Vizinczey, i tesori dell'ironia

Vizinczey, i tesori dell'ironia IN ITALIA IL SUO BEST-SELLER «CANDIDO MILIARDARIO » Vizinczey, i tesori dell'ironia MILANO — Benvenuto a Stephen Vizinczey, che debutta ora anche in Italia con il romanzo /( candido miliardario (Rizzoli editore), un successo nel mondo angloamericano. Del suo precedente romanzo. In lode delle donne più anziane, ha venduto più di tre milioni di copie. Scrive di avventure e di amori, prende di mira l'avidità e il male che si compie in nome del denaro, ha un'arma rara: l'ironia. Vizinczey è ungherese. -Sono scappato quando avevo 23 anni, nel dicembre del '56-. In un albergo milanese racconta che durante l'insurrezione combatté contro i russi. Un giorno a Budapest nascosero dei trattori nelle viuzze vicino alla piazza dove troneggiava il monumento a Stalin. Lui fece il giro della città dicendo che stavano buttando giù il monumento. Non era vero, ma serviva per richiamare gente. Alle nove e mezzo di sera quella statua finalmente cadde. Lui fece in tempo a non farsi prendere. «Sono diventato uomo allora. Ho capito che un uomo vale per quel che è, non per la posizione che occupa. E ho capito, ho visto, che chi vende l'anima al sistema non è contento. Bisogna essere liberi dentro-. Un altro ricordo di Vizinczey è per il vecchio maestro Lukacs. -Mi ha insegnato a leggere gli autori. Ma lui, nella grande narrativa realistica dell'Ottocento, vedeva la critica alla società; io invece ap¬ prezzo innanzi tutto la libertà dell'individuo-. Il rifiuto del marxismo lo ha portato infatti a una visione liberale, nel senso più ricco e sociale del termine. -Mi voleva bene. Lukàcs. Avevo 16 anni, quando lo frequentavo. Ero il più giovane dei suoi assistenti. Oh, avevo cominciato presto a studiare e a scrivere. A cinque anni avevo già completato una raccolta di poesie, e a dodici tenevo in mano il mio primo romanzo-. E l'ironia? -Devo dire grazie a Svevo. La sua Coscienza di Zeno è stata decisiva. Prima di leggerlo, scrivevo sempre di me, anche indirettamente, e mi vedevo lassù in alto, molto importante. Dopo, son qui che non smetto mai di prendermi in giro. Ho poi una mia triade: Laclos, Balzac e Flaubert. Formidabili. Scrivere è ricordarli. Mentre odio gli Chateaubriand e i Dickens, con la loro condiscendenza verso i poveri-. Con Sifone Questo II candido miliardario (-tradotto benissimo da Maria Teresa Marcnco-) l'ha scritto in buona parte qui in Italia, soprattutto a Firenze, in via Roma, sotto Palazzo Pitti; e passeggiando in quella strada non cessava mai di stupirlo la casa di Bianca Capello, la veneziana dalle celebri tresche. -L'Italia è stato il primo Paese dove sono venuto, dopo l'Ungheria. Conobbi Ignazio Silone, die mi fece avere una borsa di studio, e andai a Bologna, dove scrissi per la rivista II Mulino. In Italia torno tutti gli anni. Ne amo la musica, l'arte. Ho una passione per Bernini, per me più grande di Michelangelo-. Il candido miliardario è la storia di Mark Niven, figlio di un attore caratterista americano che sbarca il lunario peregrinando hi Europa per girare film di second'ordine. A 14 anni Mark ha la rivelazione che gli guiderà resistenza. In una Toledo dall'atmosfera -di minaccioso splendore- legge un trattato sui tesori sommersi. E' fatta. In un mondo in cui -gli uomini non sono fratelli, bensì ignoti, e nessuno si cura della storia di qualcun altro-, lui si dedicherà a trovare il tesoro della «Flora», il brigantino che salpò da Lima nell'agosto del 1820 con un carico di assoluto stupore: 29.267 diamanti, rubini e smeraldi, 11.254 perle. 743.050 dobloni. 126 copie della Vergine della Cattedrale, ognuna di 40 chili d'oro, e 17 tonnellate di lingotti d'oro. Il tutto giace ora sotto il mare dei Caraibi. L'adolescente Mark sogna di sottrarre quei forzieri ai fondali e ai pesci, di diventare ricco onestamente, senza danneggiare nessuno, e di spendere quei soldi per il bene dell'umanità, per esempio fabbricando auto elettriche e contribuendo comunque a salvare il povero ambiente del pianeta. I genitori divorziano, lui segue il padre, approda in America, si iscrive alla Co¬ lumbia University. Siamo negli Anni Sessanta: come studente contesta, naturalmente. Canta «We shall overcome» e lancia una mela sulla testa del vicepresidente Humphrey. Per evitare di arruolarsi per il Vietnam, fugge a Santa Catalina, nelle Bahamas, perché é li che dev'essere il relitto della ..Flora... Sullo yacht Mark si innamora di Marianna, trascurata e bellissima moglie bionda di un industriale senza scrupoli. Per ricordarla meglio, le ruba dallo yacht un pettine e le mutandine di seta. E trova il tesoro. Ma uno stormo di avvocati, giudici, antiquari e mafiosi gli renderà la vita dura, durissima. Una sarabanda divertente e non gratuita. Finché... Povero Mark, con tutte le sue illusioni. Presto lo vedremo al cinema, con il volto di Tom Cruise. -Oh, io ne ho conosciuti di miliardari alle Bahamas, dice lo scrittore. So la loro vita, il loro vuoto, la loro crudeltà-. Vizinczey adesso vive a Londra, con la seconda moglie, in una piccola via accanto a Old Brompton Road. Ha tre figlie già grandi. Una abita in Canada. -Mi piace viaggiare perché mi piace vedere cose sempre diverse dalla finestra quando scrivo, ascoltando il Vivaldi suonato dal vostro, dal nostro Uto Ughi-. Claudio Altarocca A.