Senza emigrati, addio al «Progresso» di Andrea Di Robilant

Senza emigrati, addio al «Progresso» Il popolare giornale italo-americano ha cessato le pubblicazioni dopo 108 anni Senza emigrati, addio al «Progresso» Nell'estate del 1881. un emigrato italiano uccise sua moglie a Little Italy. L'uxoricidio scatenò un nugolo di chiacchiere e pettegolezzi nel quartiere ma il processo fu ignorato dalla stampa americana. Carlo Barsotti, un giovane toscano appena sbarcato a New York, decise di affiggere ai muri i resoconti delle udienze per soddisfare la curiosità degli emigrati. L'iniziativa ebbe un grande successo e Barsotti intuì di avere trovato un filone d'oro. Pochi mesi dopo, quei foglietti appiccicati al muri diventarono II Progresso italo-americano. La storica testata che questa settimana ha chiuso i battenti all'età di 108 anni. Nella sua lunga storia, fi Progresso ebbe editori diversissimi fra loro, da Generoso Pope a Carlo Caracciolo. Raggiunse il massimo della diffusione durante il fascismo (500 mila copie). Dopo la guerra cominciò l'inevitabile declino. Gli emigrati di prima generazione un po' alla volta scomparivano mentre i loro figli e nipoti si consideravano americani. «fi giornale ha fatto il suo tempo — dice Furio Morroni, un ex condirettore —. Ormai anche i pochi emigrati che arrivano oggi dall'Italia hanno il New York Times sottobraccio*. Inoltre, gli italoamericani una volta vivevano compatti in alcune zone tipiche come Brooklyn e Little Italy. «Le nuove generazioni si sono sparpagliate nel Paese e il giornale non ha seguito i suoi lettori*. Ma per più di mezzo secolo fi Progresso fu la bandiera di milioni di emigrati. Barsotti si rivelò un ottimo editore e nel 1929, dopo la sua morte, gli eredi cedettero la testata per la cifra allora favolosa di 2 milioni di dollari. A sborsare quella somma fu Generoso Pope, un giovane imprenditore rampante che aveva fatto fortuna col calcestruzzo. Pope trasformò fi Progresso in un giornale popolare a grande tiratura. Era un grande sostenitore di Mussolini, che conobbe a Roma. La alinea* fascista fece aumentare le vendite. Gli emigrati, specie negli Anni Trenta, erano in generale riconoscenti a Mussolini per l'.fjnmagine forte* che aveva dato all'Italia. Era motivo di orgoglio per i lettori de fi Progresso, che negli Stati Uniti venivano considerati cittadini inferiori. Alla morte di Generoso Pope, la testata passò nelle mani di suo figlio, Generoso junior. La sua gestione durò appena due anni. Capi che la comunità italo-americana stava mutando definitivamente e che il giornale era destinato a tramontare. Lasciò tutto in mano a suo fratello Fortunato, e si lanciò con grande successo nel giornalismo scandalistico americano con la rivista National Enquirer. oggi la numero uno in quel settore. Fortunato anuninistrò diligentemente il declino de fi Progresso senza avventarsi in pericolose operazioni di rilancio. Per pagare meno tasse spostò la sede del giornale da Little Italy a Emerson, un anonimo paesino del New Jersey. Già alla fine degli Anni Settanta la morte della testata sembrava vicina. Ma nel novembre del 1980. la piccola redazione fu scossa da un annuncio inaspettato. Fortunato Pope aveva fatto il colpaccio: si era sbarazzato del giornale vendendo a un gruppo di editori italiani: Pirri Ardizzone del Giornale di Sicilia, Carlo Caracciolo del gruppo Espresso e Oscar Maestro della Spe, la società di pubblicità. L'obbiettivo dei nuovi editori fu di riportare il giornale in sintonia con la comunità Italo-americana. Assunsero un gruppo di giovani redattori americani e per un po' di tempo fi Progresso usci con degli Inserti in lin¬ gua inglese. Ma il prodotto non era né carne né pesce, e le vendite continuarono a calare fino a scendere sotto le 50 mila copie. Nel giugno del 1985, i tre co-editori gettarono anche loro la spugna e riuscirono a vendere la testata a Giovanni Finto, ex amministratore delegato della Italcable. All'insaputa dei giornalisti. Finto fondò una società italiana, la Sedint. che acquistò la testata a costo zero dalla Progresso Publishing company. La testata fu poi registrata presso il tribunale di Roma. Il 20 giugno scorso i giornalisti de fi Progresso sono scesi in sciopero perché l'editore non aveva rinnovato il contratto scaduto da un anno e mezzo. Ieri picchettavano ancora l'ingresso della palazzina a Emerson, nonostante l'editrice Sedint abbia già reso noto che II Progresso ha cessato di esistere. Andrea di Robilant

Luoghi citati: Italia, New Jersey, New York, Roma, Stati Uniti