremo, a fine mese, che si occuperà delle richieste armene sulla regione. Ma fine luglio è lontana; e nel frattempo gli spazi del negoziato diventano ogni giorno più ristretti. Al telegiornale di ieri sera, un passeggero bloccato all'aeroporto di Erevan poneva una domanda che certo è di molti: -Perché le autorità continuano a rinviare una soluzione al Karabakh?-. Emanuele Novazio Mosca. Una donna accende una candela nella chiesa armena, «in memoria di coloro che hanno sofferto quando le truppe sovietiche hanno soffocato la protesta all'aeroporto di Erevan» (Ap)

Persone citate: Fadey Sarkisyan, Mikhail Gorbaciov

Luoghi citati: Armenia, Baku, Mosca