Alla ricerca del prato perduto di Gianfranco Quaglia

Alla ricerca del prato perduto Nella Pianura Padana gli antichi foraggi sconfitti dai cereali Alla ricerca del prato perduto Ogni anno 30 mila ettari in meno di erba, di cui i bovini hanno ancora bisogno, soprattutto per il latte e i formaggi di prima qualità - La coltura prativa contribuisce anche a diminuire i rischi d'inquinamento nel terreno - A Lodi un incontro per dibattere il problema DAL NOSTRO INVIATO LODI — Cera una volta un immenso prato: la Pianura Padana. Poi il grande verde che si estende a Nord e a Sud del Po cominciò ad assumere connotazioni a macchia di leopardo: rettangoli giallastri, ocra, rossicci, sempre più frequenti dal Piemonte al Veneto. La mutazione cromatica della più grande area agricola italiana è la storia del cambiamento quasi radicale delle coltivazioni finalizzate all'allevamento bovino. n prato, fonte primaria dei foraggi è stato sconfitto dai cereali, dagli erbai, dagli insilati, dai mangimi. A partire dagli Anni 60 i terreni prativi della Padania hanno subito una riduzione costante di 30 mila ettari l'anno, mentre gli erbai hanno conquistato U ruolo di protagonista. Nel momento in cui i prati sembrano lasciare definitivamente il passo alle altre colture per l'alimentazione animale, una fascia dell'agronomia italiana vorrebbe recuperarli e rilanciarli. Del problema si è parlato nei giorni scorsi durante un convegno a Lodi sul «futuro della foraggicoltura prativa nella Pianura Padana». Organizzava l'Istituto sperimentale per le colture foraggere di Lodi (che fa dell'erba Mandrie al pascolo, uno spettacomedica il suo vessillo), con il patrocinio del ministero per l'Agricoltura e foreste. n direttore di questo istituto è convinto: «La bovina moderna ha ancora bisogno di foraggi prativi, in particolare quando si tratta di produrre latte per formaggi di altissima qualità. Il parmigiano-reggiano — sostiene — è figlio del tuttofieno e non degli insilati di mais*. Il professor Giuseppe Succi, dell'Università di Milano, ha condotto studi sul rapporto alimentazione-qualità del latte in Lombardia: ■/ foraggi giocano un ruolo determi¬ lo che forse si potrà rivedere presnante: il loro impiego sempre più ridotto nelle razioni delle vacche in lattazione a favore dei concentrati può comportare situazioni pericolose per la salute della bovina e quindi per la redditività stessa dell 'allevamen to •. Ma ci sono altri aspetti di carattere ambientale-ecologico che farebbero intravedere un futuro .verde». Giovanni Toderi, docente all'Università di Bologna, afferma che il prato ha una funzione riequilibratrice del terreno trattato con fertilizzanti e diserbanti. •Nell'avvicendamento colturale — to anche nella Pianura Padana dice — esso tende a semplificare le operazioni di diserbo chimico. Non solo: abbiamo constatato che una coltura prativa contribuisce a diminuire la presenza di atrazina nel terreno. Un medicaio, inoltre, ha un grosso effetto produttivo sulla coltura successiva: La crisi della foraggicoltura antica, che si salva soltanto in alcune zone del Piemonte, è legata anche a fattori economici e tecnologici. Il problema numero uno è la conservazione e su questo tema ha condotto studi approfonditi il professor Ciotti, dell'Istituto di Scienza delle coltivazioni dell'Università di Torino: • La praticoltura è sempre stata afflitta dalle incertezze della fienagione, legate al rischio meteorologico, con un considerevole impiego di manodopera ed elevate perdite. Per questo sono necessarie tecniche alternative, come l'essiccamento artificiale in fienile con aria forzata, o l'insilamento in trincea, oppure le rotoballe fasciate. Ma sono ancora pochi gli agricoltori che investono in sistemi tecnologici avanzati'. Il prato sarà indispensabile nei bovini del futuro e sarà reintrodotto per combattere l'inquinamento dei suoli? La domanda non ha ancora una risposta, ma gli esperti si stanno interrogando sugli aspetti negativi e positivi del silo-mais. Il professor Vittorio Cappa, dell'Università di Piacenza, sta conducendo studi sugli effetti dei foraggi nel comportamento degli animali; in Lombardia sono stati esaminati 250 campioni di fieno, e in provincia di Brescia è stata redatta una carta foraggera. C'è un grande sforzo per correggere gli squilibri alimentari dei bovini e arrivare alla dieta ottimale. Gianfranco Quaglia

Persone citate: Ciotti, Giovanni Toderi, Giuseppe Succi, Vittorio Cappa

Luoghi citati: Brescia, Lodi, Lombardia, Milano, Piemonte, Veneto