E' pronto il piano energetico di Maria Grazia Bruzzone
E' pronto il piano energetico E' pronto il piano energetico Battaglia lo porta stamane a De Mita - Data per scontata la chiusura delle centrali nucleari di Caorso e Trino - Ma la decisione è lasciata al governo e nella maggioranza c'è polemica ROMA — Il ministro dell'Industria. Battaglia, consegna questa mattina ufficialmente a De Mita il testo del nuovo Piano energetico nazionale. Sarà il presidente del Consiglio a decidere se presentarlo ai ministri domani stesso o rinviarlo. Molto dipenderà dall'accordo che la maggioranza troverà sulla delicata questione della definitiva chiusura delle centrali nucleari di Caorso e Trino 1. Una scelta che appare scontata ormai, sulla quale tuttavia il Pen di Battaglia non entra che indirettamente e in modo vago, quando parla del fabbisogno energetico nazionale considerando tra l'altro -il non apporto di Trino e Caorso». La decisione è in sostanza rimandata al governo e ai partiti fra i quali sono già divampate le polemiche nei giorni scorsi: al subitaneo plauso di De Michelis a un abbandono del nucleare che anticipa quello della mitica Svezia, erano seguite le critiche di Granelli. Parlando ieri all'Unione Petrolifera. Battaglia si è detto meravigliato «degli stupori e dagli ardori accesi negli ultimi giorni sull'uscita italiana dal nucleare». una decisione già presa dalla maggioranza nei mesi scorsi e ribadita nel programma del governo De Mita (nel quale tuttavia il problema di Caorso e Trino 1 resta aperto). Legata al nucleare c'è la questione dei costi energetici, in un Paese che si trova a dipendere dall'estero per 181 per cento del fabbisogno di energia (contro una media del 55 per cento dei suoi concorrenti), concentrando il grosso dell'import in tre Paesi: Urss. Libia e Algeria. Tutti d'accordo sulle risorse da destinare al risparmio energetico che comporterà investimenti dai 24 ai 41 mila miliardi in cinque anni, per finanziare un programma amplissimo che va dalla cogenerazione all'uso di elettrodomestici e lampadine meno affamati di cor¬ rente: investimenti che dovrebbero essere ripagati in gran parte dalla novità tecnologica di molti degli interventi. In discussione sono soprattutto entità e qualità dello sviluppo di risorse energetiche nazionali per il quale la collettività dovrebbe spendere da 40 a 46 mila miliardi tra metano, petrolio e carbone (il piano è volutamente flessibile e le cifre, pur indicative, vengono continuamente ritoccate). Di questi. 500-1000 miliardi verrebbero spesi per il carbone del Sulcis, 8500 per le fonti rinnovabili (vento, sole, biomasse). 3500 andrebbero all'energia geotermica. Il tutto per ridurre del 5 per cento entro il 2000 la nostra dipendenza dall'estero. Quanto agli acquisti il progetto è quello di differenziare le fonti, favorendo l'importazione via nave da Paesi come la Nigeria, senza dover affrontare l'onere di nuovi gasdotti e oleodotti. Sui -costi aggiuntivi del piano che sconta l'irrilevante copertura nucleare nazionale» ha espresso delle riserve il responsabile per l'energia della de. Bruno Orsini, che nel complesso valuta però positivo il nuovo Pen. Ma da parte socialista (il psi illustra oggi il Pen in un seminario) si nega tuttavia che l'impegno italiano nella fissione, cosi come era stato progettato nel vecchio piano, avrebbe modificato sostanzialmente i termini della questione. «Nel 2006 il fabbisogno energetico sarebbe stato ridotto del 15 per cento», afferma Giulio di Donato. Secondo il responsabile energia e ambiente del psi l'uscita italiana dal nucleare del resto non è permanente ma dipende dal successo della ricerca internazionale sui reattori a sicurezza intrinseca alla quale l'Italia nei prossimi anni dovrebbe partecipare massicciamente. Gli studi in questo campo saliranno infatti fino ad assorbire un quarto del bilancio dell'Enea. Maria Grazia Bruzzone
Persone citate: Battaglia, Bruno Orsini, De Michelis, De Mita, De Mita - Data, Sulcis
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