«TaIpe» a Wall Street

«TaIpe» a Wall Street Un impiegato della Morgan Stanley spiava per l'amico finanziere «TaIpe» a Wall Street E' un secondo caso Boesky - Con le informazioni rubate l'uomo d'affari avrebbe guadagnato circa 25 miliardi, il giovane analista 250 milioni - Smascherati da un computer-detective MILANO — E' stato 11 computer a capire che qualcosa non funzionava nella straordinaria fortuna a Wall Street di Fred Lee. Ogni volta che veniva varata un'Opa studiata negli uffici della Morgan Stanley, 11 finanziere d'origine cinese poteva ,già vantare un discreto pacchetto acquistato attraverso vari intermediari e intestato a nomi di comodo. Di qui un consiglio tutto elettronico lanciato agli 007 della Sec: studiare i possibili collegamenti tra Fred Lee e gli uffici della Morgan Stanley. Dopo un lungo appostamento (ovviamente tutto giocato sull'elettronica) attorno a Lee gli investigatori hanno potuto registrare le telefonate compromettenti di un giovane studioso dell'ufficio studi della Morgan Stanley. Il cerchio elettronico della giustizia di Wall Street si era chiuso. Adesso, contro gli emuli di Ivan Boesky, agisce un detective tenace, preciso e inesorabile: Sua Maestà il computer, già grande protagonista degli anni folli del Dow Jones. E' questa la lezione dell'ultima, clamorosa inchiesta sul fronte dell'insider trading (ovvero l'uso di informazioni privilegiate nelle contrattazioni di Borsa) che sta scuotendo l'opinione pubblica americana, sempre più ostile ai guru di Wall Street. I fatti. Nel mirino delle indagini della Sec, l'organo di controllo dell'attività nelle Borse americane, sono finiti due personaggi insoliti: Stephen Wang. un giovane analista di Morgan Stanley di origine cinese, e Fred Lee. un uomo d'affari nato a Taiwan, con passaporto canadese, che svolge la sua attinta tra Honk-Kong e New York. L'accusa per i due eredi morali di Boesky (Wang ha solo 24 anni. Lee è poco sotto i quaranta) è pesante. Sulla base di informazioni privilegiate girate da Wang a Lee il finanziere di Taiwan avrebbe accumulato almeno 19 milioni di dollari (circa 25 miliardi di lire) intestati su una trentina di conti sparsi in giro per il mondo. E Wang? Lui, nel giro di pochi mesi (dal luglio '87 all'aprile '88) avrebbe girato preziose notizie al suo cliente su almeno 25 società. In cambio, secondo la Sec, nelle sue tasche sarebbero finiti almeno duecentomila dollari. E cosi il giovane consulente, di stretta osservanza buddista ma tutt'altro che insensibile al fascino femminile (e la stampa puritana già si accanisce contro questo play boy dagli occhi a mandorla) è finito nel mirino della commissione. E cosi, proprio negli stessi giorni in cui Ivan Boesky veniva trasferito nelle carceri di New York in vista di nuove, preziose testimonianze contro l'elite del Down Manhattan, è scoppiato un nuovo clamoroso caso di corruzione nella New York degli affari. Stavolta, a differenza del caso Boesky, il problema non è tanto nelle cifre né nelle valutazioni morali rispetto a quella comunità degli affari che sta pagando un caro prezzo, almeno a livello di credibilità e di stima nella società americana. A sconvolgere l'opinione pubblica è la qualità dei protagonisti. Stephen Wang è. o meglio era, un modesto analista all'inizio della carriera inserito in un colosso che può vantare diverse migliaia di dipendenti. Come è possibile, ci si chiede, che un ragazzo per quanto sveglio possa aver accesso a informazioni molto riservate che riguardano operazioni del calibro di quelle legate a Utah Power, Ef Hutton, Stop and Shop o Impact System che hanno mobilitato cifre complessive superiori a un miliardo di dollari? Come è possibile, si aggiunge, che alla Morgan Stanley nessuno si sia accorto del gigantesco rigiro in Wall Street legato a operazioni avviate dalla banca d'affari? E ancora. Perché alla Morgan nessuno ha saputo trovare nulla di compromettente a carico di Fred Lee, che pure disponeva di cinque conti presso la stessa banca e che è stato oggetto di un'indagine interna? Ma lo scandalo promette di allargarsi assai al di là dei confini della merchant bank. Fred Lee, infatti, disponeva di legami d'affari ben solidi. Oltre alla Morgan, vantavano relazioni d'affari con lui alcune delle maggiori istituzioni finanziarie americane: Goldman Sachs, Merrill Lynch, Shearson Lehman e Charles Schwab. Molti affari di Lee transitavano, infine, per una società di Honk-Kong che dipende da una delle maggiori compagnie di assicurazione Usa: l'Aetna Life and Casualty. E già un funzionario di questo colosso. Orlando Lobo, figura sotto inchiesta. Ugo Bertone Stephen Wang, 24 anni, accusato di vendere informazioni

Luoghi citati: Manhattan, Milano, New York, Taiwan, Usa, Utah