Si riapre il museo con i bronzi dorati

Si riapre il museo con i bronzi dorati A ANCONA, DOPO 17 ANNI Si riapre il museo con i bronzi dorati ROMA — I quattro famosi bronzi dorati di Cartoceto di Pergola, due cavalieri e due dame, documento pressoché unico del primo secolo dell'era cristiana, saranno puntualmente presenti al Museo Archeologico nazionale delle Marche, che verrà riapeno mercoledì prossimo ad Ancona dopo una chiusura di quasi 17 anni, dal terremoto del 1972. Dovrebbe essere superata l'opposizione dei quattromila abilanti di Pergola, che avevano bloccato con ruspe e trattori l'ex convento di S. Giacomo, dove i bronzi sono attualmente esposti, per protesta contro lo «scippo» da parte di Ancona. Il ministro dei Beni Culturali. Vincenza Bono Parrino. ha ieri trovato il compromesso con il sindaco, gli assessori alla programmazione e alla cultura di Pergola, il presidente del Consiglio regionale delle Marche e quello della Comunità montana. -Resteranno al museo di Ancona fino al 5 agosto, poi torneranno a Pergola dove potranno sostare fino al 25 ottobre. La loro sede definitiva sarà poi quella del museo-. Ma resta ora da vedere se sindaco e amministratori locali riusciranno a convincere i pergolesi. Che cosa succederà oggi, quando i tecnici della Soprintendenza archeologica della Toscana andranno a smontare i due cavalieri e le due dame per trasferirli? «Se occorre, interverrà la forza pubblica-. ha detto Vincenza Bono Parrino. pur dopo essersi detta sensibile -al fatto che un intero paese si sia battuto per un fatto culturale e al flusso di 40 mila turisti che si è già incanalato verso Pergola-. Ha ipotizzalo che i bronzi dorali possano -ritornare di tanto in tanto a Pergola, come succede con i figli in collegio che durante le vacanze vanno a casa-. La polemica rischia di lar passare in sottordine la notizia della riapertura del Museo Archeologico nazionale delle Marche, uno dei maggiori per la civiltà preromana, in particolare picena e del medio Adriatico. Non sarà una riapertura totale: riguarderà cioè l'intero palazzo Ferretti (trenta sale distribuite su tre piani), ma non le ali nuove del museo che erano stale inaugurate nel 1969. La quasi ventennale chiusura del museo, ha sottolineato Delia Lollini. soprintendente archeologica delle Marche, «non è dipesa da cattiva volontà, ma dalla mancanza di finanziamenti. Solo da poco tempo è stato possibile destinare ai lavori due miliardi e mezzo provenienti in parte dai fondi ordinari del ministero e in parte dalla legge sui danni provocati dal terremoto. Un altro miliardo e mezzo è disponibile per l'acquisto, già all'iato, di locali dove trasferire gli uffici della Soprintendenza che ora si trovano nelle ali destinate al museo-.

Persone citate: Delia Lollini, Vincenza Bono Parrino